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Pubblicato su Politica Domani Num 12 - Marzo 2002
All'origine della
rivoluzione zapatista
CHIAPAS IN LOTTA PER I DIRITTI
Gli indios a difesa dei diritti di tutti i diversi
Raffaello A. Doro Il Chiapas, la regione più
meridionale del Messico, è un territorio dalle mille risorse.
Da solo produce il 55% dell'energia elettrica nazionale (si sfruttano
le centrali idroelettriche costruite nella selva), il 47% di gas e il
28% di petrolio; la selva, che copre lo stato confinante di Oaxaca e,
attraversando il Chiapas - zona Norte e Lacandona - arriva fino al Guatemala,
è una riserva bioenergetica di notevole entità. Dal primo
gennaio 1994 la regione è teatro di una rivolta degli indigeni
Maya, organizzati nell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN),
guidato dal Subcomandante insurgente Marcos.
Motivi dell'insurrezione: le drammatiche
condizioni di vita delle comunità Maya, messa a rischio di estinzione
materiale e culturale dalle politiche economico-sociali del regime del
Partito Rivoluzionario Istituzionale. All'inizio degli anni '90 la situazione
dei contadini poveri della zona è peggiorata a causa degli effetti
del piano di aggiustamento strutturale imposto dal Fondo Monetario Internazionale
e dalla Banca Mondiale: il governo centrale è stato spinto a
seguire una politica neoliberista, anche per adeguarsi alle condizioni
imposte dall'entrata in vigore del trattato di libero commercio con
USA e Canada. Il prezzo del grano prodotto diminuisce sensibilmente
e il potere di acquisto dei contadini diminuisce del 40%. Le campagne
diventano sempre più povere, la situazione socio-economica delle
popolazioni indigene è sempre più critica. Il malcontento
dovuto alle riforme imposte dal governo Salinas dilaga, soprattutto
a causa della modifica dell'Art. 27 della costituzione: grazie all'Art.
27, dal 1910 veniva portava avanti, sia pure lentamente, una riforma
agraria a favore dei "campesinos" (piccoli contadini); con
la sua modifica si pongono le basi per la privatizzazione delle terre
comunitarie e comunali come parte della politica ufficiale dello stato
a favore del modello economico neoliberista, a tutto vantaggio dei "rancheros"
(latifondisti). Gli zapatisti non hanno avuto così alternative
se non iniziare una guerra dei più poveri tra i poveri. Non ci
sono più terre da colonizzare e la situazione dei contadini e
gli indios della regione Lacandona è alla disperazione; tutto
questo rende facile per l'EZLN il reclutamento di rivoluzionari in questa
zona. Le richieste del Fronte Zapatista di Liberazione Nazionale riguardano
i poveri di ogni gruppo etnico del Messico. L'appartenenza comune alla
razza e alla cultura Maya ha giocato un ruolo determinante nel mobilitare
le masse del Chiapas, ma le richieste di rispetto dei diritti umani
di base sono per ogni cittadino del paese. Si tratta di richieste che
si basano sui principi di ispirazione democratica contenuti nella costituzione,
in particolare all'Art. 39, che riconosce al popolo "il diritto
inalienabile di cambiare o modificare la forma di governo". Il
FZLN ha come obiettivi di garantire alle popolazioni, di cui si fa portavoce,
condizioni di vita dignitose, attraverso il miglioramento delle condizioni
igienico-sanitarie e delle infrastrutture; l'educazione gratuita; l'elezione
libera e democratica dei propri rappresentanti; la disponibilità
di terre da coltivare; la revisione del decreto che modifica l'Art.27
della costituzione; l'eliminazione di forme di discriminazione razziale;
le trasformazioni delle relazioni di genere. Dopo circa sette anni di
violenti scontri armati tra l'EZLN e le truppe dell'esercito e dei paramilitari
inviate in Chiapas per sedare l'insurrezione, la fine - dopo 71 anni
- del predominio del PRI e l'elezione del conservatore Vicente Fox,
ha portato fra gli zapatisti una ventata di ottimismo.Una delegazione
zapatista di 24 leader è stata invitata a parlare ufficialmente
al Congresso di Città del Messico. Un primo passo importante
verso il riconoscimento dei diritti di tutte le minoranze, al di là
dell'appartenenza ad un popolo o ad un'etnia, così come dice
Marcos: "Essere indigeni oggi in Messico significa lottare per
il rispetto e la dignità degli esclusi. Significa lottare per
gli indigeni, ma anche per le donne, per i giovani, per i bambini, per
i gay e le lesbiche, per gli invalidi, per gli anziani, per tutti i
differenti".
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