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Laboratorio di giornalismo di Cristina Micoli Si ricomincia. Ma non daccapo. Anzi tutt'altro. Il Berlusconi-bis (anzi, ter) riparte da dove il vecchio si era fermato. Dai problemi che hanno spaccato la Cdl e spinto gli Italiani al quasi plebiscito per l'Unione di Prodi nelle regionali. È sdegnato il Professore di fronte al nuovo governo, ma forse sotto sotto ringrazia la maggioranza. Si, perché, come si dice, "mors tua, vita mea". Ma non è proprio così. Il Cavaliere non ha ceduto a quanti lo hanno mortificato con il voto delle regionali. È uno che lotta fino alla fine. Lui è tenace, è testardo: ha preso un impegno con gli Italiani fino al 2006 e, dunque, vuole onorarlo fino all'ultimo giorno del suo mandato. Non vuole lasciare un paese con i debiti fino al collo, non vuole abbandonare gli Italiani nel vicolo cieco del precariato e, tanto meno, vuole lasciare in sospeso la riforma elettorale, quella giudiziaria e quella sulla devolution. Sarebbe un vile, un mediocre se lo facesse. Se sventolasse bandiera bianca proprio adesso che il paese barcolla nel buio più totale su tutti i fronti. Bisogna, invece, rimboccarsi le maniche e rimettersi subito al lavoro. Come? Con il rimpasto. Berlusconi rinasce con un nuovo governo. E con lui si rivede Tremonti come vicepremier. Quel Tremonti al quale tutti dobbiamo il buco finanziario che ci trasciniamo sulle spalle. Ma il Presidente del Consiglio gli porge l'altra guancia: gli dà l'occasione di riscattarsi e mostrare finalmente che quei debiti furono solo il risultato di una difficile congiuntura internazionale, tra l'altro ereditati dai precedenti governi. Berlusconi ha proprio un cuore d'oro. Ha accontentato anche Miccichè, ponendolo a capo di un nuovo ministero, quello dello Sviluppo e Coesione Territoriale. Si rivede La Malfa per le Politiche Comunitarie, un tempo implicato in Tangentopoli. Poi Scajola per le Attività produttive, che perse il posto per i suoi commenti su Marco Biagi; quindi Landolfi a capo del Ministero della comunicazione: la parola d'ordine è "spostarsi un po' più a destra". Tutti, in questo governo, devono potersi riscattare dagli sbagli del passato. Anche Storace, che tanto aveva fatto penare gli anziani per le interminabili code alle ASL e che aveva contribuito a chiudere molti ospedali pubblici. Deve farsi perdonare. Detto, fatto: il Ministero della Sanità è il suo. E il Cavaliere oltre ad essere un uomo buono, è anche una persona che si lascia affascinare dalla bellezza: e allora come non riconfermare la bellissima Prestigiacomo al Ministero delle Pari Opportunità? E al diavolo il referendum sulla procreazione, al quale la ministra potrebbe creare qualche intralcio. Del resto Buttiglione non è affascinante come lei e, dunque, al Ministero dei Beni Culturali non fa proprio una piega.
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Num 47 Maggio 2005 | politicadomani.it
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