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Pubblicato su Politica Domani Num 10 - Gennaio 2002 Strumenti spuntati
dell'economia
LA MISURA DEL BENESSERE
È ora di trovare indicatori più adatti
del PIL Giorgio Innocenti
Il PIL (Prodotto Interno Lordo) indica
il reddito prodotto all'interno dei confini di un determinato paese.
Indica perciò il massimo valore che uno Stato può consumare
in un dato periodo, restando alla fine con lo stesso valore iniziale
di ricchezza. Il PIL, difatti, è stato ideato nel 1940 per valutare
la possibilità per l'economia americana di sostenere le spese
belliche relative all'intervento contro la Germania Nazista. Malgrado
presenti parecchi inconvenienti, questo strumento si è rivelato
utile per misurare la capacità delle economie.
Il problema sorge nel momento in cui si assume il PIL come indicatore
del benessere. Lo stesso Kuznets, inventore del PIL, si è opposto
all'uso che ne era fatto. È impossibile misurare direttamente
il benessere della popolazione di un dato territorio. Questo perché
il benessere è un concetto astratto. Diventa perciò necessario
stabilire un rapporto d'indicazione (o rappresentanza semantica) tra
la proprietà benessere ed un concetto con un grado minore d'astrazione,
più facile da misurare. Naturalmente la rappresentanza semantica
dipende dalla definizione che si dà di benessere, questa a sua
volta è determinata dal sistema di valori condiviso dalla popolazione
presa in considerazione. Sergio Ricossa nel suo "Dizionario di
Economia" (UTET 1982) porta un semplice esempio: "Un paese
che scelga volontariamente di ridurre i propri orari di lavoro, deprime
il suo reddito (ed il PIL, ndr), ma forse innalza il suo benessere,
così come viene valutato dalle preferenze della popolazione."
Per quanto sia però scelto con attenzione, un indicatore rappresenterà
solo parzialmente il concetto astratto col quale è messo, arbitrariamente,
in relazione. Per questo nelle scienze sociali si adotta solitamente
un certo numero d'indicatori che coprano aspetti diversi della proprietà
da misurare. I diversi indicatori contribuiscono poi, mediante formule
matematiche, a formare un indice che rappresenta in modo più
esaustivo la proprietà. Il PIL, dunque, può essere considerato
un indicatore del benessere, purché non sia l'unico. Considerare
solo il PIL vuol dire adottare una visione economicistica della realtà,
vuol dire progettare interventi nelle aree depresse finalizzati al solo
incremento del reddito nazionale, trascurando l'ambiente, le istituzioni
politiche, l'istruzione, la sanità.
Attualmente la coscienza dell'inadeguatezza del PIL sembra diffondersi
e le proposte di alternative sono varie, la maggior parte è basata
sul trinomio ambiente, economia, società. Le migliori prevedono
molteplici indicatori per formare degli indici (ambientale, sociale,
istituzionale ecc.) che forniscono la base per costruire un indice più
generale del benessere. Fondamentale è che l'indice che si sceglierà
raccolga un ampio consenso a livello mondiale (come è stato per
il PIL), altrimenti si rischia di avere uno strumento depotenziato perché
i risultati saranno sempre contestati. Perciò sarà utile
lavorare sulla proposta che viene dalle Nazioni Unite: l'indice UN CSD
(della United Nations Commission for Sustainable Development). Per i
suoi natali l'indice gode di un certo prestigio ed alcune lacune possono
essere migliorate dal dibattito che si spera animerà presto la
scena mondiale. Altro indice degno d'aspirare a sostituire il PIL è
quello sviluppato dal CGSDI (Consultative Group For Sustainable Development
Indices). Questi due indici, assieme ad altri due, sono contenuti nel
Dashboard of sustainabiliy, sviluppato sotto l'egida dell'International
Institute For Sustainable Development (Canada). Il Dashboard è
un software, sviluppato da Jochen Jesinghaus per il Centro Comune di
Ricerca della Commissione Europea, l'Ispra. È in grado di elaborare
serie di parametri costruendo degli indici relativi all'area geografica
prescelta.
È importante che la società civile spinga per la sostituzione
del PIL e che vigili per evitare che qualcuno tenti di far passare un
indice che evidenzi solo alcuni aspetti, favorendo così solo
certi interessi.
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