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Pubblicato su politicadomani Num 77 - Febbraio 2008
Editoriale
Dal sogno... una grande speranza
di Maria Mezzina
Lavoro che non c'è; o meglio, c'è ma è a nero. Tanto lavoro a nero: come in provincia di Reggio Calabria dove a Rosarno e a San Ferdinando gli operatori di Medici senza Frontiere (Rapporto "Una stagione all'inferno", in questo numero) hanno scoperto che i braccianti immigrati impiegati nei campi di agrumi non hanno contratto di lavoro. Nessuno.
Una criminalità organizzata, quella della Calabria, pronta a soffocare ogni tentativo di riscattare questa regione dalla morsa che l'attanaglia. Una criminalità che è riuscita a infiltrarsi nelle istituzioni e a controllare pezzi importanti del mondo delle finanze. Non è questione di partiti, che da tempo e con questo sistema di voto sono come scatole vuote: le recenti vicende politiche sono sintomatiche di un costume perverso che, se non ha direttamente a che vedere con la criminalità, indubbiamente la favorisce perpetrando, come accade, un sistema di scambi e di favori che l'economista Marco Vitale ha chiamato "mastellismo" e “bassolinismo” (pag. 6 e 7).
La "democrazia" non è più quella del voto, anche se è difficile, per ora, immaginarne una diversa. La democrazia, ora, si costruisce a partire dalla gente, dalla loro capacità di resistere alle lusinghe e alle intimidazioni di un sistema insopportabile, e di vincere. È necessario, per questo, scrollarsi di dosso quel malcostume atavico di attendere dall'alto ciò che si può ottenere operando da soli, e cominciare a costruire dal basso, pian piano, sottraendo alle varie mafie, 'ndranghete, camorre, corone unite, e pezzi di Stato deviati, frammenti di spazio e di potere, uno dopo l'altro, e ricostruire con questi frammenti rubati la speranza della gente. È quanto la Cei (Conferenza Episcopale Italiana) ha iniziato a fare con il progetto Policoro in Calabria, sulla spinta riformatrice del grande convegno di Palermo del 1995: piccole cooperative agricole e di servizi di giovani che, crescendo, si sono organizzate e costituite in consorzi, quale è quello del GOEL, nella Locride. Una terra segnata dalla criminalità che con questi giovani ha ricominciato a sperare. Una realtà positiva, duramente attaccata negli ultimi tempi, e che da un mese ha perduto in Mons. Bregantini, trasferito in Molise, il proprio sostegno e conforto. "Cercheranno di ammazzarci in tutti i modi", dice Vincenzo Linarello, Presidente del GOEL. Molti sono "fuggiti" dalla Calabria, ma quelli che stanno creando in questa terra una realtà operosa di legalità e di lavoro (ne abbiamo parlato lo scorso numero) hanno deciso di rimanere non per "resistere", ma per "vincere". Il trasferimento di Mons. Bregantini, da dramma per avere perduto una guida, può trasformarsi in una grande occasione di crescita: riuscire a fare da soli e così ridare speranza e coraggio alla gente.
Ma c'è bisogno dell'aiuto e della presenza di tutti perché, questa non è una battaglia della sola Calabria o del Meridione, è una guerra dell'Italia intera, perché il sistema mafioso è diffuso ad ogni livello: nelle pieghe del potere (amministrazioni, Asl, trasporti, enti pubblici) come nei partiti, nelle finanze come nella produzione, al Sud come al Nord.
È per questo che c'è bisogno di una grande, corale partecipazione alla manifestazione che si terrà il 1 marzo a Locri, e che sarà preceduta da una veglia di preghiera la sera del 29 febbraio. Una manifestazione per la legalità e per la gente di Calabria, contro la mafia e le massonerie deviate, che gli organizzatori dell'evento hanno voluto chiamare, significativamente, "Dal sogno... una grande speranza".
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