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Pubblicato su Politica Domani Num 19 - Novembre 2002 Fiat
Strategie al di là dei numeri
Superare la crisi con l'intervento dello Stato Maria Mezzina L'accordo di luglio sottoscritto
tra Fiat e i sindacati Fim, Uilm, Fismic e Ugl sulla gestione degli
esuberi Fiat prevedeva la riduzione del 50% del debito (da 6,6 a 3 miliardi
di euro); circa 3.000 esuberi fra operai e impiegati, a Torino (1655),
Palermo (238), Napoli (240), Frosinone(97), Roma (31), Milano (171)
e Bologna (10) da effettuare fra il 31 dicembre 2002 e il 31 dicembre
2003; 100 assunzioni di tecnici e laureati in quattro anni; l'uscita
di 20 nuovi modelli commerciali fra il 2003 e il 2005 con investimenti
per circa 2,5 miliardi di euro l'anno. Il tutto garantito da un sistema
di monitoraggio e verifiche a cominciare da ottobre 2002. Un accordo
doloroso, mirato a rendere la crisi Fiat più accettabile: per
l'azienda che continuava a perdere competitività ed era pressata
dai debiti, e per i lavoratori per assorbire, con un piano di dismissioni
studiato per essere il meno doloroso possibile.
I numeri sono tutti saltati e i sindacati hanno ritrovato su quest'ultimo
evento una unità più volte perduta e poi riconquistata.
Ma i numeri erano saltati da un pezzo, erosi dal 1997, da quando a Torino
si produceva una vettura su tre, 568.000 in tutto il comprensorio, e
la Fiat occupava 33.000 persone. In cinque anni la produzione è scesa a 300.000 vetture e i dipendenti sono diventati 25.000 (-23,8%).
L'epilogo drammatico era intuibile dal comportamento dei tanti operai
gente che rispondevano con il silenzio e la paura negli occhi alle domande
dei giornalisti Tv a caccia di interviste, davanti ai cancelli delle
fabbriche, quando il tentativo di cancellare l'art.18 dallo Statuto
dei lavoratori generò un'autentica rivolta popolare nelle piazze
d'Italia.
Il modo di fare produzione è cambiato. Alle lunghe catene di
montaggio non ci sono più le persone. Nelle corsie dove si assemblano
e si costruiscono i pezzi bracci meccanici intelligenti e computers
hanno sostituito le vecchie tute, diventate tutt'a un tratto inutili.
Ora bastano pochi tecnici altamente specializzati per creare i prodotti
di altissima qualità e tecnologicamente avanzati che richiede
il mercato. La Fiat ha le strutture e soprattutto ha gli uomini capaci
di realizzare tutto questo ma deve fare i conti con la ricerca, la più
sofisticata ed audace. Ricerca scientifica e ricerca mercato che richiedono
ai massimi livelli intuizione, capacità creativa, competenza
tecnologica ma anche risorse economiche importanti. È quello
che i sindacati e i vertici della Fiat hanno mancato di realizzare.
È quello che il Governo dovrebbe aiutare a far realizzare, trovando
anche il modo di mantenere la pace sociale.  
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