Lettera aperta ai fratelli detenuti
Carissimi,
Lo dico a voi, sorelle e fratelli detenuti. Perché voi, in modo del tutto particolare, siete cari al mio cuore di sacerdote. Per voi sento il bisogno di avere un'attenzione e un affetto quanto mai vivi e sinceri. In voi riconosco il volto stesso del Signore Gesù, che - come ha detto ai suoi discepoli - ha voluto identificarsi anche con coloro che sono in carcere.
Con questo mio breve scritto desidero venire a visitare ciascuno di voi per dire, con semplicità, ma con vivissima cordialità e amicizia: auguri!
Il mio pensiero corre a un momento, più o meno lontano, che ha impresso una svolta alla vostra esistenza: quello del vostro arresto. Quel giorno voi - innocenti o colpevoli - avete iniziato una strada dolorosa e angosciante: la vostra via crucis. Ma non siete soli, con voi c'è il Signore Gesù. Si, perché anche Gesù ha iniziato un cammino di povertà, di emarginazione, di fatica e di sofferenze. È il cammino che da Betlemme l'ha portato, per le strade della Palestina, fino alla Croce.
La nascita di Gesù, è la manifestazione concreta dell'amore infinito e incarnato di Dio. Un amore che non ci abbandona mai, che ci è vicino sempre, che ci avvolge con la sua potenza rinnovatrice, che ci dona speranza, gioia e pace. Un amore che ha in sé la forza di cambiare la notte in giorno, la vendetta in perdono, la prigionia in libertà, la morte in vita.
Si, carissimi amici, tutto questo è vero. Non lasciatevi prendere dal dubbio dell'incredulità, dall'inquietudine della disperazione, non dite mai: "Dio mi ha dimenticato, mi ha abbandonato, mi ha condannato." Dio ci vuole sempre bene; Lui, non si stanca mai di stare con noi, non ci lascia mai soli, ci ha sempre presenti nel suo cuore di Padre che vuole la nostra vera felicità. Non perdetevi di animo. Piuttosto, rimangano sempre fisse nel vostro cuore le bellissime parole dell'antico profeta Isaia:
"Sion ha detto: "il Signore mi ha abbandonato,
il Signore mi ha dimenticato!"
Si dimentica forse una donna del suo bambino,
così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?
Anche se queste donne si dimenticassero,
io invece non mi dimenticherò mai.
Ecco ti ho disegnato sulle palme delle mie mani" (Isaia 49,14)
Carissimi io prego per voi, perché possiate sperimentare sino in fondo la verità di queste parole. Perché ciascuno di voi possa dire: "Il Signore è con me. Il suo amore per me è grande e fedele. Io, proprio io, sono amato da Gesù."
Io prego ciascuno di voi: non perdere mai la certezza che il Signore continua a venire per mettere nel tuo cuore il seme di una vita nuova, per donarti la speranza di un'esistenza libera da ingiustizie, cattiverie, oppressioni e divisioni. Guarda Gesù bambino, deposto nella mangiatoia, guarda Gesù inchiodato sulla croce. Come ogni bambino, come ogni uomo che muore, apre le sue braccia perché tu lo prenda in braccio. Perché è Lui, per primo, che vuole abbracciare te, vuole accogliere te e vuole stringerti forte a sé, per rimanere sempre con te. Abbi fiducia, apri le tue orecchie e ancor più il tuo cuore. Ascolta la sua voce, la senti? È una voce che ti dice: "Sono nato e morto per te, per la tua vita, per quella dei tuoi figli, per i tuoi cari. Sono nato e morto per starti vicino sempre, per consolarti e sostenerti, per difenderti. Perché voglio la tua gioia, la tua libertà e felicità".
Tutti i giorni, celebrando la SS. Messa avrò una preghiera intensa e particolarissima per voi e per tutti i vostri cari.
Affettuosamente, con l'abbraccio di pace,
vostro Don Andrea Conocchia