La classificazione delle armi chimiche
Un elenco disgustoso
Usate per terrorizzare, più che per risolvere situazioni di guerra, vanno da quelle mortali a quelle irritanti. Sono usate contro le persone e per colpire l'ambiente
di A.F.
Sono considerate complessivamente armi chimiche tutti gli aggressivi chimici e i mezzi usati o predisposti per consentire un loro impiego militare efficace.
Più specificatamente in ambito militare, per armi chimiche si intendono sia le sostanze chimiche offensive destinate ad essere usate in operazioni di combattimento, sia i mezzi tecnici, come bombe, granate, generatori di aerosol, mine, usati come vettori al fine di distruggere, liberando le sostanze in essi contenuti, uomini o materiali. Rientrano fra le armi chimiche i mezzi incendiari, gli aggressivi chimici, i nebbiogeni, le sostanze chimiche che agiscono sull'ambiente o comunque influiscono sulle condizioni di vita.
Aggressivi chimici
Sono sostanze chimiche industriali idonee all'impiego in combattimento. Nonostante fossero state vietate già nel 1907 in base alle convenzioni stipulate a L'Aia, esse vennero prodotte ed impiegate in grande quantità nella prima guerra mondiale. Nel 1918 si valuta che il 30% delle munizioni dell'esercito austro-ungarico fosse caricato con tali sostanze. Nonostante l'uso massiccio di queste armi, esse non diedero effetti strategici significativi, in grado di modificare l'andamento complessivo della guerra. In pratica esse produssero solo delle locali carneficine senza riuscire ad alterare l'ormai avanzato squilibrio fra le forze in campo. Per molti aspetti ebbero più effetto come strumento di guerra psicologica, per il terrore che veniva ingenerato nelle truppe nemiche, impreparate nei mezzi e nella mente ad affrontare simili armamenti, che non per il loro effettivo potere distruttivo.
Proprio questo aspetto, unitamente ad una relativa facilità di impiego, fa delle armi chimiche uno dei principali strumenti atti ad azioni di tipo terroristico, sia ad opera di organizzazioni clandestine sia di Nazioni costituite. Nel primo caso l'effetto demoralizzante del terrore è causato più dall'imprevedibilità dell'aggressione chimica che non dal numero delle vittime. Nel secondo caso il terrore è causato dalla possibilità, per chi attacca, di poter reiterare molte volte l'aggressione chimica dato l'enorme potenziale distruttivo in suo possesso.
Preso atto dell'inutilità dei precedenti accordi de L'Aia, il problema del loro uso fu nuovamente affrontato nel 1925 con la sottoscrizione del cosiddetto Protocollo di Ginevra, più volte integrato e tuttora in vigore. Protocollo debole nella sostanza in quanto, se vietava l'uso di armi chimiche, niente poteva riguardo al loro possesso e alla loro fabbricazione: è abbastanza evidente che qualsiasi nazione, di fronte ad un'imminente disfatta, sarebbe stata tentata ad utilizzarle per ribaltare lo scenario strategico o, quanto meno, per trattare una tregua meno onerosa. Più che al rispetto di quanto stabilito a Ginevra è probabilmente dovuto alla sostanziale inutilità del loro uso, che si era palesata nel Primo Conflitto Mondiale, il fatto che ebbero limitato impiego nel Secondo, sebbene tutte le nazioni in lotta ne fossero ampiamente fornite.
Fu durante la guerra del Vietnam che si assistette al primo uso sistematico di aggressivi chimici in ambito militare. Uso complessivamente limitato per quanto riguarda gli aggressivi chimici dalla tossicità letale, ma molto diffuso se riferito ai defolianti, ai veleni irritanti e agli aggressivi psicotossici. Solo nel 1974, al termine del conflitto in Vietnam, gli Stati Uniti ratificarono il protocollo di Ginevra. Da allora gli Stati Uniti, imitati da molti altri stati, si sono dedicati alla ricerca di nuovi prodotti, lo cosiddette armi binarie, aggressivi chimici formati da componenti, per lo più innocui di per sé, che solo al momento dell'impiego si combinano e diventano pericolosi. Questa caratteristica rende più facile la loro produzione, la conservazione e il trasporto; inoltre i prodotti base, solitamente innocui, non sono soggetti ai divieti internazionali di produzione di aggressivi bellici; gli effetti prodotti sono analoghi a quelli dei veleni nervini.
Fitoveleni
I fitoveleni, a differenza delle armi chimiche propriamente dette, destinate ad essere utilizzate contro l'uomo, sono aggressivi diretti contro le piante, come gli erbicidi e i defolianti. Vengono utilizzati sia per ripulire il teatro dei combattimenti - esempio tipico la giungla del Vietnam - sia per distruggere intere piantagioni - in questo caso anche contro la produzione di stupefacenti. Alcuni inquinano l'ambiente per lungo tempo, altri creano danni dermatologici o sono cancerogeni o teratogeni.
Sostanze psicotossiche
Sostanze allucinogene o psicomimetiche il cui uso non è finalizzato all'uccisione del nemico bensì a renderlo innocuo per un lasso di tempo più o meno lungo. Le più note sono lo LSD e lo BZ, 3-chinuclinidilbenzilato. Questo agisce alla dose di 5-10 mg e provoca gravi disturbi di comportamento per oltre dodici ore.
Aggressivi irritanti e invalidanti
Sostanze dall'effetto, almeno immediato, solitamente non letale che provocano irritazione insopportabile alla pelle o alle mucose esposte.
Le più note sono:
- Adamsite o DM, a base di Difenilaminacloroarsina, che agisce su naso e gola. È colorato in verde. Agisce in meno di tre minuti alla "concentrazione da combattimento" con secrezione dalle mucose, dolore al torace, tosse, nausea e vomito, dolore di testa, sensazione di panico; i sintomi durano alcune ore.
- CN, CAP, Sale O, cloacetofenone, che agisce sugli occhi. È quindi un lacrimogeno. A dosi elevate (>10 mg per litro d'aria) può essere mortale, ma agisce già alla concentrazione di 0,0003 mg per litro).
- CS, OSBM, CB, Clorobenzilidemalondinitrile, simile al CN; molto usato in Vietnam contro i sotterranei dei Vietcong in cui veniva spruzzato con generatori portatili di aereosol (M-106, Mighty Mite).
Alcune di queste sostanze, sebbene messe al bando in operazioni di guerra già dalla Convenzione di Ginevra del 1925, continuano ad essere impiegate dagli Stati contro i civili in tempo di pace. Esse sono state largamente usate, e, in parte, lo sono tuttora, da parte delle forze di polizia nei "conflitti civili" con l'obiettivo di assicurare l'ordine pubblico. Il loro uso in ambito civile non significa tuttavia che non siano pericolose. Il CS - ortoclorobenzalmalononitrile, ad esempio, nonostante sia tuttora usato da parte delle polizie di mezzo mondo è molto irritante per la pelle e le mucose, causa lacrimazione, difficoltà respiratorie e nausea, è anche sospettato di provocare danni cromosomici ed effetti cancerogeni (il gas assorbito dai tessuti verrebbe metabolizzato nei tessuti periferici sotto forma di cianuro). Per usi di polizia si preferisce ora usare l'olio di peperoncino, molto efficace e privo di effetti secondari.