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Pubblicato su politicadomani Num 103/104 - Giugno/Luglio 2010
Proposta per una integrazione avanzata servizi-cultura-memoria
Architettura rispettosa e contaminazioni feconde
La salvaguardia delle testimonianze rimaste della cultura contadina dei luoghi può e dovrebbe sposarsi con l’esigenza di servizi alla comunità conseguenza della urbanizzazione. È difficile ma si può fare. In questo articolo l’esempio di un intervento molto specifico che potrebbe essere applicato a Marano per la costruzione dell’asilo nido del PIU Europa Marano, Area di intervento E-Polo Socio Educativo
di Maria Mezzina e Patrizia Musella*
Questo è un articolo che nello specifico (l’integrazione di un costruendo asilo nido, progetto previsto nel PIU’ Europa Marano, con un antico casolare su un territorio confiscato alla mafia) è dedicato ad alcune persone particolari quali il sindaco di Marano di Napoli, dott. Salvatore Perrotta, e all’assessore all’urbanistica del Comune, dott. Matteo Morra. E, più ancora che a loro - che sono “soltanto” figure politiche - è diretto a tutti coloro che del progetto relativo all’asilo nido sono i diretti responsabili chiamati in questa funzione dalla Regione nella “Cabina di Regia” per la realizzazione del Programma: dirigenti dell’ufficio tecnico, ingegneri e architetti responsabili del progetto.
È tuttavia anche un pezzo che, a partire da incontrovertibili indirizzi di sviluppo urbano auspicati dall’Europa, vuole mostrare, a partire da esperienze già fatte ed adattandole allo specifico (ricordiamo l’articolo sulla Bridge School di Fuijan in Cina, pubblicato su politicadomani dello scorso mese, n. 102, pag. 13) che è effettivamente possibile integrare in strutture moderne pezzi di storia significativi anche se modesti rimasti isolati nell’agglomerato urbano. È questa la particolarità che rende lo scritto generalmente applicabile ovunque ed estendibile ad altri interventi di creazione di servizi e tutela del territorio.
Premessa
Siamo a Marano di Napoli. Alla città sono stati attribuiti dall’Europa, per lo sviluppo del Programma Integrato Urbano (PIU Europa) oltre 30 milioni di euro (30.558.060,30 eu), di cui 650.000 sono stati destinati alla costruzione di un asilo nido comunale nell’area confiscata alla mafia di Piazzale Carlo Alberto Dalla Chiesa, a ridosso del centro storico (Area di intervento E-Polo Socio Educativo).
Del progetto e della utilità della struttura abbiamo già parlato (politicadomani n. 98, pag. 4 dell’inserto). Qui vogliamo dare alcuni suggerimenti che mirano a conservare la piccola masseria rimasta sull’area integrandola, senza sostanziali variazioni del progetto originale, con la nuova costruzione.
Crediamo infatti che sia compito della comunità confrontarsi attivamente con l’amministrazione, partecipando e dando suggerimenti; che sia dovere della amministrazione accettare il confronto e discutere le proposte che vengono dal territorio; che sia dovere dei mezzi di comunicazione farsi portavoce di questo confronto e - perché no? - fare anche da stimolo.
Partecipazione e ascolto
L’ascolto del territorio è parte della strategia imposta dall’Europa per l’accettazione dei progetti. È questa una fase che va fatta preparando per tempo la comunità e sollecitando il confronto molto prima delle scadenze previste. Una fase che molti comuni hanno “saltato”. Non quello di Marano, dove però questa fase è stata costretta in poche settimane e in un dibattito così stretto nei tempi da apparire un “pro forma” più che una effettiva raccolta di suggerimenti su cui riflettere e rivedere il progetto. L’Europa aveva previsto 18 mesi di “manifestazioni di interesse” indette dai Comuni fra il Protocollo d’Intesa e l’Accordo di Programma. Tali manifestazioni hanno coinvolto i soggetti attuatori degli interventi, cioè tutti coloro che possono intervenire come parte attiva nella realizzazione e/o gestione dei singoli progetti ma non la popolazione in quanto tale (associazioni, enti, singoli cittadini) con i suoi desideri e i suoi suggerimenti. In questo senso né l’amministrazione, né gli uffici tecnici, né i cittadini hanno saputo (o voluto) adeguatamente sfruttare questo periodo. I tempi dell’ascolto sono stati contingentatissimi, ed è mancata la fase del confronto diretto con i responsabili politici e tecnici e quella del riscontro successivo.
