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Pubblicato su Politica Domani Num 3 - Marzo 2001 I giovani e la fede
DAL RIFIUTO ALLA RICERCA
Una realtà che cambia, perché? Il Secondo Millennio sembra portarci alla
riscoperta della spiritualità da parte dei giovani e me-no giovani,
uomini e donne. Sociologi, psicologi, osservatori politici e di costume
spiegano il fe-nomeno in modo diverso. Alcuni individuano la causa principale
nella durezza dei tempi. La società del mondo occiden-tale, intrappolata
in un modello di vita indirizzato all'efficienza, al successo, alla
ricchezza, è co-stantemente costretta a confrontarsi con se stessa e
con le altre, in una tensione spietata, senza esclusione di colpi. Tale
tensione alla lunga avrebbe finito per generare un senso di stanchezza
in molti che, all'interno del sistema, si sentono stretti e spersonalizzati
dai suoi ritmi e dalle sue ferree leggi.
D'altra parte giovani e vecchi, quelli
che tentano di entrare nel 'gioco', questi che ne sono usciti, si sentono
esclusi, emarginati e disperano di trovare qualcos'altro che dia senso
alla vita, qualcosa da opporre a quel mondo nei confronti del quale
nutrono sentimenti ambivalenti: amo-re/odio, ammirazione/disprezzo,
desiderio/nausea. Di qui la ricerca della dimensione sovrasensibile
e divina. Altri tirano in ballo la crisi dei valori. In una società
edonistica e neopagana, ove tutto è spet-tacolo, merce e la sola meta
è l'esser felici, l'avere tutto equivale a l'essere felici. 'Tutto e
subito' affermano i giovani d'oggi, chiudendo gli occhi di fronte all'impegno,
alla fatica, alla sofferenza, nell'illusione da 'struzzo' che basta
non vedere o non pensare per cancellarle. Così l'amicizia si tra-sforma
in speranza di sfruttamento, la solidarietà in complicità, l'amore in
mercimonio sessuale, la famiglia in 'piccola società a delinquere'.
Però tale meccanismo è destinato ad incepparsi: un fatto, una riflessione
ci aprono gli occhi, e allora. non vediamo più niente. Delusi, ci rivolgiamo
altrove, come ad un rifugio o ad una consolazione. Altri additano come
causa la crisi delle ideologie. In passato l'ideologia laica, dominata
dall'ottimismo scientifico, sembrava la sola autorizzata ad additare
'il sole dell'avvenire'. I suoi profeti, con a capo Freud e Marx, invitavano
a porre l'uomo come valore centrale e nell'uomo con-finavano l'intera
esperienza di vita, ne esaltavano la dignità, la potenza intellettuale
e fisica. Il freu-dismo ha finito per rassomigliare ad un abito lacero,
nel quale le toppe sono così numerose ed este-se, che si stenta a riconoscere
il tessuto originario. Il marxismo è stato sconfessato dai suoi seguaci
più convinti ed ortodossi. Infatti dopo il crollo dei regimi comunisti
nei Paesi a socialismo integrale e la conseguente conoscenza dei crimini
contro la libertà e la dignità dell'uomo, causati da una uto-pia apparentemente
più umanitaria e democratica, si stenta a distinguere quel che ancora
può esser salvato di quel mastodonte ideologico. Per tutte queste ragioni
ed altre, l'ottimismo laicistico contemporaneo ha perso il suo smalto,
consentendo uno sviluppo della cultura religiosa. Veniamo ai dati certi.
Franco Garelli, professore di Sociologia della Conoscenza e di Sociologia
della Religione presso l'università di Torino, ha tratto queste conclusioni
dalle più importanti inda-gini demoscopiche realizzate: l'88% degli
italiani dice di credere in Dio e nella fede cattolica. Di questi l'87,3%
ritiene che la fede rappresenti 'una grande forza di vita' e che 'l'esistenza
e la vita non possono essere comprese con la sola ragione umana'. D'altra
parte, però, la frequenza alle funzioni religiose è in calo; quanto
ai fedeli, i più religiosi sono le donne e gli ultra-quarantenni, i
meno sono i giovani. A guadagnare effettivamente terreno non è tanto
la religione, quanto la religiosità, cioè l'atteggiamento di coloro
che sentono un bisogno più profondo, pur se oscuro e confuso, di infinito,
metafisico, in breve, un bisogno di sacro. Per la Chiesa questo è un
rischio, in quanto tende a dar vita ad un 'cristianesimo psicologico'
per incerti, deboli e paurosi della vita, che recepisce poco o nulla
del patrimonio rivelato. L'aspetto peggiore è quindi la tendenza disgregatrice
che tali movimenti manifestano all'interno del cristia-nesimo. Danilo Giuliani
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