Pubblicato su Politica Domani Num 7 - Sett/Ott 2001
Appeso ad un filo, si è
chiuso il vertice contro il razzismo
EQUILIBRISMO A DURBAN
USA e Israele hanno abbandonato indignati
Chiara Graziosi
Dal 31 agosto al 7 settembre l'ONU
ha organizzato a Durban (Sudafrica) la conferenza mondiale contro il
razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l'intolleranza
che ha visto la partecipazione di 15 mila delegati provenienti da 150.
Il forum internazionale al termine di otto giorni di aspri dibattiti
ha sottoscritto i due documenti finali più lunghi della storia
delle Nazioni Unite: ben 170 paragrafi di dichiarazione finale e 260
di programma d'azione.
Più volte si è temuto il fallimento della conferenza a
causa di numerose discrepanze d'opinione sui temi più caldi:
il Medio Oriente e la schiavitù. Le discussioni si erano accese
soprattutto dopo le continue richieste da parte degli arabi di sottolineare
le atrocità che stanno commettendo gli israeliani nei territori
occupati e la risposta non meno esplicita dell'Unione Europea di non
voler neanche trattare l'argomento. Anche l'equiparazione tra l'apatheid
e il sionismo, concetto accuratamente evitato nella preparazione del
summit da parte di Mary Robinson (commissario ONU per i Diritti umani
e presidentessa della conferenza) e riproposto attraverso un documento
firmato da 300 ong (organizzazioni non governative) e da Arafat e Fidel
Castro, ha portato ad una forte reazione USA e Israeliana che lunedì
1 settembre hanno abbandonato la conferenza.
Nonostante le numerose difficoltà si sono ottenuti grandi risultati:
la definizione della tratta degli schiavi come crimine di guerra contro
l'umanità, l'obbligo morale di non dimenticare l'olocausto e
il principio politico e non giuridico (tengono ad evidenziare i paesi
occidentali) di risarcimento dei danni causati dallo schiavismo.
Anche Salma El Herfi, ambasciatore palestinese in Sudafrica, si ritiene
abbastanza soddisfatto: anche se nel documento finale non si menziona
esplicitamente Israele, sono citate le sofferenze dei profughi palestinesi
e il loro diritto a ritornare a casa, a riappropriarsi delle loro proprietà e all'autodeterminazione.
Alla fine si può affermare giustamente che la conferenza di Durban
ha ottenuto importanti successi: ha gettato le basi per un'alleanza
globale contro il razzismo, ed ha sottolineato il dovere morale dei
paesi ricchi di aiutare economicamente i paesi in via di sviluppo a
risollevarsi dalla crisi.