Pubblicato su Politica Domani Num 31 - Dicembre 2003

Sette ed eresie nel mondo musulmano
Drusi ed Ismailiti: 1000 anni di storia
Le tradizioni eterodosse fra Islam e Cristianesimo

di Alberto Foresi

Se Sciiti e Sunniti sono le due principali componenti del mondo islamico, è tuttavia interessante notare come al suo interno siano presenti altre correnti spirituali minoritarie, contraddistinte da elementi dottrinali eterodossi, quando non addirittura ereticali, o, talvolta, da una religiosità di tipo sincretista.
Nell'area siro-libanese è presente la comunità dei Drusi, sorta agli inizi del secondo millennio essa conta ad oggi circa 200.000 fedeli. Il loro nome deriva dal suo fondatore, il turco Darazi, sostenitore del sesto califfo fatimida al-Hakim (m. 1021), il quale era giunto a proclamarsi egli stesso Dio. Secondo la tradizione drusa al-Hakim scomparve misteriosamente per tornare, alla fine dei tempi, in qualità di mahdi -messia. La comunità drusa si divide al suo interno in 'uqqal (sapienti) e guhhal (ignoranti) e solo gli appartenenti al primo gruppo hanno accesso alle dottrine più esoteriche. Diffuso fra i Drusi è una sorta di mimetismo religioso che li porta a dichiararsi cristiani con i cristiani e musulmani con i musulmani. È interessante notare come fra il popolo sia diffusa la credenza nella trasmigrazione delle anime, non presente né nell'Islamismo né nel Cristianesimo, forse derivante da influssi indiani o dalla tradizione pitagorica greca. Ancor più singolari sono le dottrine dei Nusairi, il cui nome deriva dal fondatore riconosciuto, Ibn Nusair, vissuto nel IX secolo. Nella teologia nisairi è presente una specie di trinità, formata da al-Ma'na' (il senso profondo), corrispondente ad 'Ali, cugino e genero di Maometto, al-Ism (il nome), ovvero il profeta Maometto, e il Bab (la porta) corrispondente a Salman, liberto persiano del Profeta, personaggio questo che, sebbene di scarsa importanza storica, divenne molto importante in varie sette esoteriche islamiche. Con le iniziali dei loro nomi si forma la parola AMS, il cui significato è rivelato solo a coloro che raggiungono il terzo e ultimo livello iniziatico all'interno della comunità. I Nusairi ammettono la metempsicosi e negano l'anima alle donne: significativo che Fatima, la figlia di Maometto, pur molto venerata, sia chiamata con il nome maschile Fatir, Creatore. A riprova delle radici sincretiste di tale comunità basta osservare il loro calendario liturgico, che presenta feste sunnite, sciite e cristiane, quali il Natale, il Battesimo di Gesù, la Pasqua, la Pentecoste e persino alcune festività dedicate a santi cristiani come S. Crisostomo, S. Caterina e S. Barbara. Attualmente i Nusairi sono circa 300.000, presenti sulle coste del Mediterraneo orientale tra Siria e Turchia.
Fra le sette sciite estreme, particolare importanza riveste quella dei cosiddetti Ismailiti. L'origine della setta risale all'XI secolo, allorché nella comunità sciita si verifica uno scisma per motivi di discendenza: il sesto imam, Gafar as-Sadiq, sembra avesse designato alla sua successione il proprio primogenito Isma'il, salvo poi ricredersi e nominare suo erede Musa al-Kazim. Ismailiti si chiamarono coloro che non riconobbero la validità della decisione di Gafar as-Sadiq, ritenendo suo legittimo erede Isma'il e, successivamente, suo figlio Muhammad. Tale comunità, ponendosi in aperto contrasto con Sunniti e Sciiti, fu prontamente perseguitata come fattore di pubblico pericolo, sparpagliandosi così in modo occulto all'interno dell'impero califfale, ove, grazie all'opera di alcuni da'i (propagandisti) diffuse il proprio credo. Fra costoro si segnala la figura di Hamdan Qarmat, i cui seguaci, chiamati càrmati, propugnarono idee comuniste guadagnando così il favore del popolo e mettendo in grave pericolo l'Impero abbaside al punto di giungere a conquistare la Mecca nel 930. Un altro da'i particolarmente importante fu Hasan ben Sabbah, quale, anche grazie all'appoggio del califfato fatimida d'Egitto, organizzò una fiorente propaganda nelle regioni orientali dell'Impero islamico, specialmente in Persia. Con la conquista, nel 1090, del castello di Alamut, sulle montagne rocciose a Sud del Caspio, Hasan ben Sabbah cominciò a costituire una serie di fortezze inespugnabili sparse fra Siria e Iran, creando una rete di centri ismailiti, quasi uno stato nello stato, senza un vero e proprio territorio e senza l'appoggio del califfato fatimida d'Egitto. Alla base di tale espansione v'era senza dubbio la sua capacità di fare proseliti ed attirare seguaci, detti fida'i (devoti sino al sacrificio). Quasi fossero dei precursori degli odierni membri di frange estremiste islamiche, i seguaci di Hasan ben Sabbah usarono spesso come arma l'omicidio politico, indotti forse dall'uso di sostanze stupefacenti promosso dai loro capi per renderli più fanatici e impavidi di fronte ad ogni pericolo. Tale setta venne proprio per tale motivo chiamata degli hashishi, ovvero di coloro che usavano l'hashish, e la parola italiana "assassino" deriva proprio da tale termine arabo. Echi delle vicende di tale comunità sono presenti anche nel Milione di Marco Polo, allorché vengono narrate le leggendarie storie del "Vecchio della Montagna". Nel 1164 un discendente di Hasan ben Sabbah, anch'egli chiamato Hasan, proclamò nel castello di Alamut la "Suprema Resurrezione", dichiarandosi il qa'im al-qiyama atteso, il resurrector, legittimo imam iniziatore di un ciclo finale, quello per l'appunto della resurrezione, e vero e proprio nuovo profeta. La vita di tale comunità, caratterizzata da fanatismo religioso, uso spregiudicato della violenza ed escatologismo profetico, si concluse con la conquista mongola della Persia, che portò alla distruzione del castello di Alamut e allo smantellamento della rete degli altri castelli. È tuttavia da sottolineare che l'evento non portò alla definitiva scomparsa degli Ismailiti, i quali, in diaspora, continuarono a vivere in modo occulto, camuffandosi spesso fra le altre comunità sufi, giungendo sino a noi, in un numero presumibilmente prossimo al milione, diffusi in tutto il mondo e, in particolare, in India, Afghanistan, Pakistan, Siria, Persia e nell'area del Pamir.

 

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