Pubblicato su Politica Domani Num 11 - Febbraio 2002

Manifestazione
IMMIGRAZIONE E CLANDESTINI
Il ddl Fini-Bossi

Raffaello A. Doro

La grande manifestazione del 19 gennaio, organizzata per protestare contro il disegno di legge sull'immigrazione firmato Bossi-Fini ha riportato all'attenzione dell'opinione pubblica un problema di primaria importanza per il nostro Paese e, quindi, per il Governo.
Vediamo i punti principali del ddl che modifica la precedente legge Turco-Napolitano.
Il permesso di soggiorno (contratto di soggiorno) è rilasciato ai cittadini stranieri in base alla durata del contratto di lavoro: si va dai di nove mesi (al più) per gli stagionali, a un anno per i contratti a tempo determinato, fino ad arrivare ad un massimo di due anni per i contratti a tempo indeterminato.La carta di soggiorno scatta per i lungo-residenti dopo sei anni, quindi dopo due rinnovi. Il ddl non recepisce, tuttavia, la normativa UE la quale stabilisce in tre anni e non in due il limite della durata dei rinnovi e prevede il limite di cinque anni e non di sei per l'ottenimento della carta di soggiorno. Il rinnovo inoltre, altra novità, va richiesto non più a 30, ma a 90 giorni dalla scadenza del precedente.
È prevista la cancellazione del ruolo dello sponsor, ritenuta oggi la sola figura che garantisce l'ingresso dei lavoratori stranieri, per sostituirla con corsi di formazione nel paese di origine per acquisire un attestato che permetterebbe l'assunzione in Italia; la organizzazione e conduzione di questi corsi è però tutta da inventare.
Viene introdotto il reato di immigrazione clandestina: questo sarà ascrivibile a chi tenterà per la terza volta l'ingresso in Italia e non avrà ottemperato alla sanzione amministrativa che prevede l'immediato accompagno del clandestino alla frontiera. Si rischia una pena che va da uno a quattro anni con processo per direttissima. Non solo, ma saranno punibili anche quei clandestini al primo tentativo che non rientreranno nel paese d'origine entro cinque giorni, i quali rischiano una condanna che va da sei mesi ad un anno.
Un altro punto importante riguarda la questione delle quote di ingresso che saranno fissate di anno in anno in base alle esigenze di mano d'opera.
Il Governo ha smentito l'ipotesi di sanatoria per le colf, ma ha previsto che 70.000 lavoratrici domestiche (queste le stime ufficiali) per poter ottenere il permesso di soggiorno dovranno dimostrare di avere un alloggio, di non avere carichi pendenti e inoltre il loro datore di lavoro dovrà impegnarsi a versare una quota dei contributi pregressi, mentre il lavoratore verserà la quota rimanente di tasse.
Il disegno di legge, che si sta ancora faticosamente esaminando in Consiglio dei Ministri, presenta diverse restrizioni alla libertà di ingresso nel nostro paese e lascia spazio a molti dubbi. Le aziende agricole, soprattutto al nord, tramite la Coldiretti, hanno espresso parere negativo: non condividono i provvedimenti che si intendono prendere nel campo dei lavoratori stagionali e soprattutto lamentano che la lentezza della definizione delle quote di ingresso e la loro esiguità rischiano di compromettere l'economia del settore. L'introduzione del reato sull'immigrazione clandestina rischia di far entrare nel circuito della criminalità molti clandestini senza offrire loro un'alternativa. Restano aperti ancora problemi grossi come i ricongiungimenti famigliari e quello dei minori accolti in Italia che diventano clandestini una volta maggiorenni.
Si tratta dunque di un disegno di legge che ha come grossa pecca il fatto di far dipendere il diritto di cittadinanza solo dal lavoro - lavoro che potrebbe essere perso per qualunque motivo - e di sottovalutare il ruolo dell'integrazione razziale in una società sempre più multietnica e policulturale.

 

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Num 11 Febbraio 2002 | politicadomani.it