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Pubblicato su Politica Domani Num 11 - Febbraio 2002
Cinema
MIKLÒS RÒZSA
Quando si faceva musica a Hollywood Giorgio Razzano Oggi sembra sopito se non caduto
in un profondo letargo il gusto per la musica classica; ormai non ci
accorgiamo più di quale sia l'ultimo aggancio per poterci collegare
al passato, a quei tempi in cui c'erano nomi illustri come Mozart, Beethoven,
Bach o Brahms.
In questo nostro periodo fatto di pop e rock, vale la pena ricordare
che fino alla metà degli anni '70 e un po' più in là,
abbiamo vissuto l'ultimo grande linguaggio musicale del nostro tempo:
"la colonna sonora".Eroi delle note classiche si dovettero
confrontare con una società che cambiava e che chiedeva loro
di produrre non più sinfonie da camera, come avveniva nei secoli
precedenti, bensì musica da e per film. Così in pochi
si accorsero che personaggi come Max Steiner, Franz Waxman, Dimitri
Tiomkin ed Herrman Bermann, seguaci dei compositori del passato, dovettero
piegare e adattare le note agli andamenti delle sequenze cinematografiche,
creare sensazioni ed emozioni che si generavano non più da ciò
che essi avevano dentro, ma da quello che ora vedevano fuori. Metri
e metri di pellicole viste e riviste centinaia di volte per riuscire
a dare un'emozione in più alle immagini che scorrevano.
Ci fu negli anni '40 e '50, Miklòs Ròzsa (1907-95), un
compositore tra i tanti di quel periodo, nato in Ungheria, che decise
anche lui di provare a creare musica per film, ma con qualcosa in più,
qualcosa che gli permise di diventare uno dei punti cardine del "Soundtrack".
Stabilitosi a Hollywood nel '43, dopo aver lavorato negli anni Trenta
in Inghilterra, Ròzsa mise in pratica ciò che aveva imparato
dal passato e dalla sua terra ricca di tradizioni musicali: fare composizioni
ricche di accorgimenti e maestose. Così se gli altri compositori
si abituarono ad incidere musiche stile industriale e in modo quasi
automatico, pressati dagli Studios americani, Ròzsa volle intenzionalmente
stravolgere questi canoni tanto da incidere su un disco, il primo di
musica da film della storia, una suite ricavata dal film "Il libro
della giungla" del 1943.
Con il passare del tempo il compositore divenne un personaggio fuori
misura per Hollywood; non a caso le sue partiture provocavano sussulti
d'incomprensione da parte di produttori e registi che consideravano
quei lavori troppo aggressivi, poco orecchiabili e molto più
adatti per una sala da concerto. Ma proprio questo voleva il maestro;
non produrre semplici note ben unite e valide solo per delle scene-sequenze,
ma pura musica di metà '900, collegabile quindi agli autori del
passato. Quando tutto era ormai finito, solo, tentò un'operazione
senza precedenti: dare musica al film e alle immagini, ma insieme salvare
il contenuto musicale facendolo così grandioso, così arioso
da potersi reggere anche fuori dal contesto filmico.
Fu autore di molte colonne sonore di film di registi come Billy Wilder,
Alfred Hitchcock, Fritz Lang, William Wyler, conteso dalle grandi majors
hollywoodiane come Metro-Goldwyn-Mayer (nella quale svilupperà
le sue migliori produzioni), Universal, United Artists. La sua attività
cinematografica si arricchì di successi con le partiture di film
come "La fiamma del peccato" (1944), "Giorni perduti"
(1945), "Ivanhoe" (1952), "Brama di vivere" (1956)
ai quali vanno aggiunti anche i bellissimi kolossal "Quo Vadis"
(1951), "Giulio Cesare" (1953), "Ben-Hur" (1959),
"Il re dei re" (1961) ed "El Cid" (1961). Partiture
ricche di filosofia compositiva, create attraverso la ricerca di moduli
e stili della musica antica (specie quella romana) secondo una sensibilità contemporanea e seguendo sempre le esigenze della drammaturgia filmica.
Tre Oscar per "Io ti salverò (1945), "Doppia vita"
(1948) e "Ben-Hur" (1959) e ben 14 Nomination premiarono il
lavoro di un artigiano attento, dotto e multiculturale, che non si fece
scrupolo di mettersi contro tutto e tutti, pur di dare valore a ciò che faceva.
Professionista, con un forte senso dello spettacolo, Ròzsa elevava
all'ennesima potenza la drammaturgia di un film, anche il meno riuscito,
portandolo a livelli tutt'ora ineguagliati. La banalità, che
spesso accompagnava le colonne sonore di molti autori, fu sempre accuratamente
evitata da Ròzsa. Ed è per questo motivo che ancora oggi
rimaniamo a bocca aperta quando ascoltiamo, ma soprattutto vediamo accompagnare
la sua musica da quelle immagini, in un tutto fantastico, e ci lasciamo
sommergere, perduti in una realtà non più viva, purtroppo.
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