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Pubblicato su Politica Domani Num 11 - Febbraio 2002 Il "rebus" della riforma scolastica "ISTRUZIONE" PER L'USO Proposte e controproposte dal Ministero dell'Istruzione Marianna Berti Di questi tempi dove grazie alla
mutazione genetica cambia tutto, perfino i pomodori , come si poteva
pensare di lasciare la scuola fuori dalla scena ? La manipolatrice in
questione è Letizia Moratti,il nostro ministro dell'istruzione;
da qualche mese sta rimpastando in diretta il diritto all'istruzione.
Di sicuro è stato demolito l'impianto scolastico che portava
la firma del suo predecessore Luigi Berlinguer. Impresa ardua è
ora definire i contorni di questa scuola in metamorfosi: mille dichiarazioni,
mille letterine ai genitori, ai docenti, agli studenti e stati generali
non hanno fatto altro che complicare la questione. Ecco i dati "precari"
che se ne possono ricavare: l'eliminazione dell'aggettivo pubblica affianco
a istruzione, oggi si dice ministro dell'istruzione; la fondazione di
un"Consiglio di amministrazione" con la facoltà di
regolare la vita degli studenti senza che questi ne possano prendere
parte, sarebbe come se gli operai "ficcassero il naso" nei
conti dei manager, non a caso si parla di scuola-azienda fornita di
bonus e sponsor. Inoltre il tempo pieno per gli alunni diventa opzionale
ma non è più gratuito. Se questo può far pensare
ad un aumento degli stipendi dei docenti è errato, anzi molte
cattedre scivoleranno, diminuiranno le ore di lezione e non ci sarà
nessun professore di matematica nei licei classici o di latino in quelli
scientifici, gli studenti degli istituti tecnici faranno un "tran-tran"
fra banchi di scuola e stage professionali nelle aziende. Si è
tentato pure di diminuire da quattro a cinque gli anni di scuola superiore,
adesso invece pare che il quinto anno sia propedeutico all'università,
obbligatorio è a tal proposito l'orientamento. Per la felicità
degli istituti privati le commissioni per gli esami di maturità
saranno composte di soli professori interni, un unico presidente, esterno,
non più per ogni commissione ma per ogni scuola. Altra novità
in programma, che non andrà a genio ai più piccoli, prevede
la possibilità di iniziare il percorso scolastico a cinque anni
e mezzo invece che a sei, così potremo dirci più europeisti.
Infine tutta la legislazione scolastica passerà alle regioni,
ma qui la responsabilità grava più dalla parte di Bossi
e della sua devolution. Per i più grandi, gli universitari, è
in atto una riforma, già prevista dalla legge 127/97, così
complicata che ci sarà bisogno di un tutor; la laurea si dividerà
in due: una della durata di tre anni al termine dei quali bisognerà
aver totalizzato centottanta crediti ed un'altra, "laurea specialistica",
che aggiungerà due anni alla prima, complessivamente cinque anni,
il punteggio raggiunto sarà di trecentosessanta crediti, il bottino
potrà essere arricchito da master o scuole di specializzazione.
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Num 11 Febbraio 2002 | politicadomani.it
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