PIU’ Europa a Marano
PIU’ Europa, Programma Integrato Urbano, dunque. Quel primo aggettivo, INTEGRATO, induce a riflettere. Non è solo un esercizio mentale perché l’approvazione definitiva dell’Europa ai finanziamenti per i progetti presentati è condizionata ad una serie di approcci e strategie ampiamente innovativi, strettamente legati al territorio e rispettosi delle tradizioni, della storia e del tessuto umano e culturale che gli appartengono.
Sono approcci e strategie chiaramente contenuti nelle linee guida ai PIU Europa della Regione Campania dove si fa esplicito riferimento a «un “approccio integrato” della politica di coesione che deve non soltanto favorire la crescita e l’occupazione, ma anche perseguire obiettivi sociali e ambientali». Nelle linee guida si individuano come destinatari dei finanziamenti quelle città medie (con popolazione superiore ai 50.000 abitanti) dove sono urgenti interventi funzionali alla riqualificazione e sviluppo urbano che però tengano conto di alcune (almeno tre, dice il documento) problematiche che sono proprie del territorio; ed elenca fra queste il “rischio di depauperamento delle funzione urbane tipiche e di perdita delle connotazioni identitarie dei centri storici”.
Marano, appunto. Città la cui connotazione storica, le tradizioni (fino a tempi recentissimi) e la cui vocazione naturale riguardano la cultura agroalimentare e il mondo rurale - che una volta ruotava attorno al nobile o castellano del momento ed ora è rimasta nel rimpianto dei più.
Per più di un aspetto la città è di diritto destinataria di quei 30 milioni di euro da impiegare in progetti collegati al PIU Europa. Su di essi è anche troppo prevedibile che si sfideranno in molti, camorra compresa. Per questo ci è sembrato non privo di senso aprire su queste pagine una discussione su uno dei simboli di questa ricostruzione, l’asilo nido di cui parlavamo all’inizio, per mostrare come sarebbe ancora possibile con poche, essenziali variazioni di progetto armonizzare molte delle istanze che compaiono nelle linee guida della regione Campania per il conferimento delle risorse.
Asilo nido comunale: proposta di variante
L’idea di fondo, alla base della proposta di variazione di progetto è importante: salvare una antica testimonianza - per quanto piccola (è il principio che conta) della tradizione agricola di Marano di Napoli, dove l’espansione edilizia intensiva e selvaggia ha via via fatto scempio della memoria e delle tradizioni di cui le numerosissime antiche masserie erano portatrici - dall’abbattimento, per far posto ad un moderno asilo nido comunale. Servizio questo essenziale e di enorme valenza sociale ed economica sia per i piccoli a cui è destinato, sia per le mamme, che lavorano o hanno intenzione di farlo, sia per chi vi sarà impiegato in un rapporto di lavoro, sia per la comunità nel suo complesso.
Il terreno sui cui sorgerà è stato confiscato alla camorra e l’utilizzo immediato dello stesso per un servizio a favore della comunità è, secondo noi, uno dei modi per combattere efficacemente la camorra. Per questo, senza rinunciare alla nostra proposta, riteniamo nello stesso tempo che questa proposta debba essere discussa velocemente e che si debba dar luogo alla costruzione dell’asilo senza indugi.
Sul terreno confiscato in piazza Dalla Chiesa è rimasta (isolata) una piccola masseria, una costruzione a due piani che ha sfidato e continua a sfidare il degrado del tempo e dell’abbandono. L’antica Marano era piena di masserie, molte delle quali sono ormai scomparse, inghiottite dalla furia demolitrice degli uomini e delle escavatrici. Ne rimangono alcune nelle campagne o appena fuori città, ricordi spesso imponenti di una storia passata ma non ancora dimenticata (cfr politicadomani n. 102, pag 12).
