Pubblicato su politicadomani Num 55 - Febbraio 2006

Un golpe per le dittature di tutto il mondo
Michelle Bachelet è la prima Presidentessa del Cile
Dopo anni di esilio politico, per essersi opposta al regime di Pinochet, la Bachelet guiderà fino al 2010 i destini di questa promettente nazione dell'America Latina

di Pamela Suarez

Santiago del Cile - Il 15 gennaio 2006 è la data che rimarrà nella storia del Cile come il giorno in cui un popolo intero ha riconosciuto forza e capacità di governare ad una donna. Figlia di Alberto, generale dello storico Presidente Salvador Allende, sopravvissuta alle torture militari ed esiliata politica, Michelle Bachelet Jeria arriva fino alla Presidenza della Repubblica per guidare il suo Cile, un Paese che ha dimostrato al mondo intero, con elezioni regolari, il consolidamento della propria democrazia, dopo 17 anni di dittatura militare e numerose negazioni dei diritti umani.
Quando in Cile gli orologi indicavano le 18:15, e dopo la comunicazione ufficiale dei primi dati ufficiali sul voto che davano come vincitrice la candidata della Concertación in 12 delle 13 regioni del Paese, la voce del popolo cileno iniziava a farsi sentire. Militante del Partido Socialista (PS), 54 anni, medico di professione, la Bachelet annunciava così, per il prossimo 11 marzo, il suo ingresso nel palazzo presidenziale de La Moneda, dando un chiaro segnale di svolta al Paese. Dopo l'odio e le violenze militari che l'hanno privata non solo dei migliori anni della sua vita, ma anche di un padre, della sua terra e della sua libertà, ora può finalmente consacrare il suo riscatto ponendosi al servizio di un popolo le cui ferite e divisioni fanno ormai parte del passato.
Dopo le 20:00 il Governo di Lagos annuncia ufficialmente i conteggi finali: Bachelet ottiene un chiaro trionfo raggiungendo il 53,49% dei voti, mentre l'imprenditore miliardario Sebastián Piñera con il 46,50% è sconfitto. 3.712.902 voti di scarto hanno reso indiscutibile vittoria della candidata della Concertación de los Partidos Por la Democracia. Nel frattempo i festeggiamenti si estendevano in tutte le regioni del Paese, e anche oltreconfine, diventando una vera e propria festa nazionale. Un nuovo trionfo della democrazia, che non lascia più dubbi sul fatto che ora il Cile è libero dal fantasma della oppressione.
"Il mio governo sarà un governo di unità, un governo per tutti i cileni, perché manca ancora tantissimo nel cammino della riconciliazione" ha dichiarato la nuova Presidentessa nel suo primo discorso a migliaia di persone riunitesi per celebrare il suo trionfo davanti alla sede del suo comitato elettorale, a Santiago.
"C'è qualcuno che vorrei abbracciare questa notte, un uomo che sarebbe sicuramente orgoglioso di sua figlia, quest'uomo è mio padre, Alberto Bachelet Martínez, generale dell'Aviazione cilena, dal quale ho ereditato un amore smisurato per la mia patria." Conclude così il suo discorso, Michelle Bachelet, emozionata, tra le lacrime, ricordando il padre accusato di tradimento verso il governo di Pinochet e torturato fino alla morte nel carcere di Santiago nel 1974, dai suoi stessi colleghi e amici, per essersi rifiutato di eseguire un ordine che avrebbe fatto del male ai suoi compatrioti. Solo perché aveva un'idea politica diversa.
Una vita piena di amarezze quella di Michelle. Le sue parole, senza dubbio, denotano il coraggio e il temperamento di una donna e di una madre, che ha dimostrato a tutto il mondo di sapere affrontare a tutt'oggi, i dolorosi ricordi del governo militare, la persecuzione politica, e la tortura. Così come le insegnò il padre, il generale Alberto Bachelet nella sua ultima lettera alla famiglia, inviata dal carcere dove morì Michelle sostiene che "… dobbiamo lottare affinché l'uomo la smetta di essere il lupo dell'uomo e la libertà, l'uguaglianza e la giustizia sociale si traducano in fatti concreti."
Gli occhi della comunità internazionale saranno lì, attenti, il prossimo 11 marzo quando Michelle Bachelet diverrà ufficialmente Presidente del Cile: poiché questo è un modello per il mondo intero, un simbolo per "unità", "riformismo" e "riconciliazione" di un popolo che riafferma la sua libertà e consolida la sua democrazia… un vero e proprio golpe alle dittature di tutto il mondo.

 

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