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Pubblicato su politicadomani Num 61/62 - Set/Ott 2006
Conforto
Lettera ai detenuti
Dalla Abbazia Benedettina "Mater Ecclesiæ", Isola San Giulio (Verona),
l'Abbadessa scrive Anna Maria Cànopi osb Carissimi fratelli,
chi vi scrive è una monaca che vive con molte altre monache per l'intera esistenza dentro le mura del chiostro, essendo consacrate a Dio per essere preghiera incessante in favore di tutti gli uomini. Siamo "recluse" per nostra libera scelta: abbiamo liberamente e gioiosamente acconsentito alla chiamata di Dio. Voi, fratelli, vi trovate invece reclusi perché condannati a causa di qualche colpa realmente commessa o ingiustamente attribuita. Comunque, anche nella caduta, forse siete stati più che altro vittime della vostra fragilità ...
Ci accumuna, dunque, la reclusione, la limitazione dello spazio vitale, il non poter uscire liberamente; ci accumuna la solitudine, la lontananza da casa, dai famigliari, dagli amici ... Ma la motivazione è diversa e diverso è il modo di vivere questa situazione. Da noi è abbracciata con amore, accolta come dono che Dio ci fa per poter offrire la nostra vita, insieme con Gesù crocifisso, per la salvezza di tutti gli uomini. Tuttavia, penso che anche per voi il tempo della reclusione possa essere vissuto in senso positivo.
La pena della detenzione più o meno lunga può trasformarsi in tempo di riflessione e meditazione, di recupero dei veri valori della vita; la stessa sofferenza che essa comporta può essere mezzo di espiazione e quindi anche di ritrovamento della vera libertà interiore. So che non pochi carcerati hanno fatto o stanno facendo un bellissimo cammino di redenzione, scoprendo o ritrovando la fede, la preghiera, lo spirito della beatitudini evangeliche. Incon-trando Gesù, la Vergine Maria e i santi, scoprono di essere amati da Dio e dai fratelli, fanno esperienza dell'amore gratuito e si sentono anch'essi spinti ad amare con cuore generoso.
E il tempo di reclusione dovrebbe quindi poter essere, per voi, non tanto una situazione di condanna, quanto una "scuola di riabilitazione" alla vita sociale, fraterna, fino a portarvi ad un livello di maturità, responsabilità e dignità personale maggiore di prima.
L'indulto di cui molti hanno potuto beneficiare in questo tempo può essere uno stimolo a migliorare voi stessi, per poter rientrare - pienamente riconciliati - nel vostro ambiente familiare e sociale.
Dio concede all'uomo il tempo di convertirsi; egli ha una illimitata speranza nell'uomo, gli dà fiducia nonostante le sue colpe e ribellioni ... Dio perdona sempre a chi si pente. E "per-donare" significa donare senza misura amore a chi, forse proprio per mancanza di amore, ha percorso vie sbagliate.
Chi si è reso colpevole deve desiderare di poter espiare e riparare il male che ha fatto, ma nello stesso tempo deve potersi sentire perdonato dai fratelli, per essere a sua volta spinto a perdonare chiunque lo abbia ferito inducendolo al male.
Dio stesso ci comanda di perdonare al nostro prossimo se vogliamo essere perdonati da Lui. Gesù, il Figlio di Dio, è venuto a farsi carico di tutti i peccati del mondo per espiarli morendo sulla croce. Condannato come un malfattore, è spirato dicendo "padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno". Perdonare qualcuno è come ridargli la vita, riaccogliendo nella fraternità, nell'amicizia, nell'abbraccio della pace.
Il primo uomo ad entrare con Gesù in Paradiso fu un condannato come lui alla crocifissione (morte ignominiosa riservata agli schiavi). La tradizione lo ha denominato "buon ladrone". Non pronunziò molte parole; soltanto si rivolse a Gesù - credendolo davvero innocente e figlio di Dio - e gli disse: "Ricordati di me, quando sarai nel tuo Regno". La risposta di Gesù fu immediata: "Oggi, sarai con me in Paradiso!".
Fede, pentimento, desiderio di ricevere il perdono, preghiera umile e fiduciosa: ecco come può aprirsi davanti ad ogni condannato dalla legge degli uomini la porta della speranza, spalancata dalla legge divina - la legge dell'amore - che rende giusto l'uomo perdonandolo con infinita misericordia, poiché Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva (cf. Ez. 18,23).
Carissimi fratelli, sappiate che siete sempre ricordati da noi claustrali e che nella nostra preghiera avete un posto privilegiato.
Maria, la Vergine Madre di Gesù, veglia su tutti noi, suoi figli, specialmente su quelli che sono più bisognosi di misericordia e di consolazione. Alla sua tenerezza materna sempre vi affidiamo, salutandovi tutti fraternamente nel Signore.
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