Pubblicato su Politica Domani Num 48/49 - Giu/Lug 2005

Nuova lodevole iniziativa del F.A.I.
Villa Gregoriana a Tivoli
Dopo un lungo periodo di abbandono, restituita al pubblico una delle più importanti testimonianze di villa ottocentesca

di Alberto Foresi

Lo scorso 11 maggio, alla presenza del presidente Ciampi, è stata restituita, al termine di un lungo restauro promosso dal F.A.I. (Fondo Italiano per l'Ambiente), alla cittadinanza di Tivoli e al piacere dei visitatori la Villa Gregoriana. Essa costituisce una delle più singolari testimonianze di pianificazione paesaggistica dell'età romantica rinvenibile in Italia.
Villa Gregoriana deve le sue origini ai lavori di riassetto idro-geologico promossi per volontà di papa Gregorio XVI (1831-1846), da cui il nome, nella prima metà dell'800. Per evitare il ripetersi delle periodiche esondazioni dell'Aniene, che procuravano ingenti danni all'abitato, fu deviato il corso del fiume che, fuoriuscendo attraverso un cunicolo dal sovrastante monte Catillo, dà origine alla Grande Cascata. L'area su cui originariamente scorreva il fiume fu oggetto di una interessante risistemazione nella quale, pur nella mutata fisionomia del luogo, si mantenne, quale elemento caratteristico, la presenza diffusa di acqua che scorre libera attraverso anfratti naturali opportunamente modificati. Si è venuto così formando, sul luogo ove anticamente sorgeva la villa del romano Manlio Vopisco, un affascinante intrico di vegetazione, spelonche e cascatelle, reso ulteriormente suggestivo dalla visione da un lato del castro vetere tiburtino, impreziosito dai templi di Vesta e della Sibilla, dall'altro dalla cascata, dalla verde vallata sottostante e dal versante opposto del fiume, la cosiddetta Costa dei poeti augustei. Qui si trovavano, proprio per l'amenità dei luoghi e per un microclima particolarmente gradevole, la villa di Cinzia, la donna amata dal poeta latino Properzio, e la villa di Quintilio Varo, nelle cui vicinanza fu eretto il santuario della Madonna di Quintiliolo.
Villa Gregoriana, rispetto alle altre due ville tiburtine, ha sempre riscosso minore interesse per i frettolosi turisti che, provenienti da Roma, hanno solitamente dedicato maggior attenzione a Villa Adriana e Villa d'Este. Proprio per tale motivo questa villa subì un progressivo declino conseguente al calo di attenzione nei suoi riguardi da parte delle varie amministrazioni comunali che negli ultimi decenni si sono avvicendate alla guida della città. Fino al punto di essere ridotta ad uno stato di pressoché totale abbandono, tale da obbligare alla sua chiusura al pubblico. Ora, al termine dei lavori di restauro che hanno finalmente posto fine ad una più che decennale, e incresciosa, chiusura, è auspicabile che Villa Gregoriana, sotto la gestione del F.A.I., possa riacquistare l'importanza che le compete e, opportunamente valorizzata e pubblicizzata, essere nuovamente inserita negli itinerari turistici odierni, come già lo fu in passato. Basti pensare ai resoconti dei viaggiatori italiani e soprattutto stranieri ottocenteschi che rimanevano incantati di fronte ad un simile paesaggio.
La riapertura della Villa costituisce senza dubbio un evento della massima importanza al fine di una più completa rivalutazione del patrimonio storico-artistico tiburtino e, più in generale, della Campagna Romana.
Tuttavia, la gioia non può esimerci dal fare alcune amare riflessioni. In primo luogo per lo stato di degrado a cui era stato ridotto il sito a partire dalla fine degli anni settanta, a causa della latitanza delle autorità competenti: è noto che ogni opera di restauro è enormemente più difficile e costosa rispetto ad una regolare e ordinaria manutenzione dei luoghi. Secondariamente perché, anche in questo caso, l'opera di restauro è stata promossa da una meritoria associazione privata, il F.A.I., e non dalle competenti autorità pubbliche, prima fra tutte la locale amministrazione comunale, che pure è tuttora la legittima proprietaria della Villa.

 

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