|
Lettera aperta
Contro la prostituzione Stralci da una lunga comunicazione di una scrittrice, autodidatta, che della lotta alla prostituzione ha fatto il suo cavallo di battaglia e, per combatterla, ha fondato nei Castelli Romani il Comitato Etico "Donne in lotta contro la prostituzione" di Tamara Di Davide La prostituzione è un fenomeno inaccettabile che offende l'immagine e la dignità femminile, causa ed effetto di un rapporto uomo-donna perverso, mercificato e violento. Esiste una metastasi sociale diffusa, provocata anche da un certo femminismo venduto e allo sbando, secondo il quale, chi vuole può liberamente prostituirsi, o andare a prostitute, almeno fra maggiorenni. Tutto questo, viene spacciato per libertà, ma è tutt'altro che libertà, è decadenza e assenza di valori, e gli effetti si possono vedere e sentire ogni giorno. Nel corso della Storia il patriarcato, alleato delle religioni e dei partiti della destra, ha regolamentato la prostituzione per assicurare agli uomini questo turpe "servizio sociale" dimodochè, dando sfogo ai loro bassi istinti sessuali e dividendo il popolo delle donne in donne perbene e donne permale, essi possano mantenere l'esercizio del potere sulle donne. E, stante che della dignità e del simbolico femminile non è mai importato nulla a nessuno, perpetuano l'aberrazione della doppia morale. Le donne, pur svolgendo i 2/3 del lavoro mondiale, prostituendosi nelle più varie forme, sono titolari di un solo centesimo della ricchezza mondiale (dati OML). Esiste un preciso collegamento fra lo sfruttamento del lavoro delle donne, il simbolico in negativo delle donne, e la prostituzione: da una parte abbiamo la prostituta per "libera scelta", che guadagna grosse cifre con poca fatica, e dall'altra la donna distrutta dalla fatica e dalle gravidanze. Ma le prostitute dal denaro facile sono pochissime, mentre le donne distrutte dalla fatica e non pagate o sottopagate, e costrette a prostituirsi, sono tantissime. La prostituta non opera solo su di sé e per sé, ma su tutta l'immagine femminile, poiché rappresenta il corpo della donna venduto e usato per il piacere (sadico) maschile. Allora la definizione di "lavoro" data alla prostituzione dallo Stato, è una sciagurata ipotesi di svalutazione e oltraggio del corpo e del simbolico femminile. Tocca a noi elettrici dire a voce forte e chiara che non vogliamo che lo Stato riconosca a nessun livello ed in nessun modo il cosiddetto "mestiere di prostituta"... improponibile, inaccettabile, vergognoso. [...] Non è vero che la prostituzione appartiene ad entrambi i sessi perché per il 94% essa è femminile. [Informazioni, adesioni e suggerimenti: comitatoetico@tin.it]
|
||
Num 78 Marzo 2008 | politicadomani.it
|
|||