Pubblicato su Politica Domani Num 8 - Novembre 2001
Confronti
NELLA RELIGIONE NON C'È IMPOSIZIONE
Intervista ad Ibrahim Jusuf Fernando Trusiani
Augusto Pallocca
Ibrahim Jusuf Fernando Trusiani è un uomo sobrio, dal fascino
schivo di chi sa di sapere. Lo incontro in una assolata mattina di ottobre,
a pochi passi dalla parrocchia di S.Lucia a Velletri, di fronte al luogo
di culto dell'Islam che egli stesso, insieme ad altri quattro fedeli,
ha fondato cinque anni fa, nel 1996. Italiano, con un accento vagamente
toscano ma nativo di un non ben precisato paese nei dintorni di Tivoli
(lui non si cura di darmi coordinate esatte in tal senso), dichiaratamente
girovago e cosmopolita, musulmano per scelta e non per imposizione,
Ibrahim, interrotta forzosamente la lettura di un logoro volume del
Corano, mi invita a trasferirci in un luogo più idoneo alla conversazione.
Mentre ci allontaniamo dalla Moschea , pettinandosi la barba lunga e
brizzolata, mi esprime la sua perplessità sul modo in cui si
parla dell'Islam in questo periodo: "Le persone che parlano e scrivono
riguardo all'Islam - mi dice - molto spesso sono islamisti, cioè
studiosi dell'Islam che però non lo vivono e non lo conoscono
in prima persona, da fedeli. Per capire a fondo la realtà musulmana
è necessario interpellare chi è veramente musulmano ".
Ci sediamo a un tavolo di un bar del centro. "Bismillah (nel nome
di Dio ndr) ! Cominciamo a dire la verità!" Esclama Ibrahim,
e detto ciò comincia a spiegarmi alcuni capisaldi dell'Islam.
E' evidentemente un approfondimento che ritiene necessario per il prosieguo
della discussione. "Di che dio stiamo parlando? - si interroga
- di un Dio vero - risponde a se stesso - , di un creatore. Non possiamo
immaginare Dio attribuendogli caratteristiche umane, perché Egli
è al di fuori della sua creazione. Dio è simile a un pittore,
che, con un atto d'amore, ha dipinto la tela dell'universo. Dunque è
sbagliato pensare che l'uomo è fatto a Sua immagine e somiglianza:
noi non somigliamo a Dio in senso stretto, bensì siamo come Dio
ha immaginato e voluto che fossimo. Ma anche se non siamo a immagine
e somiglianza di Dio, per esistere abbiamo bisogno della sua Potenza.
Nulla vive senza la potenza di Dio". "Dio ha creato molte
cose - continua - visibili e invisibili. Siamo in grado di percepire
le cose visibili con gli occhi e quelle invisibili con lo spirito. Con
l'intelligenza, infine, mettiamo in connessione materia ed anima e siamo
in grado così di distinguere il vero dal falso". Ibrahim
si è convertito all'Islam, ha fatto una scelta da uomo libero.
Ha rifiutato l'imposizione della religione cattolica da parte della
società a cui appartiene e attraverso la riflessione, la 'luce
dell'intelletto', ha maturato delle convinzioni salde, granitiche, a
volte scomode, assumendosi pienamente la responsabilità dei rischi
che una scelta del genere può comportare: "Bisogna essere
sinceri con noi stessi - mi esorta - conoscerci interiormente ed esteriormente,
conoscere la storia, le diverse culture e religioni e non scegliere
semplicemente in base all'abitudine e alla tradizione". Ibrahim
è un uomo saggio, colto ma umile, per cui la discussione è
un arte che collega cuore e cervello, con cui ritrovi il piacere del
dialogo e del confronto dopo anni di sterile silenzio informatico. Mi
interesso alle attività extra-cultuali della moschea: "Quando
ci sono dei fratelli che si allontanano dalla retta via - mi spiega
l'Imam - io ed altri fratelli che frequentano assiduamente la Moschea
li cerchiamo, li incontriamo e facciamo quello che in lingua araba si
chiama bajan, ossia un piccolo sermone che richiama l'attenzione del
nostro fratello sul suo comportamento negativo. E' un discorso con cui
tentiamo di riavvicinarlo a Dio, alla pratica religiosa, alla comunità
e alle sue regole. Dobbiamo rappresentare bene l'Islam, mantenendo un
buon aspetto e una buona condotta, sia per rispetto nei confronti del
paese che ci ospita, sia perché ne risponderemo davanti a Dio.
Oltre a questa attività di recupero dei fratelli più sfortunati
la moschea espleta regolarmente le usuali funzioni che consistono nelle
5 preghiere giornaliere, nella lettura del Corano e della Sunna del
Profeta, un libro che riguarda la morale e il giusto comportamento.
