Pubblicato su politicadomani Num 69 - Maggio 2007

Il fallimento del nuovo ordine mondiale
Tutti quei granelli di sabbia
L’Organizzazione Mondiale de l Commercio (OMC/WTO) è stata concepita a partire dai principi dell’Accordo Multinazionale sugli Investimenti, una sorta di dichiarazione dei diritti del capitale

di m.m.

Pochi sanno che all'origine delle massime istituzioni finanziarie internazionali Banca Mondiale, FMI e OMC/WTO c'è un'idea semplice semplice e molto efficace: il MAI, ovvero l'Accordo Multinaziona-le sugli Investimenti. Si tratta di un patto fra i 29 paesi più industrializzati del mondo (aderenti all'OCSE) con il quale essi si impegnano a garantire alle multinazionali le migliori condizioni geopolitiche per poter operare nei propri paesi. Vale a dire: leggi ambientali e sociali favorevoli, libertà di investire in qualsiasi settore e di svolgere qualsiasi attività commerciale e finanziaria, risarcimento in caso di esproprio o danni provocati da guerra o rivolte, diritto di chiamare in giudizio gli Stati in caso di insoddisfazione, e tutta una serie di altre clausole volte a salvaguardare gli interessi delle multinazionali anche contro gli interessi degli Stati. Sulla filosofia del MAI, che è una sorta di dichiarazione dei diritti del capitale, sono stati pensati altri accordi: sui servizi, sulla competizione, sugli appalti pubblici, accordi agricolo-forestali, sulla proprietà intellettuale e sui brevetti. Sulla base della capacità dei paesi di soddisfare l'esigenza delle multinazionali di operare in regime di tranquillità e di sicurezza, identificati alcuni parametri, fu formulata una classifica di paesi cosiddetti "a rischio". Naturalmente guerre, instabilità politica e disagio sociale in questo tipo di classifica sono considerati esclusivamente in relazione al tornaconto economico degli eventuali investitori: qualsiasi governo, non importa con quali mezzi, riesce a mantenere calma e stabile la situazione politico-sociale del suo paese è affidabile. Questo può voler dire guardare al futuro con gli occhi tutti e due chiusi e negare che uno Stato, oltre che di movimenti finanziari, è fatto anche di persone che formano una unità chiamata "popolo". Il nuovo ordine mondiale pensato dai tecnocrati del potere economico, attuato attraverso gli organismi internazionali della Banca Mondiale e del FMI (i quali peraltro erano nati con ben altri scopi) e successivamente regolato dalle norme via via approvate dell'OMC/WTO, non hanno dato i risultati sperati. La macchina si è inceppata per una serie quasi infinita di ragioni che, come tanti granelli di sabbia, sono penetrati nei suoi meccanismi e pian piano l'hanno costretta a rallentare ed ora minacciano di fermarla del tutto. Non poco merito ha avuto nel sollevare la tempesta di sabbia la possibilità di collegarsi in rete, tramite i moderni mezzi di comunicazione, telefono e internet, di tutti coloro che in questo processo erano stati trascurati o considerati elementi non influenti: la massa cioè di coloro, poveri e meno poveri, sui quali andavano a cadere le conseguenze della applicazione su scala mondiale dei principi della liberalizzazione senza regole e del capitalismo senza rispetto. A ribellarsi sono stati economisti e intellettuali del calibro di Vadana Shiva e premi Nobel come Joseph Stiglitz. Medici, giornalisti e giuristi, sindacalisti e missionari hanno fondato organizzazioni attive in mezzo alla gente, reti di informazioni, hanno organizzato manifestazioni e contromanifestazioni, incontri e convegni, si sono riuniti in gruppi di azione e gruppi di opinione in tutto il mondo, dando origine ad un movimento di popolo capace di resistere dal basso allo strapotere delle multinazionali in grado perfino di metterel in difficoltà, dando forza agli organismi rappresentativi dei diritti della gente. Quando poi i movimenti si sono rafforzati e sono cresciuti, i vecchi teorici del nuovo ordine mondiale hanno dovuto fare i conti con un altro fenomeno: tutta quella gente che non aveva trovato posto sui piani del MAI, organizzatasi politicamente, ha ribaltato i vecchi governi e ne ha scelti di nuovi completamente diversi. È accaduto in America Latina, in Europa e sta accadendo anche in Africa, dove la paura lascia il posto ad una pace duratura; accade in India e sia pure con mille contraddizioni e difficoltà anche in Medioriente. La gente e i governi hanno iniziato a prendere posizione contro questi "accordi internazionali" e quest'idea di fare del mondo un mercato globale non rispettoso né delle diversità né del diritto alla sopravvivenza dei più deboli. Hanno cominciato a pensare e a lavorare su altri accordi in Europa come in Africa e in sud America. Infine, il tam tam cibernetico di rete, quello mediatico e il passaparola hanno creato movimenti consapevoli della vera posta in gioco, la gente si è organizzata a livello locale e globale, per reclamare diritti che prima del MAI non avrebbe nemmeno messo in discussione: come il diritto ad avere per sé un luogo in cui vivere, senza essere cacciato con la propria famiglia per ragioni di sfruttamento ambientale, come accade nella foresta dell'Amazzonia o nelle valli destinate alle costruzioni degli enormi bacini idroelettrici; come il diritto ad avere abbastanza di che nutrirsi senza esser costretto ad abbandonare la terra perché, con le importazioni massicce dai paesi in cui i produttori ricevono incentivi, sono crollati i prezzi dei prodotti locali; come il diritto a disporre dell'acqua necessaria per bere, per l'igiene personale e per la necessità del proprio campo senza doverla comperare a caro prezzo; come il diritto a vivere su un pianeta che non sia destinato a morire a causa dello sfruttamento e dell'arricchimento di pochi e dell'abitudine allo spreco di molti. Ognuno di questi diritti sacrosanti è stato ufficialmente riconosciuto in altre Convenzioni e Trattati internazionali. Alla realizzazione dei quali però dovranno aderire con convinzione, perché è più conveniente per loro, anche quelle multinazionali per le quali era stato pensato il MAI.

 

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