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Pubblicato su politicadomani Num 64 - Dicembre 2006
Magreb
Movimenti femminili in Algeria
La lotta per i diritti in nessun paese è stata mai sostenuta da tutta la società, ancora meno lo è stata nei paesi arabo-musulmani di Ester Basile* È in seguito alla partecipazione di gruppi di donne algerine al Movimento di liberazione nazionale, prima del 1988, che nacquero grandi speranze di miglioramento della condizione delle donne nell'Algeria indipendente. Lo statuto giuridico delle donne in Algeria risale al 1984, con l'adozione del Codice della famiglia che fa della donna un'eterna minorenne.
Nei paesi occidentali la rivendicazione dei diritti delle donne ha assunto un certo rilievo negli anni '60 ed una dimensione internazionale negli anni '70. Ciò non è stato senza effetto nel mondo arabo e nel Maghreb, dove le donne cominciavano a porre il problema della loro condizione d'inferiorità.
Associazioni di donne in diversi periodi dal 1988-1991 e dal 1992 al 1997 hanno creato collettivi che sfociarono nella costituzione di un coordinamento nazionale nel 1989, che ha dato come esito una piattaforma ancora attuale. Nel periodo che va dal 1989 al 1991 il movimento delle donne è apparso come il movimento sociale più unito nella sua diversità. Le donne sono state le prime a prendere coscienza del periodo della violenza integralista. È grazie a loro che si sviluppa in seno a diverse associazioni, l'opinione pubblica e i poteri istituzionali un'acuta coscienza del pericolo integralista.
Il successo conseguito dall'ex Fis (Fronte islamico di salvezza) alle elezioni comunali non ha fatto che accentuare la posizione radicale anti-integralista tra le militanti. Dura la reazione. Le prime misure prese dai sindaci islamisti non a caso riguardavano le donne: chiusura delle palestre, divieto di fare musica e danza a livello di conservatorio, obbligo per il personale femminile dei comuni di portare il velo. Il colmo è stato raggiunto nell'estate del 1990 con la separazione delle famiglie in riva al mare da una parte le donne e dall'altra gli uomini.
L'interruzione delle elezioni legislative del dicembre 1991 e l'organizzazione del Cnsa (Comitè National de sauvegarde de l'Algérie) hanno visto le militanti costituirsi come l'ala più radicale del Movimento, con la richiesta, da parte di alcune associazioni, dell'interdizione dei partiti integralisti.
Oggi viene rimproverato alle militanti di costituire un gruppo di élite, occidentalizzato e lontano dalle realtà delle donne. Esse rispondono che la lotta per i diritti in nessun paese è stata mai sostenuta da tutta la società, ancora meno lo è stata nei paesi arabo-musulmani.
A ben vedere il problema dei diritti umani non è specifico del movimento delle donne, ma si pone per tutti i movimenti sociali in Algeria ed è legato all'emergere della società civile. È opinione diffusa che la questione dei diritti delle donne sia stata relegata in secondo piano e abbia lasciato il posto alla lotta contro il terrorismo e l'integralismo.
L'oggetto centrale di questa analisi dovrebbe essere la cittadinanza piena e intera del soggetto Femminile. Ma una cittadinanza piena non può essere realizzata se non nel quadro di leggi egualitarie, conformi ai valori universali dei diritti della persona umana, al di fuori di ogni riferimento alla religione.
Se l'islamismo non ha preso il potere come dice la Sgrena in Algeria lo dobbiamo alle donne.
Gli islamisti iniziano nel 1989 la loro campagna di normalizzazione contro le donne: oltre all'obbligo del velo, cercano di imporre la segregazione dei sessi nelle scuole, impediscono alle ragazze di fare ginnastica etc., controllano i loro movimenti nelle Università.
Molte oggi le Associazioni di donne che riprendono la lotta contro il codice della famiglia, senza aspettare che il terrorismo sia finito. L'abolizione della poligamia, il divorzio sono temi cruciali.
Le donne islamiche non hanno nessuna identificazione in rapporto con la loro storia, ma solo con i ruoli loro assegnati. Innanzitutto la donna è madre, ed è la maternità che la sacralizza.
* Delegata Istituto Italiano per gli Studi Filosofici; Presidente Associazione Eleonora Pimentel dal 1996; Già Presidente Consulta Regionale Femminile Pari Opportunità; Ideatrice Progetto La Tela Del Mediterraneo.
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