Pubblicato su Politica Domani Num 10 - Gennaio 2002
Bruxelles & dintorni
MANDATO DI CATTURA EUROPEO: L'ITALIA CI RIPENSA
Raggiunto un difficile compromesso
Raffaello A. Doro
Progetto del mandato di cattura europeo
(il testo sancisce i reati per i quali scatta la cattura all'interno
dell'Unione europea): per la prima volta la posizione italiana - di
deciso rifiuto - ha provocato il completo isolamento del nostro paese
da parte degli altri 14 paesi dell'UE. Il motivo è presto detto:
sui 32 reati previsti nella legge (tra questi ci sono i reati di razzismo
e xenofobia) proposti dall'Unione i nostri rappresentanti hanno posto
un secco e deciso veto. Nelle controproposte da loro presentateli numero
dei reati veniva ridotto a 6.
Una posizione pericolosa che rischiava di frenare il processo di costruzione
dell'unità europea. Il presidente di turno dell'UE, il premier
belga Guy Verhofstadt ha però subito chiarito: "Il mandato
di cattura si farà con o senza l'Italia", trovando l'appoggio
forte della Francia, della Germania e dell'Inghilterra. A questo punto
il nostro Governo ha tentato una mediazione allargando la lista di reati
a 16, ma anche questa proposta veniva rifiutata dagli altri 14 paesi.
Il braccio di ferro continuava: di fronte al provvedimento presentato
in sede europea che avrebbe mandato in vigore la legge a partire dal
31 dicembre 2005 e con retroattività illimitata per tutti i reati
previsti, l'Italia assumeva una posizione di rifiuto proponendo invece
che non ci fosse retroattività per nessun tipo di reato.
Per salvare una situazione che rischiava di lasciare il nostro paese
isolato, il Presidente del Consiglio Berlusconi ha trovato un compromesso
in extremis con Verhofstadt. Si tratta di un patto al ribasso per l'Unione
Europea che, in nome dell'unanimità, per tenere conto delle richieste
italiane, ha prorogato l'applicazione del mandato di cattura al 2007.
Alla base delle motivazioni del rifiuto italiano opposto al mandato
di cattura europeo ci sono problemi legati all'ordinamento giurisdizionale
del nostro paese il quale, con tre gradi di giudizio, è estremamente
garantista. Il nostro Ministro degli Esteri Renato Ruggiero ha commentato
in proposito: "L'Italia accetta il mandato
di cattura europeo e si avvia a firmare un accordo che comunque dovrà
tenere conto delle necessarie modifiche delle procedure di diritto interno,
per rendere compatibili le nuove norme europee con i diritti fondamentali
previsti dal nostro Paese".
La stampa e l'opinione pubblica internazionali si sono chieste cosa
ci fosse dietro la posizione così intransigente assunta dall'Italia.
Annosi problemi non risolti e ancora oscuri (come il rapporto tra mafia,
traffici illeciti e politica) e il coinvolgimento di personaggi italiani
anche di primo piano in faccende oggetto di indagine da parte della
magistratura non solo italiana, non depongono a favore della validità delle obiezioni italiane.
Sicuramente, per come è stato condotto, si tratta di un episodio
nel quale lo spirito europeista del nostro Paese è venuto a mancare
aprendo così il fianco a giuste critiche da parte dei partner
dell'Unione.

