Pubblicato su Politica Domani Num 17/18 - Set/Ott 2002

Cinema
Minority Report
Salto in un futuro molto presente

Giorgio Razzano

Se si vuole scoprire come vivremo fra una cinquantina d'anni o dare un'occhiata a cosa avverrà del mondo, allora sarà opportuno andare a vedere "Minority Report" di Steven Spielberg.
2054, la città più sicura degli Stati Uniti è Washington, dove un corpo di polizia detto Pre-crimine ha a disposizione tre persone chiamate 'pre-cog' (precognitives, veggenti) che preannunciano il futuro attraverso visioni non complete di omicidi e crimini. Spetta così allo speciale corpo di polizia interpretare questi flash visivi, capire dove accadranno e arrestare i criminali prima che possano agire. Un giorno, però, il capo della divisione Pre-crimine, John Anderton (Tom Cruise) è indicato dai pre-cog come possibile assassino di una persona che non conosce. L'uomo ha disposizione 36 ore per capire se i veggenti hanno ragione o se qualcuno ha deciso di incastrarlo.
Da un racconto di Philip K.Dick (autore del famoso "Blade Runner"), Spielberg ha saputo tirar fuori un bellissimo film a metà fra noir e fantascienza, ma soprattutto ha il merito di averlo realizzato ora, dopo le vicende dell'11 settembre di un anno fa. Se l'avesse fatto qualche anno fa ne sarebbe uscito un semplice film di fantascienza con ipotetiche quanto improbabili idee futuristiche.
Visto oggi il film sconvolge per i richiami alla realtà presente e in particolare due su tutti: la libertà e il potere, due elementi che stanno mettendo in crisi il concetto stesso di democrazia. Non ci accorgiamo più infatti che la nostra libertà individuale sta svanendo: siamo controllati in quasi ogni angolo da telecamere, che ci scrutano senza il nostro volere; i telefoni subiscono continue intercettazioni e controlli; mentre il potere, quello politico e militare, è affidato a pochi, ma nessuno può dire o garantire che sia gestito in maniera responsabile.
Ci troviamo così di fronte un massiccio controllo della polizia che ha il compito di stanare i criminali, capaci di ogni azione anche la più assurda, ma al tempo stesso siamo considerati possibili quanto ipotetici criminali, almeno per un certo arco di tempo, secondo la ricerca delle autorità, per il controllo a cui siamo soggetti ogni giorno. Spielberg fugge dal sentimentalismo delle sue opere passate e affronta così il tema sicurezza: controlli incessanti per la salvaguardia delle nostre vite diventano esasperanti per come si conducono certi tipi di ispezioni. Il regista, famoso anche per le sue dichiarazioni, afferma con candida innocenza che poiché è arrivato al massimo vertice della sua carriera può permettersi di realizzare anche film che non piacciono al vasto pubblico.
Non solo il regista ha cambiato genere, ma ha addirittura osato tradurre in immagini un testo che esprime un'aspra critica sociale verso una società vigilata massicciamente, con la scusa di difenderla da un pericolo presente ovunque e in qualsiasi momento.
Nel film, una serie continua di colpi di scena all'adrenalina rendono il personaggio di Tom Cruise, un eroe imperfetto e inquieto, in lotta con il suo destino, con il presente e il futuro, ma lo mostrano anche uomo responsabile dei suoi doveri. L'attore, oggi quarantenne, ha deciso di girare gran parte delle sequenze d'azione senza l'aiuto di alcuna controfigura, divertendosi ad usare le tecnologie avveniristiche del suo personaggio e mostrando ancora una volta di essere non solo un attore che col passare del tempo ha aggiunto maturità e completezza, ma anche di essere dotato di un buon fisico nonostante gli anni che avanzano.
Grande l'uso di effetti speciali, in particolare di elementi futuristici come scanner che riconoscono le persone dall'iride dell'occhio o macchine che camminano in orizzontale e verticale, che il regista ha voluto inserire nel film, dopo aver consultato una quindicina di famosi futurologi, architetti e scienziati. Da menzionare le collaborazioni di due vecchi amici di Spielberg: il fotografo Janusz Kaminski, autore di una fotografia smagliante, qui alla sua settima opera con il regista, e del compositore John Williams, creatore di una colonna sonora che per molti versi si richiama ai temi del grande Bernard Hermman.

 

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