Pubblicato su Politica Domani Num 23 - Marzo 2003

Immagini
Velletri nelle sue stampe
(e nella storia)

Fausto Ercolani

L'avvocato Renato Mammucari non è solo un colto e grande collezionista di memorie patrie, ma anche un organizzatore nato che sa come presentare un prodotto culturale e come farlo amare dal pubblico.
E' anche un appassionato divulgatore di quello che è, in campo culturale beninteso, il suo grande amore: i pittori dell'ottocento romano con particolare attenzione a quelli che furono attratti dalla campagna romana; non ha mai detto di essere un critico d'arte, ma è un ottimo conoscitore e un vero esperto nel suo campo.
Tutto questo panegirico all'amico Renato per introdurre un argomento, per me doloroso, che prende spunto proprio dalla Mostra "Velletri nelle sue stampe" allestita nella Sala "Silvana Paolini Angelucci" del Museo Diocesano di Velletri. È la storia della nostra città per immagini.
Ma la storia critica e reale della nostra Velletri qualcuno vorrà scriverla?
Sono ancora fresche di stampa due ultime pubblicazioni su Velletri: due guide che sono state presentate quasi nello stesso momento e che rappresentano entrambe un tentativo più o meno riuscito per far conoscere la città ai suoi abitanti, che sono velletrani spesso solo perché vi abitano, e, se hanno la bontà di acquistarle, ai forestieri.
La prima ad essere presentata è stata quella redatta a cura di Renato Mammucari: "Velletri, viaggio dentro la città", un titolo già usato dall'autore, ma che si presta molto allo scopo; un testo agile, una divisione in capitoli azzeccata, un panorama della vita presente, un ricordo doveroso della Velletri che fu, una ricchezza di immagini da farne un testo prezioso soprattutto per chi ama il ricordo quasi fine a se stesso, infine una ricca bibliografia che aggiunge un qualcosa di utile al tutto.
È l'opera di un innamorato della sua città che la vede e la vuole far vedere diversa da quella che, forse, essa in realtà è.
In ogni caso l'avvocato ha raggiunto lo scopo prefissosi: un volume divulgativo gradevole dove ognuno può trovare quello che vuole sapere con estrema semplicità. Diverso il discorso sulla seconda. Un progetto scientifico alla base della sua realizzazione e un comitato scientifico formato sì da giovani laureate in storia dell'arte, ma presieduto da un altro amico, Marco Nocca, che ormai di esperienza ne ha fatta. E tanta. Però anche lui è uno storico dell'arte, non uno storico. Ed ecco il pasticcio. Primo: perché dividere la città in quelle decarcie che si perdono nella notte dei secoli e di cui nessuno può darci gli esatti confini odierni? Ripresentare la Velletri di oggi attraverso un tessuto urbanistico fantasioso è quanto meno puerile, o peggio ancora, un copiato. Augusto Tersenghi è stato l'ultimo dei nostri veri storici ed essendo anche un uomo di grande cultura si levò il vezzo di resuscitare le decarcie; tutti, poi, dal 1942 ad oggi si sono trasformati in storici saccheggiando Theoli, Alessandro Borgia, Bauco (mediocre personaggio sia come sacerdote che come storico che a sua volta aveva copiato dagli altri, senza avere una sua coscienza critica e una adeguata preparazione scientifica); oggi si copia anche Tersenghi: per lui è senz'altro un onore essere entrato nell'Olimpo dei copiati.
Io ritengo uno sbaglio questa scelta e, spero che qualcuno me la spieghi in modo scientifico.
Gli itinerari sono poi un misto di antico (molto) e moderno (poco). Queste giovani e valorose studiose hanno affrontato con grande entusiasmo l'incarico ricevuto, e se il risultato parziale (leggi: i vari itinerari presi in se stessi) è buono, non così l'opera nel suo complesso. Innanzi tutto gli inserti appesantiscono la lettura del volume; sono tanti e non tutti dello stesso livello; meglio sarebbe stato raccoglierli in un'appendice; la seconda parte del volume è, in pratica, o una ripetizione della prima o una storia incompiuta di Velletri. Il tentativo di offrire una guida della nostra città è senz'altro da lodare; lo sforzo dei vari autori encomiabile, ma il libro non è una guida, non è un testo di storia, non è una raccolta di tradizioni o di aneddoti o di poesie: è tutto e di più, ma non quello che doveva essere. La mia vuole essere una critica costruttiva: sono sicuro che il secondo tentativo darà senz'altro un risultato migliore.

 

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Num 23 Marzo 2003 | politicadomani.it