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Pubblicato su Politica Domani Num 15/16 - Giu/Lug 2002 Festa della mamma
Madri nel mondo
Tra nord e sud, tra guerra e pace Eleonora Testana Il 12 maggio, festa della mamma, è una delle tante occasioni di consumismo sfrenato. Cartelloni
pubblicitari invitano ad acquistare per "appagare
i desideri delle nostre amate genitrici". Non nego di essere
stata anch'io risucchiata dal vortice. Nonostante questo però,
abbandonate per un istante le piccole preoccupazioni quotidiane, ho
avuto il tempo di riflettere e chiedermi: qual è, oggi, la condizione
della donna che vuole essere o è madre? In che modo è
vissuta la maternità dalle donne dei diversi paesi del mondo?
Hanno tutte le stesse opportunità, gli stessi diritti, la stessa
assistenza sanitaria? Sapendo quanto divario c'è tra il ruolo
della donna nei paesi più sviluppati e quello della donna dei
paesi più poveri, involontariamente ed implicitamente mi ero
già data una risposta che ho cercato però di suffragare
con qualche dato oggettivo.
Dall'annuale rapporto di Save the children sulle "madri del mondo" presentato a Washington all'inizio
di maggio, risulta che la condizione delle donne madri e dei loro figli
nel sud del mondo è a dir poco sconcertante, e che ben poco hanno
avuto da festeggiare. Il rapporto mette a confronto la situazione in
cui vivono madri e figli di 169 paesi diversi, 41 di questi sono travagliati
da conflitti o si trovano in una fase postbellica.
Ecco ciò che è emerso dall'indagine.
All'interno della classifica stilata Svizzera e Niger si trovano agli
antipodi, con un divario enorme. In Svizzera il parto è seguito
da personale specializzato, il 78% delle donne utilizza metodi contraccettivi
e il tasso di mortalità infantile è pressoché nullo.
Nel Niger solo il 5% delle donne fa uso dei moderni metodi contraccettivi;
il tasso di mortalità infantile è molto elevato, 159 bambini
su mille muoiono entro il primo anno di vita, e il rischio di morte
per parto è mille volte superiore a quello delle donne svizzere.
Non meno pesante è il bilancio dell'Afghanistan, agli ultimi
posti della statistica, preceduto da 155 paesi. Qui 165 bambini su mille
muoiono entro il primo anno di vita, il parto non è assistito
da personale qualificato e i decessi per parto sono di una donna ogni
7 nascite.
Il rapporto di Save the children mette in luce anche il fallimento della
comunità internazionale nella protezione di mamme e bambini che
vivono nei paesi in cui è in corso o è appena terminata
una guerra. Durante il conflitto nell'ex Yugoslavia 20.000 donne e ragazze
tra i 7 e i 65 anni sono state violentate, solo nell'anno 1992; nella
guerra in Rwanda le cifre della violenza salgono a 250.000. Tra il 1990
e il 2000 le ragazzine al disotto dei 18 anni hanno partecipato a conflitti
bellici in 39 paesi, e il 69% sono state costrette all'arruolamento
con rapimenti e violenze fisiche.
In ultimo non dobbiamo dimenticare le "donne
in nero", e tutte le madri dei desaparecidos, in Argentina
e in altri paesi, che continuano e continueranno a lottare per la giustizia
e la libertà, perché il sacrificio dei propri figli non
venga dimenticato, ed altre giovani madri non debbano provare il loro
stesso dolore.
Così essere madre ha un peso diverso a seconda del paese in cui
si vive. Ci sono donne travagliate di fronte alla scelta tra una vita
vissuta in funzione della carriera e delle soddisfazioni personali in
campo lavorativo e una vita dedicata ad accudire, educare e crescere
i propri figli, e altre il cui primo pensiero al mattino è quello
di dover affrontare un altro giorno con il problema di cosa dare da
mangiare ai propri bambini, donne che convivono con l'incubo di potersi
ammalare e di non avere cure per guarire, donne che vivono con la paura
di mettere al mondo una creatura in un paese corrotto e degradato, in
cui vale la legge del più forte.
12 maggio: un giorno in cui troppe madri non hanno nulla da festeggiare.
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