Pubblicato su politicadomani Num 72/73 - Set/Ott 2007

Movimenti e partecipazione
Quando la politica si fa per la strada
Il successo dei movimenti per il sostegno alle leggi di iniziativa popolare è un segnale positivo, che fa ben sperare in un cambiamento radicale della politica

di m.m.

Sono state consegnate 406.626 firme a sostegno della Legge di iniziativa popolare contro la privatizzazione e per la ripubblicizzazione dell'acqua. La raccolta è stata fatta dal Forum dei Movimenti per l'Acqua.
Questa sull'acqua è un'altra prova di quanto stia cambiando la "politica". Il virgolettato è d'obbligo perché il termine è usato qui nel suo significato originario, che vuol dire partecipazione alla cura della città. La società civile, questa entità un po' vaga e indefinita, da tempo ormai si sta attrezzando per riprendere nelle proprie mani il diritto di esprimersi su alcuni dei grandi temi che riguardano la comunità e di indicare possibili soluzioni. È accaduto nel recente passato per il "5 per mille", sta accadendo ora anche per l'acqua.
Da oltre due anni, molti cittadini, stretti dalla morsa dell'aumento spropositato delle tariffe e il deterioramento dei servizi, si sono organizzati localmente in movimenti contro la privatizzazione dell'acqua e dei servizi idrici. I diversi movimenti si sono quindi costituiti in un Forum dei Movimenti per l'Acqua, allo scopo di riunire le loro forze, scambiarsi saperi, mettere in comune le esperienze, ed essere operativi. Fanno parte del Forum ottanta reti nazionali, più di mille realtà territoriali e centinaia di enti locali: una forza d'urto straripante.
Il caso del Forum dei Movimenti per l'Acqua ha una storia antica fatta di precedenti di tutto rispetto. "Nel giugno 1998, a Lisbona, su iniziativa del Gruppo di Lisbona e della Fondazione Mario Soares, viene redatto e lanciato il "Manifesto dell'Acqua". Mario Soares viene nominato Presidente del Comitato Internazionale e Riccardo Petrella coordinatore del Comitato. La campagna si propone di lanciare una serie di campagne informative e di aumento della consapevolezza circa la lotta contro nuove fonti di inquinamento dell'acqua, la riforma strutturale dei sistemi di irrigazione nell'agricoltura intensiva ed industriale, la moratoria di 10/15 anni nella costruzione di nuove grandi dighe, la costituzione di un Osservatorio mondiale sui diritti umani dell'acqua" (www.contrattoacqua.it, La storia del Comitato internazionale).
In quel periodo, nella seconda metà degli anni '90, era convinzione generale che la gestione privatistica dei beni comuni fosse la soluzione definitiva per gli annosi problemi legati alla inefficienza e agli sprechi che si riteneva fossero propri ed esclusivi della gestione pubblica: "privato è bello" era la parola d'ordine.
È stata la Toscana la prima regione ad aprire ai privati la gestione delle risorse e dei servizi idrici con società miste pubblico-privato, e per molto tempo ha fatto da modello ad altri Ato (gli Ambiti Territoriali Ottimali introdotti dalla legge Galli). I soci privati nei vari Ato ruotano tutti attorno alle Spa ACEA, Suez Lyonnes, Caltagirone e Monte dei Paschi di Siena. Risultato dell'operazione: acqua più scadente, peggioramento dei servizi, aumento dei costi.
È partito allora, proprio dalla Toscana, il movimento per la ripubblicizzazione del servizio idrico. Si sono formati comitati territoriali che, con decine di eventi, hanno raggiunto e coinvolto migliaia di persone. Il movimento toscano è diventato il primo esempio di soggetto politico e negoziale, interlocutore obbligato delle istituzioni, strutturato dal basso sul territorio. Un esempio seguito presto da molti altri, fino ad arrivare ad un movimento nazionale che comunica e si organizza attraverso la rete. Si tratta di un movimento ormai disincantato e bene organizzato, una realtà profondamente radicata sul territorio di cui le forze politiche non possono non tenere conto.

 

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