Pubblicato su politicadomani Num 69 - Maggio 2007

Testimonianze
Una vita da collaboratore

 

Vent'anni così. E poi un infarto. Alla fine a Paolo Antonilli de "Il centro" il funerale l'hanno pagato i colleghi.
Un infarto lo ha fulminato a 53 anni in casa. All'inizio di una giornata qualsiasi di oltre vent'anni trascorsi da semplice collaboratore, e da mendicante di un contratto a tempo indeterminato. Così si è spento Paolo Antonilli da Montesilvano (Pescara), autore ogni giorno di una pagina e mezza del quotidiano regionale d'Abruzzo "Il centro". Il funerale pagato dai colleghi.
Paolo Antonilli è morto in casa a Montesilvano, alle porte di Pescara. Aveva 53 anni. L'allarme è partito da un collega della redazione centrale del quotidiano, preoccupato dal silenzio di Antonilli che durava da due giorni. Il referto medico ha stabilito che si è trattato di infarto. La morte lo ha colto nello studio attrezzato a sue spese a redazione giornalistica.
Antonilli era noto per una particolarità: essere il primo collaboratore reclutato sul territorio quando il quotidiano apriva i battenti nel febbraio 1986, sotto la direzione di Ugo Zatterin. Un rapporto rimasto invariato per oltre un ventennio. Prima che l'infarto lo stroncasse, Antonilli curava da esterno l'intera pagina di Montesilvano e metà pagina di Città Sant'Angelo.
Antonilli aveva più volte chiesto l'assunzione, come redattore o al massimo corrispondente. L'ultima a gennaio, quando le sue speranze sembrarono riaccendersi con l'arrivo alla direzione di Luigi Vicinanza, subentrato a Antonio Del Giudice dopo lo scandalo delle malversazioni alla Fira, la Finanziaria regionale abruzzese. Per interposta persona aveva incassato un no garbato come sempre, e la rituale pacca sulla spalla.
Per rassegnarsi al ruolo di collaboratore in servizio permanente effettivo. E di sconosciuto alla gerarchia dell'azienda, per la quale i collaboratori sono soggetti anonimi perfino ai centralinisti. una situazione paradossale, dal momento che le loro firme occupano quotidianamente il giornale per un buon settanta per cento.
Con gli 800 euro mensili che percepiva, Antonilli non poteva pagarsi un funerale. Tanto che i colleghi della redazione hanno chiesto di provvedere alla direzione amministrativa del giornale. Ma un giro di telefonate tra Pescara e Roma, sede centrale del gruppo Espresso, direzione quotidiani locali Finegil, ha avuto come risposta che "l'azienda non si occupa di matrimoni". Men che meno, quindi, di funerali. Gli amici di sempre hanno così sborsato 50 euro a testa per un ultimo viaggio in dignità, quella che il giornale aveva negato a Antonilli per una vita.
Nella sua carriera al giornale Antonilli aveva dovuto digerire il sorpasso di colleghi approdati in redazione dopo un tirocinio durato qualche anno, e di rinforzi provenienti da altre province dell'impero cartaceo di Caracciolo. Un caso eclatante il suo, ma non l'unico. Nella nutrita schiera di collaboratori del giornale c'è chi ha maturato più di dieci anni di anzianità senza vedersela riconosciuta da un contratto di lavoro dipendente.
Con un pugno di altri sfortunati Antonilli era la punta di diamante di un esercito di qualcosa come centoventi giornalisti di ogni grado di esperienza assoldati dalla testata per coprire l'impervio territorio abruzzese e il suo universo di piccoli comuni. E consentire al giornale di mantenere vendite e popolarità.

[da www.ilbarbieredellasera.com, articolo non firmato, 10.02.2007]

 

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