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Romania NON VOGLIO LA GUERRA Creazione di una società civile Giorgio Innocenti Guerra. Ci stiamo abituando. Meglio per noi: non sarà certo l'ultima. In Romania la gente non sembra aver fatto troppa fatica. Nessuna traccia delle grandi manifestazioni che hanno colorato le città europee. Indifferenza? O forse minore familiarità con le proteste di piazza, cui noi Italiani sembriamo così avvezzi?Nei Balcani qualcosa si muove: da Sofia sono giunte notizie di 10 000 persone in corteo contro la guerra. A Bucarest una cifra del genere si è vista solo nella "grande" manifestazione sindacale tesa a reclamare salari più dignitosi; era il 21 marzo, secondo giorno di guerra, simboli di pace assenti: l'Iraq pare così lontano e la povertà così vicina. L'opposizione al conflitto sembrava appannaggio dei gruppi d'estrema destra. Con costanza mirabile i "Legionari" hanno, per diversi mesi, organizzato presidi contro la guerra: croci celtiche e bandiere nere in abbondanza ma raramente più di una dozzina di persone. In verità il 15 marzo -complice l'imminenza dell'attacco ed un volantino che parlava di una generica "società civile", organizzatrice dell'evento- oltre 200 persone hanno preso parte ad una marcia per la pace. Tra questi, numerosi affiliati a formazioni d'estrema destra -dalle quali, si è poi scoperto, l'evento era organizzato- ma una netta maggioranza formata da persone, principalmente giovani, a disagio tra stendardi che non evocano certo sentimenti di pace. Alcuni mezzi di comunicazione hanno parlato di "centinaia di nazionalisti in corteo", chi era intervenuto animato da un reale desiderio di pace ha però avuto modo di capire che non era solo. Qualcuno ha accennato all'iniziativa di un'organizzazione neozelandese, MoveOn: una "veglia a lume di candela"; si sarebbe tenuta l'indomani in molte località del mondo, anche a Bucarest. Il giorno seguente erano attese una decina di persone: se ne presentarono oltre 50. Ottima occasione per scambiarsi idee, per prendere contatti. Da quel momento si è innescato il processo che ha portato, in pochi giorni, alla creazione di un gruppo di discussione in rete (http://groups.yahoo.com/group/nuvreaurazboi), all'idea d'organizzare una manifestazione nel primo giorno di guerra e, a tal fine, alla creazione di un'equipe di lavoro. Il gruppo- che ha preso il nome di: "Nu Vreau Razboi" (Non Voglio la Guerra) - ha portato in piazza il 20 marzo, a poche ore dalle prime bombe su Bagdad, circa 150 persone. La creatività dell'iniziativa e la novità da essa rappresentata nel contesto Rumeno le hanno guadagnato un discreto spazio sui media. La manifestazione, non autorizzata, è stata sgomberata nel giro di un'ora della gendarmeria. L'impossibilità di ottenere un permesso dall'amministrazione pubblica, ha spinto il neonato gruppo a presentarsi nuovamente sprovvisto d'autorizzazione ad una seconda dimostrazione il 28 marzo. Benché ancora una volta gli intervenuti non superassero i 150, l'attenzione dei media è stata ancora superiore. Non altrettanto buoni i rapporti con la gendarmeria che ha effettuato fermi e disperso i presenti. Le difficoltà incontrate, giunte al relativo successo ottenuto, hanno innescato una riflessione all'interno del gruppo: ne è scaturita la volontà di costituirsi in associazione che trasformi la protesta contro la guerra in un lavoro concreto, che produca proposte in grado di costruire la pace. Tra burocrazia e composizione d'idee differenti, i lavori sono cominciati: nello statuto che stanno scrivendo i ragazzi hanno elencato una quantità d'obiettivi che vanno dalla difesa dei diritti umani, alla formazione, dalla salvaguardia dell'ambiente alla diffusione delle pratiche non violente: quello che a noi piace riassumere nella parola "Politica" insomma. Fonti attendibili informano che la nascente associazione prenderà il nome di "creactiune", fusione delle parole creatiune (creatività) ed actiune (azione), proprio a rimarcare la volontà di un'azione politica creativa. Creactiune non è ancora nata e già può contare -grazie ai contatti con pacifisti stranieri- sull'esperienza e la disponibilità dalla Tavola della Pace (quella che organizza la Perugia-Assisi, per intenderci) che, entusiasta, segue l'evoluzione dei movimenti pacifisti in tutto il mondo. Ciò che più colpisce in Romania è la quasi assenza di società civile, associazioni "politiche", punti di riferimento per chi vuole impegnarsi. Questi fatti testimoniano che qualcosa sta cambiando. Non è un compito facile quello che aspetta questi ragazzi; abbiamo il dovere di credere in loro: nelle loro mani è il futuro della Romania. Nelle loro e nelle nostre quello del mondo.
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Num 25 Maggio 2003 | politicadomani.it
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