Come si può notare, l'Islam non lascia allo scoperto nessun varco,
perché in Esso è prescritto tutto". Ibrahim coglie
l'occasione per spiegarmi l'importanza fondamentale della Zakat, ovvero
del versamento di una quota fissa annua detratta dal reddito di ogni
fedele che viene devoluta alla moschea, che la utilizza per il sostentamento
dei "fratelli" più bisognosi; mi parla diffusamente
dell'utilità del Ramadam, il mese del digiuno, e dell'obbligatorietà
per i fedeli del pellegrinaggio annuale a La Mecca, principale luogo
di culto dell'Islam fondato, secondo la tradizione, da Abramo, verso
cui ogni musulmano volge lo sguardo quando prega. Il discorso vira in
seguito sul problema dell'immigrazione. "Molti fratelli musulmani
arrivano in Italia dal Marocco, dall'Algeria e da altri paesi arabi
in cerca di un lavoro e di miglioramento. Bisogna sfatare il mito che
vuole questi paesi vittime di uno stato irrimediabile di povertà
. In realtà le ricchezze e le risorse esistono, ma sono distribuite
in modo iniquo. Sono paesi, questi, che si professano devoti all'Islam
ma non lo sono nei fatti, perché la loro politica non rispetta
i criteri di equità, altruismo e generosità che il Corano
impone. Sono scesi a compromessi con il mondo capitalista". Ibrahim
accende una Nazionale, e disegnando in aria ampie volute di fumo opalescente
beve un liquido di colore scuro e di natura ignota da una piccola bottiglia
larga e stretta che tira fuori dalla sua borsa di pelle nera. Poi continua:
"Il razzismo purtroppo esiste ancora nei confronti di questi fratelli,
ma è un fenomeno che è in decremento. Quando ci comportiamo
bene e rispettiamo chi ci sta accanto siamo rispettati, e possiamo instaurare
un buon rapporto con la società italiana che è, per tradizione
millenaria, cattolica. Per quanto riguarda il lavoro, invece, i nostri
fratelli vengono spesso sfruttati dalle imprese italiane, lavorano in
nero, non hanno garanzie né diritti. E' una situazione difficile
perché questi fratelli molto spesso sono bisognosi e sopportano
lo sfruttamento pur di portare a casa un pezzo di pane". E la Jihad,
il fondamentalismo, la discriminazione? Invenzione dei media o dottrina?
"Santo è soltanto Allah. Non esiste una guerra santa, la
guerra è sempre sporca, sanguinosa. L'Islam è libertà,
amore, pace, conoscenza. Non odio, né guerra, né terrorismo.
Allah ha detto che "Nella religione non c'è imposizione,
d'altra parte la verità è manifesta". Allah ci ha
semplicemente imposto di difendere la nostra religione se c'è
un popolo che ci impedisce di professarla e che ad essa manca di rispetto.
Il rispetto vuole rispetto. D'altra parte, i paesi che professano la
violenza e l'intolleranza in nome dell'Islam si pongono con questo atto
automaticamente già fuori dall'Islam stesso. Allah attraverso
il Profeta Mohammed aveva predetto che sarebbe arrivato un tempo in
cui i musulmani si sarebbero divisi in 73 sette: ciò è
avvenuto, perché nel mondo islamico vediamo molte fratture che
contraddistinguono diversi modi di essere musulmano. Per l'anima mia,
l'unico modo giusto di essere musulmani è solo il bene, l'amore,
la conoscenza. Ed è noto che la conoscenza non si raggiunge sicuramente
attraverso atti violenti, o terroristici, che coinvolgono persone innocenti.
Il musulmano dovrebbe essere, a parer mio, una persona erudita: purtroppo
gli interessi politici ed economici e l'ignoranza fanno sì che
si fraintenda la parola di Dio in modo così grossolano".
L'11 settembre è una data storica, che unisce l'occidente contro
il mondo musulmano e viceversa, rinfocolando l'ostilità fra le
due civiltà. "Non abbiamo prove sicure che siano stati dei
musulmani a compiere quegli attentati. Abbiamo sospetti, ma i sospetti
non sono prove. Ed è per questo che l'occidente non ha il diritto
di intraprendere una campagna militare contro il popolo afgano, mietendo
vittime, tra l'altro, anche fra la popolazione civile. Questa reazione
aggiunge fuoco al fuoco, odio all'odio. Purtroppo c'è una volontà
secolare di colonizzazione del mondo islamico da parte dell'occidente,
che sottovaluta i paesi devoti ad Allah definendoli "Terzo Mondo".
Purtroppo l'occidente si riferisce esclusivamente ad un innegabile stato
di arretratezza economica che esiste presso questi popoli, che però
hanno una grande ricchezza spirituale. L'occidente tenta semplicemente
di tenere in piedi il suo modo di essere irriflessivo, che guarda solo
alla apparenza delle cose ma non alla sostanza. Il Profeta dice: "La
vita di un uomo è un sogno, ed è quando muore che l'uomo
si sveglia". Questo ci insegna a non guardare solo all'aspetto
superficiale delle cose ma ai veri valori: la verità, il bene,
il riconoscere che tutti gli esseri umani hanno gli stessi bisogni e
gli stessi diritti. La pace e la redenzione del mondo dipendono sia
dal mondo occidentale, che deve liberarsi dell'egoismo e della superficialità
del consumismo, sia dal mondo islamico, che deve tornare unito all'interpretazione
vera ed univoca della parola di Dio. Serve una profonda rieducazione,
che sta nell'abbandonare tutto ciò che ci allontana da noi stessi,
e nel ritornare alla riflessione sul senso e l'origine della vita e
dell'universo. Solo con questo atto di umiltà le due civiltà
possono convivere pacificamente."