La masseria abbandonata è frequentata occasionalmente da adolescenti per i loro incontri “riservati”. La struttura globale è in condizioni strutturali e architettoniche piuttosto discrete e può essere recuperata senza eccessive spese aggiuntive. Anzi, il recupero della struttura e il suo inserimento nel contesto dell’asilo nido comunale potrebbe offrire interessanti opportunità di apertura al territorio e opportunità di crescita socio-culturale che nel progetto originario dell’asilo non sono previste.
Parliamo qui di creare accanto all’asilo e in diretta interdipendenza con questo, utilizzando la struttura della masseria, ulteriori spazi aperti alla città come un ambulatorio pediatrico per la prima infanzia e una sorta di “casa della maternità 0-3 anni”, con una biblioteca e sale di lettura per le mamme e future mamme, un presidio di accompagnamento alla maternità con specialisti del settore per donne incinte e futuri papà, e (volendo) anche delle sale multimediali per la proiezione di video e l’esposizione di immagini e fotografie.
Il costruendo asilo si apre in uno spazio dove accanto alle antiche costruzioni si sono accumulate abitazioni abusive, come tanti “borghi”. Tutti un po’ staccati e isolati gli uni con gli altri, un po’ per diffidenza, un po’ per paura.
La presenza dell’asilo nido, collegato con creatività ed intelligenza all’antica struttura della masseria riadattata e resa funzionante così come descritto, potrebbe diventare quell’elemento di integrazione dei “borghi” fra loro e con la città. Una integrazione di cui parlano le direttive Europee a proposito di sviluppo urbano socialmente ed ecologicamente sostenibile e che è il presupposto e il punto forte dei PIU Europa.
Costi e funzione socio-culturale
Quanto ai costi, qualora si volesse prendere in considerazione l’ipotesi che qui proponiamo, è interessante notare l’assoluta sproporzione fra la Bridge School di Pinghue, nella provincia di Fuijan in Cina (650mila RMB cinesi, pari a circa 60mila euro) e l’ammontare impegnato per l’asilo nido a Marano (650mila euro).
Un progetto, quello della scuola cinese pensata e realizzata dall’architetto Li Xiaodong (2008-2009), che inserisce una modernissima struttura leggera nel contesto di un villaggio rurale cinese, collegando attraverso il corpo principale dell’edifico scolastico i due antichi castelli di forma circolare del villaggio.
La scuola è in realtà un “ponte coperto” all’interno del quale sono realizzati gli ambienti didattici. Il “ponte-scuola” è sospeso sopra una altro ponticello che unisce le due sponde al di qua e al di là del corso d’acqua (un torrentello) che separa le due antiche costruzioni. Qui, nello spazio verde che separa le antiche costruzioni sono realizzati gli spazi adibiti ai giochi e alle attività all’aperto degli alunni della scuola nonché gli spazi necessari agli abitanti del villaggio per la loro vita comunitaria e di socializzazione. I riferimenti (in inglese) sono sul sito www.dezeen.com.
Un edificio simbolico, oltre che moderno e funzionale, quello della scuola-ponte sospesa sul fiume, che sta a significare lo stretto legame fra passato e futuro che si realizza attraverso l’educazione impartita ai fanciulli (“ponte” dell’umanità) del presente. Un concetto, questo alla base del progetto di Li Xiaodong che con la scuola ha voluto ridare vitalità ad una vecchia comunità e sostenere la cultura tradizionale (i due castelli e lo stile di vita legato alla natura proprio del villaggio con un linguaggio contemporaneo che non è in competizione con la tradizione, ma la ripropone e comunica con essa con rispetto.
Una lezione e un esempio per nulla difficili da imitare, almeno nel caso dell’asilo nido del PIU Europa a Marano.
* Le autrici dell’articolo, ambedue impegnate nella promozione della città di Marano di Napoli e nella riqualificazione del suo habitat sociale ed urbano sono rispettivamente giornalista (M. Mezzina) ed architetto (P. Musella)
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