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Pubblicato su politicadomani Num 76 - Gennaio 2008
Recensioni
Il doppio cerchio che soffoca
“post-giornalismo”: Un maestro di giornalismo lancia un doloroso grido d'allarme sulla morte dell'informazione e l'agonia della democrazia
di Maria Mezzina
"Post-giornalismo. Notizie sulla fine delle notizie" è l'ultimo libro di Furio Colombo (Editori Riuniti, Ottobre 2007 - 10,00 euro). Il volume è una riflessione "sullo stato del giornalismo italiano "bruciato" dalle pesanti interferenze politiche e dalle imprese editoriali sempre più coinvolte o spinte in progetti e interessi estranei all'editoria, e anzi in contrasto con essa", si legge sulla quarta di copertina.
Furio Colombo, oggi senatore, è stato direttore dell'Unità. Ha trascorso un lungo periodo negli Stati Uniti come inviato della Rai e di quotidiani e periodici come Repubblica, la Stampa, l'Espresso, Panorama e direttore dell'edizione italiana della New York Review of Books. Ha insegnato giornalismo internazionale alla Columbia University di New York e alla scuola di giornalismo della Luiss.
Post-giornalismo è il termine che egli usa per indicare "un'epoca segnata da notizie che non nascono dalla realtà dei fatti ma da decisioni o esigenze di centri di potere che guidano la parabola delle notizie e ne decidono la scomparsa", continuiamo a leggere dalla quarta di copertina. È il "cerchio" delle notizie che "nascono, circolano, crescono e muoiono [...] secondo l'impulso di centri di potere e di interesse ..." (pg. 71): notizie a circolazione controllata le chiama l'autore del libro. È anche il "cerchio" delle "notizie "impiantate" che appaiono, circolano e scompaiono come segnale, come messaggio, come battuta-dialogo non sempre fra parti identificabili, quasi sempre fra lo stupore disorientato dell'opinione pubblica e quasi mai senza un vero chiarimento o rivelazione finale" (pgg. 71-72). Un ferreo "doppio cerchio", quindi, in cui è costretto a muoversi chi tenta di fare una qualsiasi opposizione, se non vuole essere tacciato di essere ridicolo o stravagante se appena un po' cerca di sottrarsi alla morsa del doppio cerchio.
Notizie "avvelenate", e notizie "a circolazione controllata".
Non è un fenomeno solo italiano: Stati Uniti e Inghilterra, paesi nei quali l'informazione e la libertà di stampa hanno una tradizione molto più nobile che da noi, dopo la tragedia dell'11 settembre sono cadute (hanno iniziato?) in questo circolo vizioso. Con una differenza, però: che in ambedue i paesi i responsabili delle notizie false e di quelle a circolazione controllata sono stati licenziati e sono andati perfino in prigione e il giornale o la rete Tv hanno chiesto pubblicamente scusa al proprio pubblico. È il caso, per esempio, di Judith Miller, licenziata dal New York Times e del direttore generale della Bbc. In Italia nulla di tutto questo. La situazione tragica e indecente degli anni del governo Berlusconi, un capo di governo con il controllo di tutte (tutte) le televisioni pubbliche e private e di gran parte della stampa nazionale si perpetua con il governo dell'Ulivo a causa dell'inspiegabile e scandalosa resistenza ad approvare una legge sul conflitto di interessi, come è invece in tutti i paesi democratici. È quindi pura illusione pensare che una testata possa essere libera quando essa vive con il denaro del governo o dipende per la pubblicità dal circuito Mediaset, mentre esiste una sorta di meccanismo di finanziamento pubblico dell'informazione che premia le grandi testate e comprime, schiaccia e infine uccide ogni nuova espressione di media indipendente.
Come e quanto i mezzi di comunicazione siano dipendenti dal potere politico (così come da quello finanziario ed economico), e come quest'ultimo si serva della Tv per creare consenso è argomento di vari capitoli nel libro di Furio Colombo: "Lo specchio" (pgg. 57-62); "Nelle giostra dei Talk show" (pgg. 95-101); "Media e potere" (pgg. 111-117); "Ultime notizie dal terrorismo nel mondo" (pgg. 123.126), tanto per citarne alcuni.
Furio Colombo oltre a dare numerosi esempi di come si possa uccidere il giornalismo di informazione, rimanda ad altri scritti di autori internazionali i quali hanno illustrato la genesi e lo sviluppo di alcune notizie false e a circolazione controllata, all'origine di vicende dalle importanti conseguenze, che hanno interessato l'Italia. Fra questi, "The Italian Letter", un libro-documento di Peter Eisner e Knut Royce, nel quale si trova l'accurato racconto di "un documento falso preparato in Italia nella redazione di un settimanale politico italiano ["Panorama", ndr], usando personaggi periferici del sottomondo spionistico per promuovere il famoso discorso: "Ci possono distruggere in 45 minuti"", con cui Tony Blair "ha usato e giocato con la stampa in due modi" (pg.77): per convincere l'opinione pubblica della necessità della guerra e per imbavagliare chiunque attraverso la televisione o la stampa potesse ostacolare i suoi progetti con argomenti critici. Un libro che Colombo consiglia di adottare nelle scuole di giornalismo del mondo.
"Post-giornalismo" è un libro che, se si legge d'un fiato per lo stile e l'incalzare delle argomentazioni. Per la gravità della situazione denunciata costringe, invece, a fermarsi su ogni capitolo, pagina per pagina, per riflettere: pensare cioè a cosa si è ridotto quel qualcosa a cui diamo ancora il nome di "democrazia", ma che diventa sempre più problematico riconoscere. Un deterioramento di cui il mondo del giornalismo italiano è, almeno in parte, responsabile.
 
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