Pubblicato su Politica Domani Num 26/27 - Giugno/Luglio 2003

Crisi economica in Germania
"L'ora della verità nel Paese delle bugie"
Riflessioni dal "Der Spiegel"

Monika Viehmeyer

La grave crisi economica della Germania desta molta preoccupazione soprattutto in Europa: sembra impossibile che il grande paese - da sempre esempio di efficienza e di buona amministrazione - si trovi ora sull’orlo di un baratro col serio rischio di caderci. Molti puntano il dito contro il sistema sociale e fiscale troppo “allegro”. A detta dei più è la crisi più cupa (forse inferiore, per gravità, solo a quelle esplose alla fine dei due conflitti mondiali) in cui si sia mai venuto a trovare lo Stato tedesco. I rischi politici non sono da meno: il riacutizzarsi dei conflitti sociali può determinare (come accadde nel primo dopoguerra) il rafforzamento dell’estremismo, di sinistra e di destra, con gravi rischi per lo stesso assetto europeo. Speriamo che tutto ciò non accada. Per ora, da semplice “tedesca di Amburgo” (da qualche tempo trapiantata in Italia), sento tutta la gravità della situazione del mio amato Paese, avverto i rischi di simili avvenimenti. Per gli italiani, per far conoscere almeno ad una piccola parte di italiani, quello che si scrive oggi sui giornali e sulle riviste tedeschi a proposito della grave crisi che attanaglia la Germania, riporto a puro titolo d’esempio un brano alquanto significativo dell’articolo di fondo – da me tradotto in italiano – comparso sul numero 21 della rivista “Der Spiegel” uscito lo scorso 19 maggio.
In copertina è scritto quanto segue: “Wirtschaftskrise/Steuerdesaster/Staatsversagen. Die Stunde der Wahrheit im Land der Lugen”. Traduciamo: “Crisi economica/Sistema fiscale disastroso/Il fiasco dello Stato. L’ora della verità nel Paese delle bugie”. “ Recessione, sistema fiscale disastroso, il fiasco dello Stato: nonostante tutto la Germania vive con disinvoltura sopra le sue possibilità. Senza una riforma fondamentale del sistema sociale l’infarto della Germania sarà imminente. Il Cancelliere dovrà ritoccare la sua riforma del 2010. Stava piovendo leggermente, quando il Cancelliere Gerhard Schroeder in Kuala Lumpur riceveva la telefonata del suo Ministro delle Finanze Hans Eichel; non era una chiamata qualsiasi, purtroppo il Ministro doveva informare formalmente e pubblicamente il Cancelliere che lui non poteva mantenere la sua promessa in ordine al bilancio pubblico. Questo è accaduto lunedì scorso; il giovedì successivo il Cancelliere ha ricevuto tramite fax (Schroeder si trovava ad Hanoi) dalla IV Sezione dell’Ufficio del Cancelliere la notizia del nuovo calcolo fiscale con un risultato disastroso. Esiste un buco gigantesco di € 126 miliardi fino al 2006 (tra previste spese d’uscita e probabili entrate), quasi la metà del bilancio federale. Quando il venerdì successivo il Cancelliere, molto stanco, atterrava a Berlino-Tegel si rendeva conto che era tornato in una Germania cambiata. In una settimana il quadro della sana Germania economica collettiva era stato distrutto. Tutte le promesse che il Cancelliere ed il suo partito avevano fatto prima delle elezioni “avere un grande progresso, tutto indica in su” è stato smentito. Da tempo il popolo tedesco era abituato a notizie funeste, ma questa volta era troppo. Il debito pubblico cresce al giorno di € 144 milioni. Tutte le entrate delle imposte su tabacco e olio minerale sono necessarie per assicurare il pagamento degli interessi. Tutti gli economisti sono d’accordo sul fatto che sarà impossibile la restituzione del peso dell’eredità (il debito). Anche il licenziamento immediato dell’Amministrazione Finanziaria, l’abolizione delle Forze Armate (298.000 soldati) e della Banca Federale (15.200 dipendenti) non sono sufficienti per risolvere il problema del debito pubblico.
Le cifre della settimana scorsa sono l’equivalente di una dichiarazione giurata. Un futuro roseo ha luogo soltanto nei dèpliant dei partiti e non nel bilancio dello Stato. - Dopo la riunificazione, le spese sociali sono aumentate di un terzo. Il 41% del bilancio federale oggi viene speso per bisogni di ogni tipo; - dei € 248 miliardi del bilancio federale € 77 miliardi vengono spesi per le pensioni e € 50 miliardi per il servizio del debito morale (i debiti di guerra che la Germania continua a pagare ndr), perciò significa che ogni secondo 4000 Euro verranno spesi per il passato. Come si fa a impostare un futuro? Il Ministro delle Finanze continua a essere ottimista: “La Germania può farcela” dice l’incorreggibile Hans Eichel. “Potrei, dovrei.....”! La Repubblica Federale, il paese del miracolo economico non è più lo stesso, questo dovrebbe essere chiaro ormai per tutti. Gli stessi esperti erano sorpresi giovedì per la grandezza della crisi. Effettivamente esiste un ristagno economico già da tre anni - questo non succedeva neanche nel dopoguerra. “Un Paese paralizzato”, così la Sueddeutsche Zeitung descrive sconsolata la situazione. La CDU come al solito chiede il licenziamento del Ministro delle Finanze Eichel, mentre la FDP chiede le elezioni anticipate. Tuttavia Schroeder continua soltanto con l’opera di distruzione, che i suoi predecessori avevano già cominciato, e così rimane un Paese delle bugie. Tutte le promesse che avevano fatto i politici di tutti i partiti per anni sono chiaramente (ognuna) in conflitto con la realtà: la pensione è incerta; il sistema sanitario è esausto; l’erario è vuoto; il mercato del lavoro è paralizzato. I cittadini si dovranno abituare al seguente pensiero: la pensione diminuisce; i medici saranno di second’ordine e la riduzione delle prestazioni sociali sarà inevitabile. Più volte il Cancelliere ha avuto la possibilità di capire cosa fosse necessario fare e gli interventi da porre in essere, ma, purtroppo, non si è mai arrivati a nulla di fatto. Il Cancelliere, a questo punto, ha la possibilità di scegliere: può entrare nella storia come un riformatore, oppure come un politico che si è rivelato incapace di salvaguardare il proprio Paese ”.

 

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