Pubblicato su politicadomani Num 75 - Dicembre 2007


Fiera del libro
La rivincita della piccola editoria
"Più libri, più liberi" - Si è svolta a Roma una quattro giorni di full immersion in un fiume di libri

di Maria Mezzina

Chi dice che con l'avvento di internet la carta stampata ha i giorni contati, farebbe bene a rivedere la sue posizioni. C'è un rapporto fisico con il libro, come di una carezza su un corpo caldo, una sensazione di appartenenza e di possesso, che nessun mezzo informatico riuscirebbe a trasmettere. I libri "sono fatti per essere presi in mano, anche a letto, anche in barca, anche là dove non ci sono spine elettriche, possono essere sottolineati, sopportano orecchie e segnalibri, possono essere abbandonati aperti o sulle ginocchia quando ci prende sonno, stanno in tasca, si sciupano, assumono una fisionomia individuale a seconda dell'intensità e regolarità delle nostre letture...", scrive Umberto Eco.
Questa rivincita del libro su internet sta nelle cifre dell'ultima edizione della fiera della piccola e media editoria "Più libri, più liberi", che si è da poco conclusa a Roma (4-9 Dicembre 2007):
400 espositori; oltre 50mila visitatori (nella edizione del 2006); oltre 200 eventi culturali, fra presentazioni e dibattiti; 2.285 piccoli e medi editori (+13,9% rispetto al 2006); 23.112 titoli fra novità e ristampe, pari al 38,9% sul totale della produzione (+16,9%); 120.775 titoli in catalogo (+9,5%); 5.900 addetti, esclusi collaboratori e consulenti, ma compresi i proprietari quando lavorano nella casa editrice; 365,3 milioni di euro il valore del fatturato a prezzo di copertina in libreria; 35% l'incidenza sul totale del fatturato.
Bene, allora. I dati mostrano quanto sia viva e in crescita la voglia di libri. Attenzione però perché l'idea che il nome dato alla fiera, "Più libri, più liberi", intende veicolare vale solo se chi legge è consapevole di alcuni meccanismi editoriali perversi dai quali risulta lontana, per fortuna, proprio la piccola e media editoria. Esiste un ottimo libro, tradotto e pubblicato nel 2003 da una piccola casa editrice, la Sylvestre Bonnard, "Editoria condizionata" di Janine e Greg Brémond, che vale la pena di leggere per capire come funziona il mondo della grande editoria, e le ragioni per cui, se riferita a quest'ultima, "più libri, più liberi" potrebbe essere un falso. Citerò qui solo una di queste ragioni.
Il grande mercato editoriale è controllato da poche case editrici (in Italia ci sono RCS e Mondadori) le quali sono parte di multinazionali i cui interessi spaziano in campi diversi come servizi, energia, trasporti e comunicazioni. Qui, nelle comunicazioni, esse affondano i propri artigli, per assicurarsi il controllo dei vari mass media: dalla Tv a internet; dalle grandi testate quotidiane e periodiche (free press incluse) alle società di raccolta pubblicitaria; dalle tipografie alle grandi catene di librerie; dai supermercati alle società di distribuzione. In questo modo, avendo a disposizione tutta questa forza d'urto, è il grande editore che decide quali sono i libri che saranno "preferiti" e "scelti" dai lettori. E può persino decidere i libri che saranno scritti per soddisfare queste "preferenze" del lettore. Una forma di imbarbarimento del libro, di impoverimento della cultura e di omologazione del pensiero che è l'antitesi della libertà.
È nel porsi in netta opposizione rispetto a queste tendenze che sta il valore della piccola e media editoria. Il suo successo, di cui le cifre appena esposte sono la prova, sta proprio nella capacità di questo mercato di preservare e valorizzare la pluralità. La fiera "è un posto dove è possibile fare scoperte, come trovare pepite in una miniera... Negli stand si trovano tutti quei volumi che non è sempre facile trovare, anche quelli che non hanno una grande distribuzione o ne hanno solo una locale, quelli che magari si cercava da tempo senza sapere nemmeno che esistessero. Insomma, davvero un'avventura della conoscenza... Non è facile scegliere, tanta è l'offerta, ma è la realtà del mondo editoriale che rischia di disorientare il lettore, soprattutto quando è un lettore occasionale... stretto tra 56mila titoli, tanti se ne stampano ogni anno nel nostro Paese", si legge nel comunicato stampa della fiera. Gli editori piccoli e medi, quindi, fanno da argine ai processi di omologazione e difendono la varietà e il pluralismo culturale. È per questa ragione, che assume senso il nome dato alla fiera "Più libri, più liberi": medi e piccoli editori possono ancora dare spazio a tutti quei libri che, invece che seguire la scia delle mode imposte ed indotte attraverso i grandi circuiti editoriali, sanno suscitare curiosità e aprire prospettive.

 

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