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Guerra in Iraq
"Signor Presidente, sono uno scrittore di una nazione
povera, un paese che è già stato nella vostra lista nera.
Milioni di mozambicani non sapevano che cosa vi avevamo fatto di male.
Eravamo piccoli e poveri: che minaccia potevamo rappresentare? La nostra
arma di distruzione di massa era, in fondo, rivolta contro di noi: era
la fame e la miseria.
Vostra Eccellenza sembra non avere bisogno che una istituzione
internazionale legittimi il suo diritto di intervento militare. Che
possiamo almeno noi trovare morale e verità nei suoi argomenti.
Io e milioni di cittadini non siamo restati convinti quando l'abbiamo
vista giustificare la guerra. Noi avremmo preferito vederla firmare
la Convenzione di Kyoto per bloccare l'effetto serra. Avremmo preferito
vederla a Durban, alla Conferenza Internazionale contro il Razzismo.
Non si preoccupi, Signor Presidente. A noi, piccole nazioni di questo
mondo, non passa per la mente di esigere le sue dimissioni a causa dell'appoggio
che le vostre successive amministrazioni hanno dato ai vari dittatori.
La maggiore minaccia che grava sull'America non sono le armi degli altri.
È l'universo di menzogne che si è creato attorno ai vostri
cittadini. Il pericolo non è il regime di Saddam, né alcun
altro regime. Ma il senso di superiorità che sembra animare il
suo governo. Il suo nemico principale non è al di fuori, ma dentro
gli Stati Uniti. Questa guerra può essere vinta solo dagli stessi
americani. "Lei lamenta che gli Stati Uniti sono nella mira
del terrorismo perché difendiamo la democrazia, la libertà
e i diritti umani. Che assurdità, Signor Presidente! Siamo bersaglio
dei terroristi perché, nella maggior parte del mondo, il nostro
governo ha difeso la dittatura, la schiavitù e lo sfruttamento
umano. Siamo bersagli dei terroristi perché siamo odiati. E siamo
odiati perché il nostro governo ha fatto cose odiose. In quanti
paesi degli agenti del nostro governo hanno deposto leader eletti dal
popolo, sostituendoli con dittatori militari, fantocci desiderosi di
vendere il loro stesso popolo alle multinazionali americane?
[dalla lettera a Bush "Perché il mondo odia gli Stati Uniti?", di Mons. Robert Bowman, Vescovo della Florida, USA]
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Num 24 Aprile 2003 | politicadomani.it
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