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Nonostante tutto
Commercio italico d'armi verso paesi in guerra Il caso Somalia di F.S. "Responsabilità italiane emergono dal nuovo rapporto Onu (metà di novembre): l'Eritrea che ha fornito alle Corti islamiche aerei da guerra smontati e spediti ufficialmente come pezzi di ricambio, nel 2005 ha acquistato dall'italiana Aermacchi (oggi Alenia Aermacchi S.p.A. una delle industrie aeronautiche italiane più conosciute nel mondo) componenti per i caccia MB 339, come registra la relazione annuale sul commercio di armamenti presentata dal governo. La vendita, per un valore di 1.138.000 euro, ha avuto regolarmente l'autorizzazione all'esportazione, secondo quanto stabilito dalla legge 185 del 1990 sul commercio internazionale di armi; un'autorizzazione che, però, deroga alla regolamentazione sulle forniture militari verso paesi destinatari di aiuti della Cooperazione Italiana". Così "Nubi Somale", un'inchiesta di RaiNews24 di Elisa Morincola a cura di Maurizio Torrealta, diretta ad accertare le responsabilità italiane nelle rincorsa agli armamenti nel Corno d'Africa. Riguardo le forniture provenienti dall'Italia, il rapporto Onu è assai dettagliato: cita le date in cui sono state spedite, (tra il 12 e il 16 ottobre 2005 e il 14 dicembre 2005), il porto e l'aeroporto dove è stata scaricata la merce (El Ma'an e lo scalo di Johar) e il materiale consegnato al Governo federale di transizione: 18 camion (riferisce Bruno Schiemsky, coordinatore degli ispettori Onu), un certo numero di casse lunghe, larghe e sigillate tenute sotto stretta sicurezza, tende e altre casse con scritte in italiano che attribuivano il contenuto all'Esercito italiano. L'Italia si dichiara estranea alla spedizione dei camion, affermando che gli invii per aereo, sei in tutto, facevano parte di aiuti della Cooperazione italiana; e aggiunge "è possibile che un privato abbia esportato camion militari in Somalia", ma non dice chi sia né dà altre indicazioni.
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Num 65 Gennaio 2007 | politicadomani.it
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