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Pubblicato su Politica Domani Num 21 - Gennaio 2003 Miti
del cinema
Mi chiamo Bond
James Bond
Un personaggio, un volto Giorgio Razzano Quarant'anni fa nasceva un mito del
cinema che avrebbe appassionato milioni e milioni di spettatori di tutto
il mondo: il suo nome era James Bond, la sua professione l'agente segreto
sotto il nome in codice di 007. L'ideatore di tale personaggio era stato
Ian Fleming, che pubblicò la prima avventura nel 1953 dal titolo
"Casinò Royale", i cui diritti cinematografici furono
venduti per una modica somma subito dopo la pubblicazione. Nessuno avrebbe
potuto immaginare che da lì a poco sarebbe nata una lunga serie
di film con avventure appassionanti che mescolavano fantasia sofisticata
e thriller come pochi sapevano e sanno ancora oggi fare.
Nel 1962 una società britannica chiamata EON capitanata dai produttori
Harry Saltzman e Albert Broccoli, acquistò tutti i diritti dei
libri di Fleming. La scelta del primo attore ricadde prima su Richard
Burton, poi su Peter Finch e Trevor Haword, fino ad arrivare a Sean
Connery, un attore sconosciuto, scelto soprattutto perché richiedeva
un cachet molto basso. Da allora James Bond, che è stato poi
interpretato da molti attori nel corso di quattro decenni, ha trovato
nell'attore scozzese Sean Connery il volto che sarebbe poi passato al
mito.
Egli infatti rappresenta ancora oggi il tipico 007, non solo perché
fu il primo ad interpretarlo, ma anche per come seppe adattarsi al ruolo
dell'agente segreto britannico grazie all'incarnazione di alcuni ideali
come l'ironia, il freddo e impassibile self-control, una raffinata educazione
e soprattutto buone doti atletiche che gli permettevano di far fronte
a più furfanti. Proprio questi ultimi si associano dando vita
ad una serie di personaggi costruiti intorno a 007 capaci di tutto e
pieni di armi e sofisticate malignità. "Licenza di uccidere" primo film della serie fu campione internazionali d'incassi e motivo
per i produttori per mettere su un cantiere vero e proprio in cui costruire
altre fantastiche storie.
Un'altra caratteristica fu quella
di dare a Bond una serie di gadget e diavolerie tra cui auto modificate,
attrezzature speciali e soprattutto per ogni storia una bellissima donna
al suo fianco. Le "Bond Girls" hanno fama in tutto il mondo
per il loro ruolo erotico all'interno della storia, per come riescono
a sedurre l'implacabile agente: prima ingannandolo e lavorando per la
parte avversa e poi, una volte innamorate di Bond impossibilitate a
rinunciare al suo fascino.
La serie Bond nasce e vive così, a tutt'oggi, con queste componenti
che a lungo andare hanno però cambiato il personaggio lontano
ormai dai primi ruoli effervescenti e appassionanti. Cambiando attore,
il pubblico ha inoltre notato il calo di carisma del protagonista, rispondendo
con dei piccoli insuccessi lungo gli anni. Lo stesso Connery, dopo una
lunga serie di interpretazioni, abbandonò il ruolo perché
mal pagato, così la United Artists dovette ricercare un attore
non solo in grado di interpretare 007, ma soprattutto capace di rivaleggiare
con il mitico attore scozzese. L'impresa riuscì solo a metà.
Con Roger Moore, Timothy Dalton ed oggi Pierce Brosnam, la casa produttrice
ha scovato negli anni attori validi per il ruolo di 007, ma ha dovuto
inserire anche una serie di artificiosità ed effetti spettacolari
molto inverosimile. L'aggiunta poi di attrezzature futuristiche ha permesso
di far sopravvivere James Bond e tentare di creare nuovi appassionati
e fan di quest'ultima generazione, Difatti anche in questo ultimo film
"Die another Day" Pierce Brosnam-007 è dotato di macchine
incredibili e gadget che solo uno 007 può usare.
In sostanza l'agente più famoso del mondo oggi, a quarant'anni
di distanza dal primo film, ha modificato usi e costumi, adattandosi
ai cambiamenti della nostra società, ma ha perso molto smalto
sia in qualità che quantità. Per un prossimo futuro ci
aspetteremo comunque nuove diavolerie, ma chiederemo anche di poter
rivedere James Bond in quelle vesti romantiche e più vicine alla
realtà, come all'inizio della mitica serie.
 
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