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Pubblicato su politicadomani Num 77 - Febbraio 2008
Partecipazione degli adulti ad attività formative
di m.m.
È del 10 gennaio scorso la pubblicazione dell'indagine Istat sulla "Partecipazione degli adulti ad attività formative". Obiettivo della ricerca è "di evidenziare non solo coloro che continuano ad apprendere e a formarsi durante il corso della loro vita, ma anche gli esclusi che non partecipano ad alcuna attività di formazione". I dati vengono dall'indagine "I cittadini e il tempo libero", condotta dall'Istituto nel maggio 2006, su un campione di 24mila famiglie per un totale di 54mila individui.
Vogliamo qui porre l'accento sul segmento più debole di questa indagine, a cui appartengono coloro che non fanno alcuna attività di formazione, neanche quelle di tipo autogestito (informal learning).
Risulta, dal quadro generale, che nei 12 mesi precedenti l'intervista sono il 58,3% gli adulti che non hanno partecipato ad alcuna attività di formazione. La percentuale cresce con l'età: dal 21,5% dei 18-19enni, al 30,6% nella fascia 20-24 anni; al 43,1% fra i 25-34 anni; al 49,6% fra i 35-44 anni; al 53,2% fra i 45-54 anni; al 62,4% nella fascia 55-59 anni; fino a raggiungere una media del 78,8% fra gli over 60.
Ci sono differenze territoriali notevoli. Non hanno partecipato ad attività formative: il 51,5% delle persone residenti nel Nord-est, il 56,4% di quelle residenti nel Nord-ovest e al Centro e il 64,6% delle persone residenti al Sud e nelle Isole. È la Calabria in cima a questa classifica negativa (66,9%), seguita dalla Sicilia (66%) e dalla Campania (65,7%).
Poche, invece, sono le differenze fra il centro e le periferie delle grandi città, e fra le aree metropolitane e i piccoli centri (57-59%).
Rilevanti le differenze per livello sociale. Non hanno partecipato ad attività formative di alcun genere il 45,4% di occupati. In questa categoria, tuttavia, mentre la percentuale dei quadri direttivi, imprenditori, liberi professionisti, impiegati è del 33% circa, sale al 59% quella di operai e apprendisti, e al 57,6% quella dei lavoratori in proprio e coadiuvanti. È del 58,4% quella di coloro che sono in cerca di nuova occupazione e del 51% quella dei giovani in cerca di prima occupazione. Le casalinghe sono il 76,5% e i pensionati sono l'80,8%. La percentuale arriva al 79,6% nella categoria classificata dall'Istat come "altro", gente cioè che o versa in condizioni familiari o di salute particolarmente critiche, o appartiene alla categoria dei lavoratori in nero, o, addirittura, ha smesso di cercare lavoro.
Sono 67,7% quelli che dicono di non aver voluto partecipare a corsi di studio e/o formazione e 23,8% quelli che dichiarano di non aver potuto partecipare (la percentuale sale al 30,9% al Sud) indicando come ostacolo ragioni diverse: impegni familiari (40%), impegni di lavoro (34,3%), motivi legati all'età e alla salute (36%), costi troppo elevati (23,8%). Soprattutto i giovani lamentano costi troppo elevati: il 41% dei 18-19enni e il 39,3% dei 20-24enni.
C'è anche un difetto grave di informazione. Infatti - si legge sul rapporto - le persone di 18-64 anni si sono informate sulle attività di formazione soprattutto attraverso internet (54,1%); buone le "reti informali dei familiari, amici e colleghi di lavoro (40,8%)"; scarse le informazioni dei mass media (15%) e degli istituti di istruzione o di formazione(14,8%) e i centri di formazione(14,3%); addirittura "residuale è il ruolo delle associazioni di categoria (10,7%), del datore di lavoro (8,1%), dei libri (5,9%) e delle associazioni culturali e di volontariato (5,8%)".
Un segnale preoccupante di formazione e di cultura negata.
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