La pena capitale nel Mondo
Alla fine della Giustizia
"Amnesty International" e "Nessuno Tocchi Caino" diffondono i dati sulla pena di morte
L'evoluzione positiva verso l'abolizione della pena di morte in atto nel mondo da almeno dieci anni, si è confermata anche nel 2004 e nei primi mesi del 2005.
I paesi che hanno deciso di abolirla per legge o in pratica sono oggi 138; di questi, quelli totalmente abolizionisti sono 86, quelli abolizionisti di fatto - che non eseguono cioè sentenze capitali da oltre dieci anni - sono 35. I paesi che mantengono la pena di morte sono 58, a fronte dei 61 del 2003 e dei 64 del 2002.
La tendenza ad abbandonare la pena di morte trova conferma anche nel fatto che diminuisce ogni anno non solo il numero dei paesi che la mantengono, ma anche il numero di quelli che la praticano effettivamente: nel 2004 solo 25 di essi hanno effettuato esecuzioni, a fronte dei 30 del 2003 e dei 34 del 2002.
È diminuito anche il numero delle esecuzioni nel mondo. Nel 2004 sono state 5.476, mentre nel 2003 sono state 5.607 (i dati sono per difetto a causa della tendenza di paesi come la Cina a coprire l'ufficialità delle esecuzioni).
L'Asia si è confermata il continente dove si pratica la quasi totalità delle esecuzioni. Considerato che in Cina vi sono state almeno 5.000 esecuzioni, il dato complessivo del 2004 corrisponde a 5.403 esecuzioni, in diminuzione comunque rispetto al 2003, quando ne sono state registrate almeno 5.482.
Gli Stati Uniti, unico paese del continente americano che adotta la pena capitale, hanno giustiziato 59 persone. Anche qui, tuttavia, le esecuzioni sono in costante calo rispetto agli anni precedenti, 65 esecuzioni nel 2003 e 71 nel 2002.
In Africa la pena di morte è praticamente scomparsa: nel 2004 in tutto il continente è stata eseguita in soli 3 paesi - Egitto, Sudan e Somalia - dove sono state registrate almeno 9 esecuzioni (anche qui il dato è probabilmente sottostimato) contro le 56 del 2003 e le 63 del 2002.
Nell'Europa della difesa dei diritti umani la pena di morte è prevista solo in Bielorussia dove nel 2004 ci sono state almeno 5 esecuzioni.
La pena capitale è applicata anche nel caso di minorenni. Nel 2004 sono stati almeno cinque: uno in Cina, tre in Iran, uno in Pakistan. Un altro è stato impiccato in Iran nel gennaio del 2005. Sebbene in Cina la legge vieti l'esecuzione di persone minorenni all'epoca del reato, esse sono avvenute a causa della disattenzione dei tribunali nell'accertamento dell'età effettiva degli imputati. In Iran sono considerati adulti le bambine di età superiore a 9 anni ed i maschi con più di 15 anni e possono essere condannati a morte, anche se le esecuzioni sono normalmente effettuate al compimento del diciottesimo anno d'età. Nelle Filippine erano ancora presenti nel braccio della morte, nel luglio 2004, sette minorenni. È solo nel 1° marzo del 2005 che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha dichiarato incostituzionale la pena di morte per minorenni, dopo che dal 1976 erano state eseguite le condanne di 22 persone che al momento del reato erano ancora minori. Una pratica, questa, che è in aperto contrasto con quanto previsto nel Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici e nella Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti del Fanciullo.
Anche le forme di esecuzione hanno subito cambiamenti che sono stati presentati come una conquista di civiltà. Si ritiene che la morte per impiccagione piuttosto che con la sedia elettrica o con un'iniezione letale piuttosto che con la fucilazione siano metodi più "umani" e "indolore" per giustiziare i condannati a morte. La realtà è invece diversa. Il 15 aprile 2005, l'autorevole rivista scientifica "The Lancet" ha pubblicato una ricerca secondo la quale la procedura seguita negli istituti penitenziari degli Stati Uniti che applicano la pena di morte per iniezione letale, infligge sofferenze e dolori atroci ai condannati. Secondo il gruppo di ricercatori dell'istituto di Medicina Miller dell'Università di Miami, il modo in cui vengono praticate le iniezioni non è in linea neppure con gli standard utilizzati dai veterinari, per la soppressione degli animali. Prima dell'iniezione del veleno che ne provocherà la morte per soffocamento, al condannato viene oggi praticata un'anestesia per ridurre al minimo il dolore fisico. Esaminando i dati degli esami post-mortem compiuti sul sangue di 49 condannati uccisi in Arizona, Georgia e nella Carolina del Nord e del Sud, in 43 casi è stata trovata una dose di anestetico inferiore a quella normalmente usata per gli interventi chirurgici. In 21 casi, la concentrazione era talmente bassa che è possibile che i prigionieri fossero stati coscienti quando è stato iniettato loro il veleno: in questo caso essi hanno sopportato dolori devastanti senza potersi muovere né respirare, mentre il cianuro di potassio bruciava nelle loro vene.