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Pubblicato su Politica Domani Num 20 - Dicembre 2002 CONFERENZA
I NODI DELLA GLOBALIZZAZIONE
PRIMA E DOPO L'11 SETTEMBRE
Marco Vitale inizia così,
"con grande umiltà", le sue riflessioni su un tema,
la globalizzazione, e un evento, l'attacco dell'11 settembre contro
le torri gemelle, in uno dei capitoli del suo libro, quello su cui maggiormente
sarà incentrata la conferenza inaugurale della Scuola di Formazione
Socio-Politica il prossimo 8 gennaio: "Il secolo che si è appena
concluso è stato il secolo delle dittature, dei totalitarismi,
dello statalismo, del collettivismo in economia, fenomeni questi tra
loro inscindibilmente connessi. È stato un secolo dominato a
lungo da un pensiero forte, basato su due pilastri fondamentali:
- La soluzione di tutti i problemi sta nelle collettivizzazione della
proprietà;
- Lo Stato, ciò che dice fa, impone, lo Stato è, per definizione,
superiore alla persona e a ogni società intermedia (comune, famiglia,
impresa) e non solo deve ricevere piena obbedienza, ma deve essere rispettato
e santificato. Lo Stato, infatti, non si limita a servire l'uomo, lo
forgia.
Componenti significative delle Chiese (di tutte le Chiese) hanno condiviso
e sostenuto questo pensiero empio."
Vitale individua sei grandi problemi
legati al fenomeno della globalizzazione: "la omogeneizzazione",
"l'esclusione", "la distribuzione del reddito",
"l'ambiente", "la manipolazione", "l'instabilità
dei mercati finanziari". A soli pochi mesi di distanza però
dalle sue riflessioni due eventi lo costringono ad "arricchire,
approfondire, integrare" (i fatti di Genova e l'11 settembre),
concludendo così le sue riflessioni:
"Nell'immensa tragedia che ci ha colpito io vedo anche dei segnali
potenzialmente positivi. Innanzi tutto la natura allucinante dell'attentato
stesso mi sembra espressione più di un delirio che di una forza;
mi sembra un atto di disperazione di chi non ha un disegno e una prospettiva
(come le BR con l'uccisione di Moro; come la mafia con l'assassinio
di Falcone e Borsellino). Vedo, invece, un maturo equilibrio nei governi,
un desiderio diffuso di tornare a pensare; una maggiore consapevolezza
che il mondo richiede maggiore responsabilità e unione; una apertura
nuova in certi paesi islamici; la stupita amarezza degli americani nello
scoprire che non tutti li amano; la sensazione che una fatica lunga
e dolorosa ci aspetta ma che può trattarsi di una fatica positiva,
illuminata da una luce, da un senso: costruire veramente un mondo più
unito in una mondializzazione più seria e profonda; la riscoperta
profonda dei nostri valori più autentici e universali
".
 
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