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Pubblicato su politicadomani Num 75 - Dicembre 2007
Foto dall'alto
La società italiana al 2007
Consumi, lavoro, emigrazione, economia, imprese, finanza e criminalità. In estrema sintesi il quadro generale e alcuni dati
Di meno, ma meglio: la revisione strategica dei consumi familiari
Budget risicati, consumi in lieve crescita, rialzo delle spese per la casa e, allo stesso tempo, boom di prodotti e modalità di acquisto innovative: è questa l'essenza della revisione strategica dei budget familiari che fa convivere tutela del tenore di vita e accesso a nuovi beni, auto-percezione della propria vulnerabilità socioeconomica e persistente caccia a beni e servizi di qualità. I redditi reali familiari crescono in misura ridotta (+0,5% tasso annuo) e per il prossimo biennio saranno di poco superiori all'1%. Cresce l'incidenza sui consumi delle spese per l'abitazione passate, nel periodo 1996-2006, dal 20,6% al 26%, attestandosi al 31% se vi si includono le spese per energia e combustibile. 2,4 milioni di famiglie hanno un mutuo a carico che comporta un esborso medio annuo di 5,5 mila euro pari a circa il 14% della propria spesa. Per oltre 622 mila famiglie con una spesa media mensile fino a 2 mila euro il peso del mutuo sale a quasi il 27% della propria spesa totale e per i single giovani al 19,2%. Il ricorso al credito al consumo è passato da 48 miliardi circa di euro del 2002 a oltre 85,6 miliardi di euro del 2006, con un incremento del +78%. Tuttavia le famiglie insolventi sono solo l'1,7%, e quelle che hanno dichiarato difficoltà nel far fronte alle rate il 6,3%. Il 58% delle famiglie effettua regolarmente acquisti nei mercati rionali, il 60% presso gli hard-discount che hanno aumentato il loro fatturato globale del 45%. E' il 66% delle famiglie con figli a cambiare punto vendita cercando di massimizzare le offerte. Il 37% degli italiani associa il low cost a tutte le fasce di popolazione, mentre è il 21% a ritenerlo appannaggio delle sole famiglie a basso reddito; il 60% degli italiani ha dichiarato che ha utilizzato o utilizzerebbe il low cost.
La flessibilità fa crescere il lavoro, ma dopo?
Dei quasi 1 milione 900 mila lavoratori che hanno trovato un'occupazione, il 38,2% ha un contratto a termine, l'8,7% un contratto di lavoro a progetto o occasionale e il 36,1% un contratto a tempo indeterminato. Tra gli under 35 si registre la più elevata incidenza di contratti atipici. I giovani infatti rappresentano la parte decisamente maggioritaria - il 58,2% - del lavoro atipico in Italia. Ma nel 2006, su 902 mila lavoratori che si sono ritrovati senza occupazione, perché l'hanno persa, o perché si sono ritirati dal lavoro, più di 346 mila erano persone con meno di 34 anni (il 38,4%) e il 22,2% persone dai 35 ai 44 anni.
Riorganizzarsi anche all'estero
38.690 studenti italiani si sono iscritti in facoltà universitarie straniere, in prevalenza tedesche (il 19,9%), austriache (16,1%), inglesi (13,7%), svizzere (11,6%), francesi (10,4%) e statunitensi (8,8%); e sono stati più di 11 mila e 700 (vale a dire il 3,9% del totale) i laureati che ad un anno dal conseguimento del diploma hanno trovato lavoro all'estero; il numero delle imprese estere partecipate da aziende italiane è arrivato a quota 17.200, per un volume di addetti pari a oltre 1milione 120 mila lavoratori. Sono stati circa 13.368 gli italiani ad elevata qualificazione che si sono spostati, temporaneamente, dall'Italia agli Stati Uniti: di questi, 6.179 (+51,6% tra 1998 e 2006) sono lavoratori altamente specializzati, 5.692 (+51,7%) sono quadri o dirigenti di imprese internazionali, e infine 1.497 (+166,8%) sono in possesso del visto O1, concesso esclusivamente a lavoratori con "straordinarie capacità o risultati".
Il ruolo crescente dei global player
Le quote italiane del Pil e dell'export mondiali appaiono in flessione, ridotte rispettivamente al 2,7% e al 3,4% nel 2006. Ma non si può tralasciare che si tratta di fette più piccole di una torta (la produzione mondiale, l'export globale di prodotti e servizi) che nel frattempo si è allargata enormemente. Se oggi il rapporto dell'Italia con la prima potenza economica (gli Stati Uniti) è di 1 a 7, nel 2050 il rapporto con la maggiore potenza mondiale (la Cina) sarà prevedibilmente di 1 a 21. Il downgrading riguarda naturalmente tutte le economie occidentali. Ma, le proiezioni al 2050 assegnano alla nostra economia, dall'attuale settimo posto, ancora la decima posizione nel mondo, mentre Spagna e Canada escono dalla top 10.
L'ascesa delle imprese competitive
Le imprese dell'industria in senso stretto con più di 20 addetti sono appena il 7,1% del totale, dunque, una netta minoranza numerica, ma nei fatti capace di sviluppare una forza propulsiva determinante poiché tale numero ridotto di aziende (non più di 37.000 unità) genera quasi l'80% del fatturato industriale ed il 75% del valore aggiunto.
La potenza delle concentrazioni finanziarie
Tra le prime 10 operazioni di fusione e acquisizione realizzate nel 2007, 5 riguardano le banche ed una in particolare, quella della incorporazione di Capitalia in Unicredit, raggiunge un valore estremamente elevato, superiore a 21 miliardi di euro. La quota di attività realizzate dai primi cinque gruppi bancari italiani è passata dal 45% dello scorso anno all'attuale 53,5%. La quota di mercato del 37% che nel 2006 era distribuita fra quattro differenti gruppi oggi è realizzata da due soli operatori.
La forza pervasiva della criminalità organizzata
I comuni del Sud in cui sono presenti sodalizi criminali sono 406 su 1.608. Complessivamente 610 comuni in Italia hanno un indicatore manifesto della presenza di criminalità organizzata (clan mafioso o bene confiscato o scioglimento negli ultimi tre anni). Si tratta di 13 milioni circa di individui su di un totale di 16.874.969, vale a dire il 77,2% del totale della popolazione residente nelle quattro regioni a rischio e circa il 22% della popolazione italiana. In queste stesse aree viene prodotto il 15,1% del Pil nazionale e si registra il 13,2% dei depositi bancari e il 7,1% degli impieghi.
[Comunicato stampa, Censis]
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