Pubblicato su Politica Domani Num 10 - Gennaio 2002
Prima dell'11 settembre
IL MERCATO DIETRO LA GUERRA
Una difficile trattativa
Maria Mezzina
Le riserve energetiche del Caspio
sono stimate intorno al 65% di quelle mondiali. Si tratta di una enorme
riserva al cui sfruttamento mirano le grandi compagnie petrolifere americane.
Lo scopo è di distribuire i prodotti (il petrolio dell'ex URSS
e il gas dei giacimenti di Deutelabad in Turkmenistan) sul mercato mondiale.
C'è però un problema: mancano le vie di accesso e di trasporto.
La Unocal, grande multinazionale dell'energia e dei progetti, che da
anni (1994) sta studiando una soluzione, ha inviato John J. Maresca,
suo vicepresidente delle relazioni internazionali, al Congresso USA
per spiegare il progetto messo a punto.
Il 12 febbraio 1998 Mr. Maresca, davanti al sottocomitato del Congresso
degli Stati Uniti per l'Asia e il Pacifico, espone i punti fondamentali
del progetto:
- Rivolgere l'attenzione agli emergenti mercati asiatici, per le enormi
previsioni di crescita che nel medio-lungo termine si possono fare,
il raddoppio quasi della domanda per il 2010, e la necessità che questa domanda venga soddisfatta per evitare che l'economia mondiale
cada in una spirale inflazionistica (le richieste asiatiche non soddisfatte
farebbero infatti salire i prezzi). I paesi europei e gli stati dell'ex-URSS
- spiega - non sarebbero in grado di assorbire le risorse energetiche
disponibili a causa delle modeste previsioni di crescita, stimate per
gli anni dal 1995 al 2010 dallo 0,5% all'1,2%.
- Trovare opportune vie di passaggio per la costruzione degli oleodotti
e gasdotti per il trasporto. Per evitare eccessive spese (passaggio
attraverso la Cina) e per non passare attraverso l'Iran (embargo USA),
l'unica soluzione possibile è l'attraversamento da nord a sud
dell'Afghanistan.
- Costruire un oleodotto lungo 1.700 km, del diametro di un metro, con
una capacità di trasporto di un milione di barili di greggio
al giorno, al costo di circa 2,5 miliardi di dollari, e un gasdotto
di 1.300 km capace di trasportare il gas dal Turkmenistan al Pakistan,
attraverso l'Afghanistan, con un eventuale prolungamento da lì fino a Nuova Delhi in India.
L'amministrazione USA e il Congresso dovrebbero però garantire
un periodo stabile di pace nella regione e un governo locale favorevole
agli Stati Uniti che goda, inoltre, della fiducia dei finanziatori e
dell'Unocal.
La presa di potere dei Talebani segna l'inizio di trattative economiche
con l'Afghanistan, appoggiate da personaggi (come Laila Helms, nipote
dell'ex direttore della CIA ed ex ambasciatore Usa in Iran, Richard
Helms) vicine agli ambienti della CIA: ai dirigenti talebani, volati
in Texas dal governatore Bush, l'Unicol offre il 15% dei profitti futuri.
La nuova amministrazione Bush, che di petrolio se ne intende (Bush è
un magnate del petrolio, il suo vice Cheney è Presidente ed azionista
della Oil Supply Company, Condoleeza Rice, Consigliere per la sicurezza
nazionale, è stata dirigente della Chevron) è particolarmente
sensibile al disegno dell'Unocal. Con l'elezione di Bush alla Presidenza
USA i contatti continuano; gli interlocutori sono alti funzionari della
CIA e del Dipartimento di Stato e Sayed Rahmatullah Hascimi, ambasciatore
dei talebani e consigliere personale del Mullah Omar; promosso dal Presidente
Bush nasce il cosiddetto gruppo dei 6+2 (i sei paesi confinanti con
l'Afghanistan + Cina e Russia) coordinato da Francesc Verdell, rappresentante
di Kofi Annan. Intanto si dimette John O'Neill, vicedirettore dell'FBI,
per le ingerenze del Dipartimento di Stato in delicate indagini sul
terrorismo fondamentalista condotte proprio da O'Neill (le indagini
sarebbero state fermate da Dipartimento di Stato per favorire un accordo
con in talebani).
Il Governo USA propone ai talebani di abbandonare Bin Laden e di creare
un governo di unità nazionale per garantire la stabilità della regione e porre fine alla guerra civile, poi sarebbero arrivati
gli aiuti internazionali e, dopo di questi, anche l'oleodotto.
Per convincerli non viene trascurata nessuna possibile arma, anche quella
della minaccia di un intervento militare. Il 2 agosto 2001, 39 giorni
prima dell'11 settembre, in un incontro a Islamabad fra Cristina Rocca,
direttrice degli affari asiatici del Dipartimento di Stato e l'ambasciatore
talebano in Pakistan, la proposta americana viene definitivamente rifiutata.
Per ulteriori approfondimenti: www.rainews24.it, "Talebani, Islam, Petrolio e il grande scontro in Asia centrale",
un recente libro di Ahmed Rashid, e "Ben Laden, la vérité
interdite", il libro di Jean Charles Brisard e Guillaume Dasquieré,
uscito da poco in Francia e consegnato dal Presidente Chirac a Bush
dopo gli attentati dell'11 settembre.

