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Pubblicato su politicadomani Num 69 - Maggio 2007
Dove sono finiti i maestri birrai?
Bella bionda
Una bevanda sempre più povera di aroma, l'omologazione dei marchi, la produzione all'estero, la conquista dei mercati internazionali e profitti giganteschi: sono questi gli ingredienti del successo delle multinazionali della birra
di m.m. Moretti e Peroni, le bionde italiane di tante serate passate con gli amici, magari davanti a una pizza, non sono più italiane. Per trovare una bionda delle nostre parti bisogna andarsela a cercare, magari in Piemonte a Casalpusterlengo, vicino Lodi, nel birrificio lodigiano, oppure a Milano nel birrificio di Lambrate, o a Ponte Mariano in provincia di Lucca, nel birrificio Bruton. Naturalmente costano molto di più. Ma, vuoi mettere il profumo, il gusto vellutato, quel senso di pienezza che comincia dal palato e poi scende giù giù. Sapori e profumi perduti di altri tempi. Fatti sparire dall'anonimato pervasivo delle multinazionali che, loro, non badano al gusto, a quel piacere sottile e appagante, loro badano al mercato. E ai soldi, tanti soldi. È così che Moretti e Peroni si sono prostituite.
"Pensate di bere una "Moretti"? invece state bevendo Heineken". Lo dice Luca Martinelli che di birre se ne intende su Altreconomia (n. 82, aprile 2007, pag.8). Il fatto è, spiega Martinelli, che quattro sole multinazionali si stanno impadronendo della produzione mondiale della birra: InBev, SabMiller, Anheuser-Busch e Heineken sono proprietarie o controllano il 40% del mercato della birra: una miriade di Marchi che di diverso hanno ormai solo l'etichetta. Con un'efficace campagna di persuasione queste multinazionali hanno incamerato enormi somme nei paesi latinoamericani e dell'America centrale, dove la produzione di birra è aumentata del +6% e +3% rispettivamente.
La Cina, con i suoi 1,32 miliardi di persone è il paese che produce più birra al mondo.
La multinazionale leader del mercato mondiale della birra è la InBev, nata dalla fusione della belga Interbrew con la brasiliana AmBev. Tre miliardi di dollari di profitti e 250 milioni di ettolitri prodotti nel 2006. la InBev opera prevalentemente nei mercati dei Paesi in via di sviluppo dove fa affari d'oro: + 45% in America Latina e + 13% in Asia.
Rivale della InBev è la SabMiller, anglosudafricana che nel 2005 acquistando la colombiana Bavaria per 7,8 miliardi di dollari, si è assicurata il 99% dei mercati di Colombia e Perù, il 93% di quello dell'Ecuador e il 78% di quello panamense. Secondo produttore del mondo, ha superato l'americana Anheuser-Busch (Bud) vendendo 176 milioni di ettolitri di birra con 2,5 miliardi di dollari di profitto. Del colosso fa parte dal 2003 anche la nostra Peroni, che è solo una dei 150 Marchi di birra della Sabmiller. Siete a Bogotà e volete bere qualcosa di fresco che vi ricordi anche casa? Ordinate pure Peroni nastro azzurro, "la mia birra" (come diceva un riuscitissimo spot pubblicitario di un po' di tempo fa), proprio quella che sta lì in bella mostra sugli scaffali del bar. Sappiate però che non è arrivata fino lì in Colombia come voi, con un volo proveniente dall'Italia: è stata prodotta lì e della "bionda" di una volta ha perso tutto il fascino e il profumo.
Anche l'Italia non si è sottratta all'omologazione e volgarizzazione del sapore: Heineken (Olanda), Peroni (vale a dire SabMiller, Gran Bretagna e Sudafrica) e Carlsberg (Danimarca) controllano quasi il 70% del consumo di birra italiano, e il 30% di questa birra viene dall'estero. Per ritrovare questo fascino e il vecchio profumo occorre andare nei birrifici a conduzione semifamiliare che con la birra artigianale stanno recuperando le tradizioni e i sapori di un tempo. Imprese locali che si stanno organizzando in rete (www.microbirrificio.org) per diffondere la birra, quella buona, che non è né pastorizzata né microfiltrata - un processo che toglie alla birra il fascino dell'aroma e del suo particolare gusto - e si conserva in frigo solo per pochi mesi. Una politica di informazione fatta anche per le strade con i famosi carrettini-bar, birrifici su ruote inventati dal birrificio Lodigiani che con il loro carico di birra in fusto arrivano nelle fiere, in piazza, nelle sagre, ovunque ci sia una festa, per distribuire e far conoscere la birra artigianale.
17 stabilimenti industriali con 2500 dipendenti a cui vanno aggiunti ristoranti e pub che la birra se la fanno da soli. Si, perché è possibile farsi la birra da soli e su internet c'è anche un manuale che insegna come.
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