Scuola di Formazione Socio-Politica
La pace, l'Italia e la Chiesa
Una riflessione sulla guerra per la chiusura del programma per il 2004
di Simone Cupellaro
Padre Bartolomeo Sorge ha concluso con un suo intervento il decimo anno di impegno culturale della Scuola di formazione Socio-Politica. Padre Sorge, uno dei pionieri dell'impegno dei cattolici in politica, è docente di Dottrina Sociale e direttore del mensile "Aggiornamenti sociali".
Il tema della scuola di quest'anno è stato "Pace e Globalizzazione" e si è sviluppato su sei incontri diversi che hanno toccato alcuni aspetti fondamentali del tema generale in programma: le religioni, l'Europa, l'informazione, l'economia, la guerra.
Nel trattare l'argomento della serata, "La pace, l'Italia e la Chiesa", Padre Sorge ha sottolineato la posizione della chiesa di oggi, forte e molto critica nei confronti delle guerra.
Tre le riflessioni sulle quali il padre gesuita si è soffermato. La prima riguarda il concetto di "guerra giusta": essa consiste nel diritto di uno stato alla legittima difesa, per fermare un invasore, nel quale il ricorso alle armi deve essere considerato solo come ultima risorsa. Questa posizione, o dottrina, che è stata elaborata dai grandi pensatori del medio-evo per risolvere il conflitto del cristiano tra il rifiuto radicale verso la guerra e la sua inevitabilità, è stata riproposta dal Concilio Vaticano II, ma con alcuni cambiamenti. Fin tanto che - affermano i Padri del Concilio - la guerra non sarà estirpata dalla umana condizione e fin tanto che non ci sarà un'autorità internazionale competente dotata di forza efficace per costruire la pace, una volta esaurita tutte le possibilità di un pacifico accomodamento non si potrà negare ai governi il diritto alla legittima difesa. Ma - aggiunge il Concilio - dopo l'avvento della bomba atomica e delle armi chimiche e biologiche, la natura della guerra è cambiata qualitativamente, infatti essendo caratterizzata da armi di distruzione di massa essa è diventata uno strumento del tutto inadeguato ad ottenere pace e giustizia. Il concetto di "guerra giusta" è ormai superato a causa delle condizioni del fenomeno bellico odierno: e una violenza che risponde ad un'altra violenza non sarà mai un mezzo per risolvere una crisi e per guardare al futuro.
La seconda riflessione riguarda il principio di "ingerenza umanitaria". Siamo qui in presenza di un intervento di sicurezza internazionale che mette in discussione la sovranità nazionale di uno stato, quando questi commette un crimine contro l'umanità. Secondo la Santa Sede questa operazione deve essere garantita e seguita da un'autorità democratica sopranazionale, la quale si farà carico di un intervento di polizia internazionale, che abbia il compito di disarmare un aggressore, solo però quando tutti gli altri mezzi diplomatici si sono rivelati inefficaci. La comunità internazionale si è dotata di un organismo almeno in teoria capace di ciò: l'ONU. Ma, sottolinea Padre Sorge, il vero problema dell'ONU, è che il diritto di veto di alcuni paesi gli impedisce di proporsi come strumento di pace democratico e inoltre, negli ultimi tempi, la autorità dell'ONU è stata messa in discussione. È a questo punto che si sviluppa la terza riflessione, che ha a che vedere con la strategia della guerra preventiva di Bush. Padre Sorge condanna severamente tale posizione, che considera moralmente inaccettabile e spiega: non si possono accettare guerre fondate sui sospetti e sulle intenzioni, perché, se mai si dovesse affermare il principio della guerra preventiva, l'umanità finirebbe col vivere continuamente in stato di guerra. La guerra preventiva inoltre è giuridicamente insostenibile, essendo fuori del diritto internazionale e quindi chi mette in atto tale azione, come ha sostenuto il Papa, dovrà risponderne dinanzi a Dio, alla propria coscienza e alla storia.
Una nazione da sola non potrà mai risolvere problemi che sono dell'intero pianeta: la dottrina di Bush ha mostrato la sua inconsistenza poiché la cattura di Saddam non ha portato la pace in Iraq, e anzi il terrorismo si è esteso ancora di più. Occorre invece ridare autorità alle Nazioni Unite e al Diritto internazionale, questa la via indicata da Padre Sorge, perché la pace non si impone con le guerre ma si costruisce insieme, con l'etica e la solidarietà, rimanendo uniti nella propria diversità.
Per l'occasione, abbiamo avuto l'onore di ricevere un telegramma del Presidente della Repubblica, che si congratula con noi per il lavoro che continuiamo a svolgere.
Inoltre, la serata, alla quale hanno partecipato soprattutto giovani, è stata resa possibile da una sponsorizzazione del Gabinetto del Presidente della Provincia di Roma.