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Pubblicato su Politica Domani Num 19 - Novembre 2002 Personaggi
Oreste Nardini
Architetto, ingegnere, appassionato archeologo Fausto Ercolani Tra la fine del XIX
e la prima metà del XX secolo Velletri ha visto fiorire tra le
sue mura alcune eccellenti figure di studiosi, di storici, di eruditi,
di artisti che, pur illustrando di sé la patria veliterna, erano
conosciuti, stimati e apprezzati non solo negli ambienti colti della
Roma post pontificia, ma anche in Italia e all'estero.
Velletri, carica
sì di ricordi storici, ma pur sempre piccolo centro provinciale,
veniva così ad essere conosciuta per l'attività di questi
suoi figli, orgogliosi non solo di essere veliterni ma consapevoli di
illustrare la patria con le loro azioni.
Oreste Nardini, è stato uno di questi personaggi e, se non il
maggiore di essi, certamente colui che meglio ha interpretato il ruolo
di strenuo difensore della sua città spendendo tutte le sue energie
per riportare alla luce insigni vestigia del passato e per difenderne
gli interessi contro la voracità delle istituzioni centrali.
Stimato professionista, nella Velletri agricola di allora era il primo
dei periti agrimensori chiamato spesso a dirimere i conflitti di interesse
tra i grandi proprietari e la nascente borghesia cittadina che, pur
esercitando le professioni e i commerci più diversi, fondava
sempre la sua ricchezza sulla proprietà terriera. Architetto,
ingegnere era un appassionato di archeologia e, soprattutto, un convinto
assertore della difesa del patrimonio storico archeologico veliterno,
dopo che nei secoli XVII, XVIII e anche al principio del XIX secolo,
la spoliazione delle vestigia antiche a favore di Roma e degli Stati
esteri era stata continua e indiscriminata. Emigrate le più insigni
opere ritrovate nelle territorio, e preso atto realisticamente che non
sarebbero più ritornate, si dedicò allo studio del territorio,
facilitato com'era dalla sua professione che lo vedeva spesso entrare
nelle vigne e nei terreni della campagna veliterna.
La sua strenua azione
di ricercatore suscitò in molti uomini colti della Velletri di
allora la passione per l'archeologia, tanto che per raccogliere e indirizzare
un tale patrimonio di ricerche, spesso dal taglio un po' dilettantistico,
con l'avvocato Giacomo de Iuliis, con Augusto Tersenghi, con l'avvocato
Luigi Pietromarchi e con monsignor Attilio Gabrielli fondò sul
finire del 1925 l'Associazione veliterna di archeologia, storia ed arte,
della quale fu l'ideatore e l'animatore. Il de Iuliis nel primo numero
del Bollettino dell'Associazione rese omaggio ad Oreste Nardini non
solo attribuendogli la prima idea della costituenda Associazione ma
anche riconoscendogli il ruolo di trascinatore perché grazie
a lui l'idea aveva coinvolto altri non minori personaggi della cultura
veliterna dell'epoca: "
Il disegno del Nardini, che tanto
ardore di affetto e tanta riverenza legano a questa terra adorata, trovò
subito entusiastica accoglienza nel reverendo monsignore cav. uff. don
Attilio Gabrielli, cultore esimio delle patrie memorie, alle quali egli
consacra , con nobiltà d'animo, e tempo e denaro; in Augusto
Tersenghi, che lo studio minuto ed accurato dei documenti storici di
questa sua diletta città nativa ha trasformato in vero archivio
vivente delle notizie remote e recenti di Velletri; e nell'avvocato
cavaliere Luigi Pietromarchi, appassionato ed esperto numismatico
"
Nel 1925 si stava concretizzando la realizzazione del Museo Civico,
già di fatto esistente fin dagli inizi del secolo, sogno e cavallo
di battaglia di Oreste Cardini, il quale aveva da tempo iniziato la
raccolta di reperti rinvenuti nel territorio e programmato il loro acquisto
da parte delle autorità comunali. Nominato Reale Ispettore Onorario
degli Scavi e Monumenti, ha la possibilità di meglio contrastare
il potere centrale che tende a disconoscere le realtà locali
a tutto vantaggio delle istituzioni pubbliche romane poste sotto il
suo diretto controllo.
Gli studi sul territorio, la cura nella ricerca, gli scavi e il rinvenimento
di importanti reperti (valgano per tutti i saggi di scavo sotto la chiesa
delle Stimmate di San Francesco sul sito del tempio volsco) fanno di
lui l'uomo di punta dell'ambiente culturale veliterno in quanto egli
non si limita a studiare, ma agisce, opera, si impegna personalmente
perché Velletri abbia un Museo che sia degno del nome e della
storia della Città; Museo che non deve essere pura e semplice
raccolta di monumenti antichi, ma pagina viva di storia ed esempio alle
future generazioni.
Piccola testimonianza
del suo stile e della sua perspicacia è il rinvenimento del tondo
con il bassorilievo della Deposizione. Questo era murato in un posto
quasi inaccessibile, all'interno del cortile del palazzotto quattrocentesco
già dei Graziosi e a quell'epoca proprietà dell'avvocato
Maggiorelli. Non essendo sicuro dell'importanza dell'opera chiamò
il suo amico prof. Hermanin allora Soprintendente alle Gallerie e Musei
di Roma e con lui andò ad osservarlo meglio servendosi di un
binocolo. Immaginatevi la scena: questi due austeri signori che passano
ore a scrutare un piccolo pezzo di pietra che qualcuno ha messo sotto
una finestra, con una iscrizione marmorea non pertinente, solo per tappare
un buco o per qualche intento decorativo; alla fine il prof. Hermanin
consigliò l'amico di acquistare quella scultura per il Museo
Civico; cosa che il Nardini fece e ne pubblicò uno studio accurato
sul terzo numero del Bollettino del 1928.
Desidero chiudere questo frammentario e incompleto omaggio al nostro
amato concittadino con l'ultima delle sue attività di ricerca:
i restauri della Cappella sotterranea di Sant'Eleuterio nella Cattedrale
di Velletri. La Cappella era pressoché abbandonata e il Capitolo
decise di restaurarla. L'opera fu affidata appunto ad Oreste Nardini
il quale durante i lavori ebbe la ventura di riportare alla luce le
sepolture dei Santi Martiri Eleuterio e Ponziano di cui si era persa
la memoria ormai da molti secoli, tanto che lo stesso Bauco dubitava
che vi fosse mai stata.
Ad Oreste Nardini è stato di recente intitolato quel Museo Civico
da lui praticamente non solo voluto ma creato. Un riconoscimento tardivo,
ma giusto e doveroso. Forse si dovrebbe fare qualcosa di più
per illustrare la sua figura di uomo, di studioso, di grande veliterno
(oltre ad aver pubblicato due volte il suo inventario che ormai ha più un valore storico che scientifico).
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