Pubblicato su politicadomani Num 58 - Maggio 2006

Alle radici dello stato di Israele
Il sionismo dopo il 1948
La piena realizzazione di uno stato guidato dalla Legge religiosa sarebbe possibile solo quando gli ebrei avranno ricostituito la Terra d'Israele nella sua interezza

 

La dottrina elaborata da Kook parve avverarsi nel 1948 con la nascita dello Stato di Israele. Tuttavia la dimensione territoriale dello Stato, privo di parti della Terra biblica, lasciò insoddisfatta la corrente radicale del sionismo religioso, in disaccordo con la posizione moderata dello stesso Mizrahi. La corrente, guidata dal figlio di Kook, Tzvi Yehuda, si formò aggregando al suo interno sia i circoli rabbinici facenti capo all'istituto religioso di Gerusalemme fondato da Ytzhak Kook, sia i membri del gruppo del Gahelet ("Le ceneri ardenti", giovani sionisti religiosi attratti dal nazionalismo kookista), sia membri dissidenti dell'organizzazione giovanile del Mafdal, Partito Nazionale Religioso, nome assunto dal Mizrahi dopo il 1956. Secondo la corrente radicale nazional-religiosa era indispensabile perseguire una politica mirante ad ottenere la piena sovranità sulla biblica Terra d'Israele. Sarebbe stato infatti impossibile l'avvento della Redenzione sino a quando parte di Gerusalemme, la Giudea e la Samaria, con le città sante di Hebron, Nablus e Safed sarebbero rimaste nelle mani dei Gentili. Tali territori saranno effettivamente conquistati con la guerra dei sei giorni (1967), non a caso definita da Kook figlio "guerra della Redenzione". Nonostante Kook avesse chiesto, con motivazioni di ordine religioso, l'immediata annessione dei territori occupati, il governo laburista allora in carica perseguì una diversa linea politica. La strategia del governo era di negoziare la restituzione dei territori in cambio della stipula di trattati di pace con le nazioni arabe della regione, in modo da assicurare garanzie di sicurezza per Israele. Tale politica tuttavia non darà i frutti sperati a causa dell'inserimento della contesa nel più ampio contesto della guerra fredda e del suo equilibrio bipolare Usa-Urss.
L'ala radicale nazional-religiosa si opporrà duramente alla politica laburista, sostenendo che il mancato possesso della Terra d'Israele avrebbe causato l'arresto del processo messianico. Contrariamente agli ultraortodossi, i nazional-religiosi ritenevano che la piena realizzazione di uno stato guidato dalla Legge religiosa sarebbe stato possibile solo quando gli ebrei avrebbero ricostituito la Terra d'Israele nella sua interezza. È lo stare nella Terra, il cui suolo è intriso di santità e la rigorosa osservanza della Legge, che consentono il ritorno a Dio di tutto il popolo ebraico.
Spinti da tali idee, i nazional-religiosi inizieranno un lungo confronto con il governo riguardo al possesso dei nuovi territori conquistati al termine del conflitto, facendosi spesso promotori di occupazioni coloniche in aperto contrasto con l'autorità costituita.

 

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