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Pubblicato su politicadomani Num 79 - Aprile 2008
Lettere al direttore
Dignità ed emancipazione in Calabria
Un caro amico, dal cui archivio fotografico abbiamo preso l'immagine di prima pagina del scorso numero di politicadomani, ci scrive per ringraziare e ci racconta la storia esemplare di quella foto
Gentile e cara amica,
paladina e ammiratrice della mia Calabria, direttore responsabile di Politicadomani, ho visto nella prima pagina del giornale una mia vecchia e cara foto: il cuore ha accelerato i suoi battiti ed è andato lontano, ad un episodio degli anni dell'immediato dopoguerra che ha rappresentato il mio primo ingresso nel sociale.
In una pausa della ristrutturazione della casa avita sono stato vivamente pregato dalle donne del mio vicinato, per la ripresa dei lavori, di intercedere presso la mamma perché non ingaggiasse mano d'opera maschile per assistere 1'operaio edile (il muratore) essendo loro disposte per guadagnare qualche soldo per le loro consistenti necessità famigliari.
II giovanissimo don Mario ha dovuto lottare e contro la famiglia e contro il muratore e contro le dicerie del vicinato, tutti ferocemente maschilisti: all'epoca la donna poteva fare solo la "calzetta" (lavori di rammendatura); fuori casa l'uomo era il re, anche se in casa la regina era lei, la donna.
Alla ripresa dei lavori le quattro donne si sottoposero al duro lavoro di preparare il cemento (non vi erano impastatrici meccaniche), di portare in testa, protetta solo da una corona di stracci, con la "caldarella" (recipiente di ferro) il cemento sul luogo del suo impiego salendo per una scala di 21 gradini (non vi erano pompe di elevazione).
L'elemento meraviglioso e scioccante fu che anche i loro figli piccolissimi, guidati da mia sorella, collaborarono nella loro piccola possibilità al lavoro delle madri: l'enorme importanza della famiglia e della scuola per la formazione del cives.
Questo episodio di dignità ed emancipazione si può aggiungere alla storia delle mondine per 1'Italia settentrionale, come alla storia delle raccoglitrici d'ulive nell'Italia centro-meridionale e alla storia del lavoro femminile in campagna.
Oggi la donna costituisce la figura nuova del mondo agricolo, dove è entrata a partire dagli anni settanta in seguito a grosse battaglie per conquistare il suo posto nell'ambiente, che sembrava volesse respingerla perché voleva restare immutato: vi è entrata portando la sua innata saggezza, dopo aver acquisito le nozioni necessarie perché la sua opera di gestione e di lavoro non avesse nulla da invidiare a quella dell'uomo "destreggiandosi" nei campi così come in cucina con i fornelli o con il telaio. Vediamo donne munite di laurea in scienze agrarie o veterinarie, con diploma di perito agrario, geometra, ragioniere guidare una modernissima e potentissima trattrice, ungere le vacche, potare le viti e i frutteti, avere la gestione di una azienda agricola e non.
Alle magnifiche quattro donne, che hanno tutte raggiunto la casa del Padre, vada il mio ricordo, il mio affetto, la mia ammirazione, il mio ringraziamento.
Giobatta
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