Pubblicato su Politica Domani Num 7 - Sett/Ott 2001
Il lavoro schiavizzato
alla base dell'economia globale
SIGNORI APRIAMO GLI OCCHI!
La schiavitu' moderna: un problema sociale al quale
bisogna dare voce
Maria Cristina Conti
L'esistenza del lavoro schiavizzato
è tutt'oggi una crudele realtà che non possiamo continuare
a far finta di non vedere. In questo momento più di ventisette
milioni di persone sono rese schiave e costrette a produrre, o a vendersi
a ritmi disumani in Thailandia, Brasile, India, Togo, Nepal ed altri
paesi ancora.
Lo scopo? Mandare avanti l'economia
globale e l'industria del sesso mondiale. Di queste persone un'altissima
percentuale sono bambini e ragazzi non ancora maggiorenni; milioni di
storie ognuna diversa, ma in fondo tutte simili perché la nuova
schiavitù ha dei fattori comuni che restano costanti: la violenza
e la brevità della durata del rapporto di schiavitù. Un
tempo gli schiavi erano investimenti, oggi sono merce usa e getta di
cui il mercato è pieno e il cui valore è talmente basso
da non valere assistenza e attenzioni di alcun tipo da parte dei proprietari.
"Il capitale ha le ali. La forza lavoro è inchiodata in
un solo luogo. Ecco perché il potere si è spostato"
Così ha detto il finanziere newyorkese R.A. Johnson riguardo
l'apertura di sedi distaccate delle multinazionali in paesi del terzo
mondo, dove è possibile impiegare per la produzione forza lavoro
del luogo che può essere facilmente sfruttata e resa schiava.
E' così che il lavoro schiavizzato si trova alla base dell'economia
globale dalla quale dipendiamo direttamente o indirettamente.
Le nuove forme di schiavitù sono fondamentalmente tre, quella
di possesso, quella da debito e quella contrattualizzata: i nuovi schiavi
sono quindi persone che sono state rapite, persone che hanno investito
se stesse e/o i propri figli in cambio di un prestito in denaro, persone
raggirate dalla firma di contratti di lavoro rivelatisi poi privi di
valore legale e soprattutto persone disperate che non vedono alcuna
alternativa alla propria condizione se non la schiavitù. La cosa
spaventosa è che nei paesi dove esiste la schiavitù questa
è tacitamente appoggiata dai governi locali e la polizia fa da
"cane da guardia" a servizio degli schiavisti in cambio di
tangenti o favori di vario tipo. La schiavitù materiale purtroppo
si trasforma anche in schiavitù psicologica tanto che molti schiavi
non si sentono più persone e una volta liberi si sentono davanti
alla libertà come i bambini di fronte a una cosa del tutto nuova:
curiosi, ma allo stesso tempo spaventati tanto che spesso non riescono
ad emanciparsi psicologicamente del tutto dalla loro vecchia condizione.
Cambiare una realtà così radicata e così forte
perché appoggiata dall'alto dei governi è difficile. L'importante,
quello che ciascuno di noi non deve mai smettere di fare, è porsi
domande, aprire gli occhi davanti ad una delle realtà più
scottanti del mondo e cercare le risposte nei meandri della coscienza
umana.