Pubblicato su Politica Domani Num 8 - Novembre 2001
Terrorismo & Guerra
FERMIAMO LE BOMBE
L'ingiusto e l'inutile di una guerra che va fermata
Giorgio Innocenti
Gli attentati dell'undici settembre sono stati
considerati un atto di guerra; ciò ha permesso l'applicazione
dell'articolo 5° del patto atlantico che prevede da parte dei paesi
aderenti l'obbligo di intervenire militarmente, se richiesti, a sostegno
del paese attaccato. Anche a chi è digiuno di diritto internazionale
appare evidente che quei fatti non possono essere considerati guerra,
infatti, questa è per definizione una "situazione tra stati".
Insomma bisogna capire che la differenza
tra terrorismo e guerra non è quantitativa (numero di morti)
bensì qualitativa (modalità d'azione ed attori). Da ciò
consegue che la guerra che è in atto in Afghanistan è
una guerra d'aggressione con la quale gli Stati Uniti, appoggiati da
una larghissima coalizione, intendono risolvere una controversia con
il governo dell'Afghanistan nata dal rifiuto di quest'ultimo di consegnare
Bin Laden. Per capirci sarebbe come se l'Italia dichiarasse guerra al
Giappone che si rifiuta di consegnare il terrorista nero Delfo Zorzi.
Non dimentichiamo che quando si è trattato di istituire un tribunale
internazionale permanente per i crimini contro l'umanità, gli
USA dichiararono che "mai un loro cittadino sarebbe stato processato
da un tribunale non statunitense", non firmarono e fecero fallire
l'iniziativa. Non si capisce come si possa, da una parte, dichiarare
il proprio diritto a non consegnare i ricercati in altri stati e, dall'altra,
fare guerra all'Afghanistan che non consegna Bin Laden.
D'altronde è pur vero che il governo dei Talebani, riconosciuto
legittimo da soli tre paesi (Iran, Pakistan e Arabia Saudita), fa qualcosa
di più di proteggere un ricercato: permette di addestrare nel
proprio territorio terroristi pronti a colpire nel resto del mondo.
È colpevole di complicità in un reato e ciò, se
si trattasse di un individuo, lo renderebbe passibile d'arresto da parte
dello stato. Lo stato, infatti, essendo l'unico soggetto abilitato all'uso
della forza punisce gli individui che ne fanno uso liberando il cittadino
da quella che potremmo chiamare "paura dall'altro"; a loro
volta la divisione dei poteri e la sottomissione dello stato stesso
al diritto proteggono da usi impropri della forza che determinerebbero
"paura dallo stato". Questo volo pindarico per sostenere che
è necessaria un'autorità sovranazionale, divisa nei tre
poteri: legislativo, esecutivo e giudiziario, che, sola, sia depositaria
dell'uso della forza contro degli stati. Quest'autorità sarebbe
l'unica ad avere un regolare esercito e sarebbe costituita dai rappresentanti
d'ogni nazione. Avrebbe, è chiaro, ben più alto profilo
dell'attuale ONU. Fantapolitica? Si, per ora. Questo perché malgrado
la globalizzazione (dell'economia) sia una realtà, l'idea ottocentesca
di stato nazionale è dura a morire e nessuno sembra disposto
ad una tale cessione di sovranità. L'istituzione di una siffatta
autorità è, a tutt'oggi, l'unica plausibile alternativa
alla legge del più forte che domina i rapporti fra stati.
Sta bene, ma nel breve periodo? Qualcuno deve pur affrontare il terrorismo.
Ma chi? L'ONU che, pur dovendo far riferimento agli USA per le risorse
militari, è ciò che più somiglia a ciò di
cui necessitiamo. Naturalmente il fronte antiterrorismo dovrebbe unire
il maggior numero di paesi possibile, come effettivamente li unisce
il fronte messo su dagli angloamericani. Tema più scottante è
come agire. Sarebbe necessario, per prima cosa, capire obiettivi e strategie
dei terroristi. Questi probabilmente vogliono destabilizzare i paesi
mussulmani moderati per favorire la presa del potere da parte di gruppi
fondamentalisti e, solo in un secondo momento, portare un attacco all'occidente
che, ora non potrebbero mai battere. Se è così bombardare
l'Afghanistan è quanto di più dissennato si potesse fare
(non solo perché lo è per definizione ogni guerra): questa
azione ha provocato polemiche in Italia, figuriamoci quali conseguenze
può avere in Pakistan, Iran, Arabia Saudita
Il terrorismo
va piuttosto combattuto con operazioni di polizia nei singoli paesi,
eliminandone le fonti di finanziamento, ma soprattutto dando ai popoli
oppressi una reale alternativa al terrorismo. Ci saranno sempre al mondo
folli come Bin Laden, tutto sta ad evitare che sfruttino le sofferenze
dei popoli per assurgere a liberatori degli oppressi. Bisogna che tutti
dispongano di canali democratici per far valere i propri diritti a livello
globale, è necessario ridurre le disparità tra nord e
sud del mondo garantendo a ciascuno la possibilità di una vita
dignitosa (non dimentichiamo che il farneticare di Hitler è rimasto
inascoltato finché la crisi del '29 non si è fatta sentire
in Germania). Ogni intervento che non tenga conto di queste ultime considerazioni
è soltanto un palliativo, se addirittura non aggrava, alla lunga,
la situazione.
Integrazioni: cosa
siglifica MISSILE BALISTICO

