di Alberto Foresi
Fino al prossimo 5 marzo, presso il chiostro del Bramante annesso alla chiesa di Santa Maria della Pace, sita nell'omonima via (nelle adiacenze di Piazza Navona), Roma ospita una mostra monografica dedicata al pittore Federico Zandomeneghi. L'esposizione è il proseguimento ideale di altre due iniziative: le mostre dedicate al pittore barlettano De Nittis, tenutasi nella medesima sede, e al ferrarese Boldini, ospitata nella Galleria Nazionale d'Arte Moderna. Le iniziative, che si sono svolte tutte a Roma, hanno lo scopo di ridefinire i legami artistici intercorsi tra l'Italia e la Francia nel periodo compreso tra la seconda metà del XIX secolo e i primi decenni del XX, puntando sul contributo dato dai nostri connazionali allo sviluppo dei più importanti linguaggi pittorici che caratterizzavano allora il panorama artistico parigino.
Zandomenghi nacque a Venezia nel 1841 e iniziò gli studi presso la locale prestigiosa Accademia, risentendo dell'illustre tradizione della città natale. L'arte, tuttavia, non fu l'unica passione della sua giovinezza. Infervorato dagli ideali patriottici, prese parte attiva ai moti risorgimentali partecipando, fra l'altro, con Garibaldi alla spedizione dei Mille in Sicilia.
La prima scuola pittorica a cui Zandomeneghi si accostò fu quella toscana dei Macchiaioli, che costituiva in quei tempi una sorta di avanguardia nella cultura artistica italiana. Naturale fu l'attrazione per la Francia e soprattutto per Parigi, teatro della pittura impressionista, ove il veneziano giunse nel 1874, per rimanervi ininterrottamente sino alla morte. Sarà proprio la sua lunga permanenza nella capitale francese, al fianco dei grandi dell'Impressionismo francese - soprattutto dell'amico Degas, cui lo accomunava il carattere schivo, quasi burbero, e che come lui morì nel 1917 - a rendere Federico Zandomenghi un "impressionista veneziano", come acutamente lo definì il grande critico Enrico Piceni, fino al punto da estraniarlo pressoché totalmente dal contesto artistico nazionale. Mentre De Nittis e Boldini, nonostante i loro soggiorni parigini, non ruppero mai i contatti con l'Italia, Zandomeneghi restò invece esclusivamente legato all'ambiente parigino, partecipando dal 1879 a tutte le mostre impressioniste, risultando, fra i tre "italiani di Parigi", quello che ebbe i legami più duraturi e profondi con l'ambiente impressionista e post-impressionista. A differenza della Parigi elegante, mondana e internazionale celebrata da De Nittis e Boldini, la Parigi di Zandomeneghi si racchiude nel quartiere bohèmien di Montmartre, residenza di molti artisti, dove l'artista viveva a fianco di Toulouse-Lautrec e dell'artista e modella Suzanne Valadon, ritratta in molte opere di Renoir, Lautrec, Puvis de Chavannes e Zandomeneghi.
L'esposizione, articolata in sedici sezioni tematiche e non cronologiche, è composta da un centinaio di opere, tra dipinti e pastelli, di Zandomeneghi, a cui si aggiungono una trentina di disegni. Questi ultimi sono utili sia per studiare il passaggio dall'abbozzo all'opera finita, sia per delineare quel particolare senso del disegno che soprattutto nella cerchia di Degas è elemento caratterizzante di un certo clima impressionista. Accanto alla selezione di Zandomeneghi vengono inserite a confronto opere di artisti francesi, come i disegni dell'amica, modella e pittrice Suzanne Valadon, dipinti di Renoir, Guillaumin, Sisley, Pissarro, pastelli di Degas, grafiche di Toulouse-Lautrec. Questa giustapposizione di opere permette di visualizzare la fitta trama di riferimenti e suggestioni che legano Zandomeneghi ai suoi amici impressionisti.
Per informazioni
Tel. 06.68809035 - 06.68809036