di Alberto Foresi
L'Islam prescrive che almeno una volta nella vita i fedeli debbano andare a pregare alla Mecca. Così ogni anno in cinque giorni di pellegrinaggio milioni di persone accorrono alla Kaaba. Nell'edificio posto al centro della moschea, è incastonata la Pietra nera che, secondo la tradizione, l'arcangelo Gabriele consegnò ad Abramo.
Il 12 gennaio scorso, durante uno dei riti connessi al pellegrinaggio, a causa della folla immane che vi prende parte, ci sono stati secondo il ministero della sanità arabo 354 morti e circa 600 feriti. Sembra che la maggior parte ssiano morti per asfissia o calpestati.
Simili incidenti durante il pellegrinaggio purtroppo si verificano da sempre. Nel 1990 morirono più di 1.400 pellegrini per una calca avvenuta in uno dei tunnel che portano alle colonne di Mina. Due anni fa, al ponte Jamarat, finirono calpestati dalla folla circa 250 musulmani, nel '98 le vittime furono 119 e l'anno prima persero la vita, in un gigantesco incendio, circa 300 persone.
Questa volta teatro del disastro è stato ancora il ponte di Jamarat in direzione della piana di Muzdalifa dove si compie il rito conclusivo del pellegrinaggio. Il ponte costituisce una sorta di imbuto nel quale si stringe la colonna in marcia, favorendo così il verificarsi di incidenti di questo tipo.
Il rito, detto della lapidazione del Demonio, non è presente nel Corano ma è tramandato in un hadith della Sunna (i detti del Profeta Maometto) ed è osservato sia dai Sanniti che dagli Sciiti. I fedeli che sfilando sul ponte di Jamarat debbono colpire con sette pietre ciascuno dei tre pilastri ("steli"), per dimostrare di aver resistito alle tentazioni di Satana. Il rituale affonda le sue origini nella tradizione biblica e rimanda all'episodio di Abramo al quale Dio aveva chiesto di sacrificare il figlio Ismaele, e che Satana aveva cercato di spingere a non farlo. Per aver resistito a Satana, Dio concederà ad Abramo di sacrificare un agnello al posto del figlio. Le tre steli simboleggiano il fatto che per tre volte Satana tentò Abramo, e che questi lo respinse lanciandogli ogni volta sette pietre.
Nella tradizione islamica, la vicenda di Abramo non ha un valore solo simbolico ma si riferisce ad un fatto veramente accaduto in una strada fra il monte Ararat e la piana di Muzdalifa, proprio dove oggi si compie il rito che conclude il pellegrinaggio. L' immane assembramento di fedeli dipende dal fatto che il rito deve essere compiuto in un tempo determinato e breve e dalla scrupolosa osservanza dei fedeli. A nulla è servito che le autorità saudite abbiano più volte emesso degli editti, ("fatwa"), che dichiaravano valida la lapidazione di Satana compiuta fuori dai tempi prescritti, nel tentativo di scongiurare il ripetersi di tragici incidenti. Inutili anche le recenti realizzazioni architettoniche, fra le quali i tunnel, costruite per consentire una maggiore fluidità della massa dei fedeli.
A monte dei problemi connessi al pellegrinaggio c'è il sovrapporsi, nel mondo islamico, di tradizione e di modernità. Ad una sorta di democratizzazione del pellegrinaggio, diventato ormai accessibile ad ampi strati della popolazione grazie al migliorato tenore di vita, alla diffusione del trasporto aereo e alla diminuzione delle spese di viaggio, si sovrappone la fedeltà alla tradizione che prescrive di compiere il rito esattamente nello stesso luogo alla stessa ora in cui si era verificato l'episodio di Abramo.