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Editoriale Maria Mezzina La leggerezza delle mimose, la bellezza
dei volti, la grazia dei corpi ... e tutto il peso del mondo. Apriamo i giornali e soprattutto, finché ci sarà concesso, colleghiamoci al mondo tramite internet e scopriamo una realtà di donne che lascia sconcertati e indignati. Bambine prostitute, vendute come schiave dagli stessi genitori per povertà e miseria estrema, oggetto dei turpi desideri di facoltosi uomini d'affari e turisti, violate, violentate e uccise nel corpo e nello spirito. Donne senza volto e senza voce, recluse o abbandonate sulle strade a mendicare, perché altro non possono fare. Donne in cammino, via dalla guerra, dalla disperazione, dalla povertà e dalla fame, sole con i loro bambini e i loro vecchi; morti, dispersi o in guerra gli uomini. Giovani donne kamikaze per la speranza e l'idea di una patria. Continuiamo a cercare, oltre la cortina gialla delle mimose, oltre l'indignazione per le umiliazioni e l'immenso dolore al femminile, e scopriamo una realtà di donne capaci di sostenere il peso delle responsabilità, di vivere da protagoniste e di cambiare il mondo di cui si fanno carico. Penso alle tante donne dei paesi più poveri, le donne del "microcredito", che inventando piccoli lavori, imprese minime microfinanziate hanno vinto la battaglia per la sopravvivenza e stanno vincendo quella per la cultura e il progresso del loro paese. Penso alle madri di Plaza de Mayo, alle massaie argentine, alle moglie dei contadini brasiliani senza terra, alle donne del Chiapas, che hanno lottato e lottano per la giustizia e il diritto di vivere e stanno ottenendo ciò che chiedono. Penso a donne come Tina Anselmi e Nilde Jotti che hanno combattuto, insieme a tante altre donne che sono cadute, la battaglia civile contro la tirannia e per la democrazia ed hanno conquistato per tutte le donne italiane il diritto alla partecipazione al governo del paese, ed hanno lasciato un segno incancellabile del loro operato. Penso alle suore vestite di bianco e celeste di Madre Teresa e a tutte quelle donne che spendono la vita al servizio degli altri, nelle famiglie, nelle missioni, negli ospedali, per le strade, che raccolgono con forza e determinazione il dolore del mondo e lo leniscono con un sorriso e tanta dolcezza. Penso infine alle piccole suore di clausura e a tutte quelle donne che aspettano, pazienti e tenaci, operose nella preghiera e nel canto, nel lavoro e nelle loro occupazioni, che la pace vinca sulla guerra, che incertezza e paure si trasformino in serenità, che l'amore trionfi sull'odio e sull'indifferenza.
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Num 12 Marzo 2002 | politicadomani.it
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