Pubblicato su politicadomani Num 58 - Maggio 2006

Fondamentalismo ebraico
I movimenti ultraortodossi e il sionismo
Solo la Shoah e l'olocausto convincono gli ultraortodossi ad allearsi con il sionismo per dar vita allo stato di Israele

di Alberto Foresi

Gli ultraortodossi - detti anche, da un versetto biblico di Isaia "haredim", ovvero coloro che tremano davanti alla parola di Dio - sono gli Ebrei che ritengono fondamentale l'osservanza rigorosa di tutti i comandamenti divini derivanti dall'esegesi della Torah e del Talmud. Tali leggi non si limitano a definire i rapporti tra uomo e Dio ma si estendono ai rapporti sociali i membri della comunità all'interno della quale ogni fedele è corresponsabile di ogni azione compiuta dagli altri membri.
Nemici di ogni ideologia modernista, gli haredim sono stati a lungo ostili al sionismo che era ritenuto una forma di manifestazione di una volontà di potenza di natura antropocentrica, e in quanto tale era considerato idolatria. Scopo del sionismo era la ricostituzione di un nuovo Israele. Ma questo, agli occhi degli ultraortodossi, veniva a ledere il cosiddetto Mito dei Tre Giuramenti: Dio aveva fatto promettere al popolo ebraico di non usare la forza per tornare nella terra d'origine, di non ribellarsi alle nazioni che lo opprimevano confidando nella manifestazione terrena della giustizia divina, di non anticipare la fine dei tempi e di non fare alcunché che potesse accelerare la Redenzione. In questa prospettiva la pretesa sionista di riunire tutti gli Ebrei esiliati in una nuova Sion prima dell'avvento del tempo messianico veniva interpretata come un'inaudita e intollerabile sfida umana alla volontà e alla potenza di Dio. Il sionismo, inoltre, si configurava come un movimento più politico che religioso e scarso peso era dato al fatto che i suoi militanti fossero più o meno rigorosi osservanti delle prescrizioni divine: per tale motivo gli haredim, che non ritenevano possibile l'inserimento degli ebrei in un quadro politico e istituzionale retto da norme diverse da quelle della legge divina, consideravano i sionisti atei e peccatori, prendendo decisamente le distanze dal movimento.
Questo rifiuto di tornare alla Terra di Israele - Eretz Israel - aveva trasformato il concetto stesso di
Eretz Israel, che divenne una sorta di Mito dell'assenza: per gli haredim la Terra di Israele era stata espulsa dalla Storia e il ritorno nei luoghi d'origine sarebbe avvenuto solo per effetto esclusivo dell'irruzione della Trascendenza nella Storia stessa, cioè, con la fine stessa della Storia e in pratica del mondo. Conseguenza di tale concezione è il fatto che gli haredim avessero come unici punti di riferimento il Passato (la Genesi) e il Futuro (l'Apocalisse), mentre nessuna importanza era data al Presente (la Storia).
Nelle comunità ultraortodosse, diffuse soprattutto nell'Europa orientale, la Terra d'Israele si tramuta da luogo reale in un complesso mitico e simbolico, perdendo così la sua dimensione geo-religiosa a vantaggio di una concezione deterritoriale che in sostanza la porta a coincidere con lo stesso territorio in cui vivevano, osservando la Torah, le comunità haredim e i loro capi spirituali, i rebbe.
Per opporsi al sionismo, le comunità haredim europee, superando le proprie tradizionali divisioni, giungeranno a dar vita, nel 1912, all'Agudat Israel (Consiglio d'Israele): una sorta di partito mondiale antisionista. Questa opposizione non sarà sempre costante nel tempo e, riaffacciandosi le divisioni interne, muterà da comunità a comunità. Ad esempio il rebbe della comunità polacca dei Gur, Abraham Mordecai Alter (1866-1948), che pure era stato uno dei fondatori dell'Agudat, non si opporrà alla volontà di numerosi suoi seguaci di insediarsi in Palestina al termine della Prima Guerra Mondiale ed egli stesso vi si trasferirà nel 1940.
Solo dopo la Shoah, con la quasi totale distruzione della presenza ebraica in Europa ad opera del Nazismo, e dopo aver preso atto dell'impossibilità di continuare a vivere in un'Europa così radicalmente ostile nei loro confronti, cambierà l'atteggiamento di buona parte delle comunità ultraortodosse superstiti nei confronti del sionismo. Gli ultraortodossi migrano verso la Palestina ove danno vita allo stato d'Israele.

 

La peculiarità del fondamentalismo ebraico

Alle caratteristiche comuni agli altri fondamentalismi - la centralità del Libro Sacro, la sua interpretazione astorica e letterale, il primato della legge divina su quella secolare… - il fondamentalismo ebraico aggiunge una dimensione etnica ed un messianismo salvifico legato ad una determinata realtà territoriale. Sul finire del XIX secolo, alla presa di coscienza della esistenza di un'identità fondamentalista all'interno della comunità ebraica contribuì in modo determinante il confronto con il movimento sionista. Il sionismo, che proprio in quel periodo stava prendendo forma, era portatore di un'ideologia di matrice secolarista e nazionalista. Il confronto divenne più serrato e più proficuo al termine del Secondo Conflitto Mondiale allorché si procedette alla faticosa ricostituzione di uno stato ebraico, dopo quasi duemila anni di diaspora (iniziata con la distruzione del Tempio di Gerusalemme ad opera del romano Tito nel 70 d.C.), e la devastante esperienza dell'Olocausto.

 

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